Domenica 23 Novembre 2025 18:11
Intervista a Marco Pontoni
Ci siamo imbattuti, un po’ per caso e un po’ per fortuna, in “In Umbria....
#libri freschi di stampa
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Ci siamo imbattuti, un po’ per caso e un po’ per fortuna, in “In Umbria. Un viaggio sentimentale fra San Francesco e Bob Dylan (per non dire degli altri)” di Marco Pontoni. Nel libro, il protagonista-scrittore incontra alcuni dei personaggi che, nel corso della storia, hanno dato lustro all’Umbria.
È l’inizio, per Marco, di un viaggio mistico ed iniziatico, in cui quelle straordinarie personalità storiche lo conducono per mano alla scoperta delle tante bellezze della regione più verde, misteriosa ed incantata d’Italia, svelando anche molte curiosità che li riguardano.
Inutile dire che il libro ci è piaciuto parecchio e abbiamo chiesto all’autore di parlarcene.
1) Sei un giornalista e uno scrittore. Quando è nato il tuo amore per la scrittura?
Inutile dire che il libro ci è piaciuto parecchio e abbiamo chiesto all’autore di parlarcene.
1) Sei un giornalista e uno scrittore. Quando è nato il tuo amore per la scrittura?
Credo sia nato quando ero bambino e ancora non sapevo leggere né scrivere. Mia madre mi leggeva spesso delle storie, e io ero stregato dalla magia racchiusa in quelle formichine nere che si susseguivano sulla pagina bianca di un libro, o dentro alle nuvolette che si accompagnavano ai fumetti. Poi, quando, a scuola, ho iniziato ad imparare a leggere e a scrivere, mi sono reso conto quasi subito che oltre a poter leggere in autonomia potevo a mia volta mettere nero su bianco le storie che avevo in testa o che avrei voluto leggere. La prima storia che scrissi era “western”. È stata la svolta della mia vita.
2) Perché la scelta coraggiosa tua e di tua moglie Manuela di lasciare tutto per aprire un bed and breakfast a tema letterario?
È un desiderio che ha preso forma durante il primo lockdown causato dal Covid. Io avevo ormai trent’anni di giornalismo alle spalle, soprattutto in uffici stampa, e cominciavo a pensare che potevo anche aprirmi a qualcos’altro. Manuela, che di formazione è un architetto, negli ultimi anni aveva fatto esperienza di lavoro in un agriturismo in Trentino e mi ha proposto di fare un “cambio vita”. Ci voleva un punto d’incontro. Ho detto: va bene, proviamo ad aprire un BB, ma ci dobbiamo mettere dentro il comune amore per i libri, la lettura e la scrittura. Da lì l’idea del Bed and Bookfast, compreso il gioco di parole contenuto nel nome. Un luogo dove fare accoglienza ma anche qualcos’altro, qualche piccolo corso, qualche attività culturale.
3) Sei nato a Bolzano, terra di confine, un po’ italiana e un po’ tedesca. Perché proprio “In Umbria”?
Per fare un cambio vita che sia tale bisogna allontanarsi dai luoghi soliti, dal proprio paesaggio e dalla propria “confort zone”. Ma non volevano andare troppo lontano, perché parte dei nostri affetti è comunque in Trentino alto Adige, e a Milano. Avevamo individuato il centro Italia, e appena è terminato il lockdown siamo venuti in esplorazione. Abbiamo attraversato l’Italia trasversalmente, dalla Maremma toscana alle Marche. In Umbria, a Mercatello di Marsciano, è scattato qualcosa. C’era questa casa, che era stata anche la scuolina del paese. Andava completamente ristrutturata, ma ci sembrava facesse al caso nostro, il prezzo era abbordabile, il paesaggio suggestivo. In qualche modo il genius loci ci ha “chiamati”.
3) Sei nato a Bolzano, terra di confine, un po’ italiana e un po’ tedesca. Perché proprio “In Umbria”?
Per fare un cambio vita che sia tale bisogna allontanarsi dai luoghi soliti, dal proprio paesaggio e dalla propria “confort zone”. Ma non volevano andare troppo lontano, perché parte dei nostri affetti è comunque in Trentino alto Adige, e a Milano. Avevamo individuato il centro Italia, e appena è terminato il lockdown siamo venuti in esplorazione. Abbiamo attraversato l’Italia trasversalmente, dalla Maremma toscana alle Marche. In Umbria, a Mercatello di Marsciano, è scattato qualcosa. C’era questa casa, che era stata anche la scuolina del paese. Andava completamente ristrutturata, ma ci sembrava facesse al caso nostro, il prezzo era abbordabile, il paesaggio suggestivo. In qualche modo il genius loci ci ha “chiamati”.
4) Quando ti è venuta l’idea di scrivere il libro? E perché nel titolo definisci il tuo viaggio “sentimentale”?
Quando mi sono stabilito qui, in una terra che di fatto non conoscevo, ho sentivo che dovevo sentirla mia. C’erano tre modi per farlo: farci degli amici, cosa che ci è riuscita in maniera sorprendentemente facile; camminare, perché venendo dal Trentino mi ero portato dietro l’indole del camminatore, che esplora i luoghi a piedi; e poi, come giornalista e scrittore, leggere i libri di chi in questa terra ci era nato o l’aveva attraversata. Facendo quest’ultima cosa, mi sono imbattuto negli scrittori, nei poeti, negli artisti che popolano le pagine del mio libro: dal più antico, il poeta latino Properzio, nato ad Assisi, a Patrizia Cavalli, di Todi, e Sandro Penna, perugino, passando per Suze Rotolo, la ragazza di Bob Dylan all’epoca dell’esplosione del suo successo, che lasciò il cantautore e si sposò un perugino dopo un soggiorno all’università per stranieri, e tanti altri. Ma non volevo scrivere un libro che fosse una semplice raccolta di ritratti o di aneddoti. Volevo metterci del cuore.
5) Nella tua opera, invece di accontentarti di dare ai lettori una serie di nozioni sui vari personaggi, hai scelto di “riportarli in vita”, dando direttamente a loro la parola.
5) Nella tua opera, invece di accontentarti di dare ai lettori una serie di nozioni sui vari personaggi, hai scelto di “riportarli in vita”, dando direttamente a loro la parola.
Esatto. Ho cercato una formula letteraria, immaginando quindi che il narratore incontrasse i “fantasmi” di questi personaggi, o i loro emissari, i loro portavoce. In un caso, quello di Burri, ho fatto parlare addirittura le opere dell’artista, le tele, i Neri, i Cretti. Lo strumento che ho utilizzato è stato però uno strumento “filosofico”, quello del dialogo. Nei vari capitoli i protagonisti essenzialmente conversano. E i temi che affrontano sono di natura generale, vanno al di là della dimensione territoriale. Si parla di amore, di guerra, o nel caso di Jacopone da Todi, ad esempio, di fede, del rapporto fra l’uomo e il Potere, e così via.
6) Qual è la cifra stilistica che hai deciso di adottare?
Nel caso della descrizione del protagonista, il mio alter-ego, quella dell’ironia, perché è un utile contraltare alla serietà degli argomenti trattati. Poi, più in generale, e al di là della dimensione del dialogo, una cifra per quanto possibile, poetica, anche se poi spesso è la poesia del quotidiano.
7) San Francesco, Jacopone da Todi, Sandro Penna e tanti altri personaggi popolano il tuo libro. Qual è quello a cui ti senti più legato?
7) San Francesco, Jacopone da Todi, Sandro Penna e tanti altri personaggi popolano il tuo libro. Qual è quello a cui ti senti più legato?
Da un lato Francesco perché, nonostante a volte il suo messaggio potesse essere contraddittorio – quando diceva che non si deve possedere nulla si riferiva anche ai libri! – ha indicato la via per un mondo “altro” rispetto a quello che conosciamo. Penso ad esempio al fioretto del Lupo di Gubbio: è una parabola straordinaria sul come “fare la pace”, e in un mondo devastato dalle guerre mi sembra di un’attualità straordinaria. Un altro personaggio a cui mi sento legato è il poeta e editore Lawrence Ferlinghetti, uno dei padri della beat generation, che ho associato a Spoleto, con un’operazione un po’ ardita, perché ho messo a confronto il ponte di Big Sur, in California, con il Ponte delle Torri della città umbra.
8) E qual è il luogo tra quelli che ti hanno mostrato i tuoi straordinari personaggi che ti è piaciuto di più?
È una domanda difficile, sono tutti così belli! Posso dire però che i luoghi più vicini alla mia casa, e quindi al mio BB, sono ovviamente quelli che frequento di più: il lago Trasimeno, Todi, e poi Perugia, che rimane una città affascinante. Aggiungerei la collina che sorge proprio dietro casa, Monte Vibiano, e che ha dato i natali ad un imperatore romano, Gaio Vibio Treboniano Gallo. Un suo bronzo, stupendo, oggi è al Metropolitan Museum di New York.
È una domanda difficile, sono tutti così belli! Posso dire però che i luoghi più vicini alla mia casa, e quindi al mio BB, sono ovviamente quelli che frequento di più: il lago Trasimeno, Todi, e poi Perugia, che rimane una città affascinante. Aggiungerei la collina che sorge proprio dietro casa, Monte Vibiano, e che ha dato i natali ad un imperatore romano, Gaio Vibio Treboniano Gallo. Un suo bronzo, stupendo, oggi è al Metropolitan Museum di New York.
9) Immagino che il lavoro di preparazione per il libro sia stato molto impegnativo.
Ci sono state molte letture e ovviamente molte passeggiate. Ho deciso invece di non parlare molto con gli esperti, storici, i critici letterari e quant’altro. E stata una scelta ponderata, perché volevo mantenere nei confronti della materia la libertà che è propria di uno scrittore, un narratore. Il confronto con gli specialisti semmai avviene ora. Esaminano le mie scelte, a volte le condividono a volte puntualizzano. Il che va bene, ci sta. Ma nella fase creativa mi avrebbe ingabbiato.
10) Che Umbria esce dal tuo libro?
Un’Umbria che non è solo “verde”, per riprendere un felice claim turistico, Un’Umbria che è anche cultura, letteratura, poesia, crocevia di storie. Ed inoltre un’Umbria che ha intercettato molte delle correnti artistiche e spirituali e quindi molte trasformazioni della società, nel corso del secoli. Una terra che è anche stata teatro di scontri, di guerre, come il Bellum Perusinum, o la Guerra del Sale. Ma che oggi parla un linguaggio di pace e può indicare dei percorsi anche al resto del Paese.
(foto: Junio – Intermodo)
Federica Focà
