Sabato 22 Novembre 2025 16:11
Reina: «Anche oggi i laici sono chiamati a parlare la lingua di Dio»


Il vicario al convegno sui 60 anni di Apostolicam actuositatem. Trincia (Caritas Roma): urgente «contribuire a una revisione della politica». Morra: «Non c'è un "dentro" e un "fuori" dalla Chiesa»
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Guardare ai documenti del Concilio Vaticano II e in particolare al decreto Apostolicam Actuositatem, sull’apostolato dei laici, «non è solo fare memoria del passato» ma anche e soprattutto riferirsi a una fonte «importante per illuminare il ruolo dei laici nel mondo, oggi». Così il cardinale vicario Baldo Reina ha illustrato il valore del testo conciliare a cui questa mattina, 22 novembre, è stato dedicato il convegno “L’apostolato dei laici a 60 anni da Apostolicam actuositatem”, organizzato dall’Azione cattolica diocesana e dalla Caritas di Roma, in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio e l’Agesci Lazio, che ha avuto luogo nel Polo Caritas di Villa Glori, nel quartiere Parioli.

Pure il direttore di Caritas Roma Giustino Trincia, intervenendo nel corso della tavola rotonda che ha animato la prima parte della mattinata, ha messo in luce come «l’evangelizzazione non è la semplice trasmissione di un contenuto dottrinale ma la testimonianza dei piccoli e dei grandi gesti quotidiani» frutto anche di un «lavorare in rete con i cittadini e le istituzioni», laddove i laici, secondo Trincia, devono rispondere a una «urgenza» in particolare e cioè «contribuire a una radicale revisione di fare politica in Italia», chiamati cioè ad «aiutare la politica ad entrare in contatto con la realtà, aiutandola anche a scoprire quello che c’è di buono». Per fare questo, ha continuato Trincia, è necessario «integrare le competenze e le capacità per costruire alleanze» sull’esempio di quel «cammino sinodale che richiede preghiera, conversione e fiducia reciproca».

Al tavolo dei lavori, moderati da Paolo Stabile, consigliere dei Giovani Ac di Roma, anche Valeria Facciolo, responsabile regionale Agesci, e Giovanni Ribuoli, della Comunità di Sant’Egidio. La prima, considerando l’impegno a cui il decreto Apostolicam Actuositatem chiama il laicato, ha evidenziato che «nel mondo degli scout non c’è nulla che non ci interessa» poiché «tutto dell’uomo ci sta a cuore, oggi in particolare rispetto alla sostenibilità e alla cura del Creato, a cui sensibilizziamo e richiamiamo i più giovani», laddove ogni ambito della vita richiede «un impegno e una scelta di responsabilità».
Da parte sua, Ribuoli ha sottolineato che «ciò che la Comunità fa ed è invitata a fare è mosso dalla passione evangelica ma anche dall’essere in contatto con tante realtà del mondo e in particolare con i più poveri, luogo di incontro privilegiato con Dio». La considerazione che il decreto conciliare sul ruolo del laicato «pone al centro una questione e un cambiamento radicali per l’attuazione dei quali ancora non c’erano gli strumenti culturali all’epoca, prima dei cambiamenti e dei fermenti del 1968», è stata messa in luce dalla teologa Stella Morra, che ha portato il suo contributo nella seconda parte dei lavori.


«Apostolicam Actuositatem dice che i laici non sono i destinatari della pastorale ma soggetti a pieno titolo – ha illustrato la coordinatrice del Movimento delle teologhe italiane -. Analizzare questo documento a 60 anni dalla sua promulgazione, allora, non equivale a farne una nuova esegesi ma a capire quali sono gli strumenti in più rispetto al Concilio Vaticano II». Ancora, per Morra è importante riconoscere che «la grande intuizione del decreto Apostolicam Actuositatem è che non c’è un “dentro” e un “fuori” dalla Chiesa» poiché, invece, le due dimensioni «si confondono», laddove «i laici battezzati vivono nel mondo, nel quale niente è profano e tutto ci interroga e ci interessa», come afferma chiaramente l’ultima Costituzione del Concilio, ossia “Gaudium et spes”, a dire che, quindi, «non c’è un “dentro” e un “fuori” in cui operare e in cui portare Gesù, perché ci precede in Galilea, la Galilea delle genti», ha spiegato ancora Morra.
Da qui l’invito e l’auspicio affinché i laici comprendano che «non c’è qualcosa da correggere ma c’è da riconoscere Dio nel mondo, leggendo i segni dei tempi e chiedendosi ogni volta che cosa la persona che incontro mi sta dicendo». In conclusione, la teologa ha anche auspicato che i laici compiano «l’operazione fatta a Nicea, essendo cioè madri e padri ma questa volta non della Chiesa ma di un mondo di “Fratelli tutti”», ha detto infine Morra richiamando l’enciclica di Papa Francesco.
Ad aprire i lavori era stato Marco Di Tommasi, presidente dell’Ac romana, richiamando «la rinnovata urgenza del contributo dei laici nella società e nel mondo, anche quello digitale, che è la nuova frontiera». Ancora, Di Tommasi ha sottolineato come «la Chiesa è consapevole che non può prescindere dalla corresponsabilità di tutte le sue componenti», per cui «i movimenti ecclesiali sono testimonianza dell’impegno dei laici motivati e ardenti» nonché «capaci di essere testimoni con il loro impegno» vissuto «in una sinergia che rispetta le peculiarità» non perché «migliori ma perché inviati».
22 novembre 2025
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