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Domenica 23 Novembre 2025 13:11

Le pillole di Polly: recensione di “Sotto mentite spoglie” di Antonio Manzini

Di solito, la gente dice un sacco di cattiverie su Rocco Schiavone. Negli ultimi tempi, tuttavia,...

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Di solito, la gente dice un sacco di cattiverie su Rocco Schiavone. Negli ultimi tempi, tuttavia, le voci che circolano su di lui non sono tutte negative. Si dice che il vicequestore romano sarebbe meno irascibile con i suoi collaboratori, al limite, talvolta, della gentilezza; alcuni arditi arrivano ad affermare che non fumerebbe nemmeno più spinelli in ufficio.

Ne avessero azzeccata una.

La verità è che Schiavone è lo stesso di sempre: scontroso come un mastino nei confronti dell’intero genere umano, specie se porta il nome di Mimmo D’Intino, e dipendente dal fumo come un poppante dalle cure della mamma.

Chi conosce bene il vicequestore, tuttavia, si accorge che, in questo periodo, qualcosa di diverso dal solito in lui c’è.
Spesso appare svogliato, quasi svagato, come se avesse la testa altrove. In parte, i pensieri gli derivano dalla preoccupazione per le condizioni di salute di Sandra, l’amica giornalista fresca fresca di rapimento. Poi, è quasi Natale, e le strade di Aosta sono piene di persone che cantano cori improbabili, martoriando le orecchie di Rocco, insofferenti a tutto quello che riguarda tale festività.

Ma tant’è. Il vicequestore romano è distratto; al lavoro, fa un errore talmente grossolano che anche Lupa, se sapesse esprimersi in lingua umana, lo prenderebbe in giro.

Quando però viene trovato in fondo ad un lago il cadavere di un uomo, visibilmente morto ammazzato, Schiavone si trova di nuovo a dover affrontare una rottura di livello dieci.

E allora, dovrà dimostrare ai superiori, alla sua squadra e soprattutto a se stesso di non aver perso il suo proverbiale fiuto da sbirro.
“Sotto mentite spoglie” è l’ultimo romanzo di Antonio Manzini; lo scrittore romano, per fortuna dei suoi ammiratori, è tornato con il botto.

Le prime centocinquanta pagine del libro sono ancora più intriganti del solito. Merito degli eventi che accadono, singolari e divertenti. Ma a lasciare a bocca aperta è il fatto che il vicequestore romano commetta uno dei suoi rarissimi errori sul lavoro, e lo faccia in modo involontariamente comico; perfino lui, evidentemente, ogni tanto si concede una défaillance professionale.

Dopo la partenza con il botto, il romanzo procede in modo apparentemente più lento. In realtà, quello che appare un rallentamento è la preparazione per una vicenda che si fa sempre più complessa e ingarbugliata. Come sempre accade con Manzini, tuttavia, la trama risulta scorrevole, pur essendo alquanto intricata.

Altro punto di forza del romanzo sono i personaggi secondari, che appaiono motivati ed in forma smagliante. D’Intino a parte.
Il migliore in campo, tuttavia, è ancora Rocco Schiavone. Sempre più rassegnato, sempre più avvilito, ma sempre più grande. Perché il vicequestore romano sarà anche “Sotto mentite spoglie”, ma per i lettori è facile fargli tana. E rallegrarsi del fatto che sia tornato.

Federica Focà

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