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Lunedì 24 Novembre 2025 13:11

Azzardo e mafie: nel Lazio, 24 i gruppi criminali

ludopatia, gioco d'azzardo, slot machine
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Tutti i dati nel rapporto di Libera. Nel 2024 "giocati" a Roma 8 miliardi e 330 milioni, pari a un +7,1% rispetto all'anno precedente. Don Ciotti: «Il gioco è un'illusione, una promessa di riscatto che si trasforma in un abisso di solitudine, debiti e disperazione»

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Mafie romane sempre più presenti nell’enorme affare del gioco d’azzardo. Pronte anche a uccidere per difendere i propri interessi. Si continua a giocare tanto, ci si indebita, con ripercussioni sociali, economiche e sanitarie. A confermarlo sono i dati ufficiali del ministero dell’Economia, che mostrano una crescita costante e impressionante. Nel Lazio si gioca una cifra pari a 16 miliardi e 668 milioni (6 miliardi e 489 milioni di giocato fisico e 10 miliardi e 179 milioni giocato online). In media nel Lazio si gioca 2.919 euro all’anno per abitante, bambini compresi (va ricordato che l’azzardo è vietato fino a 18 anni). Nel 2024 i romani hanno “giocato” ben 8 miliardi e 330 milioni, 597 milioni più del 2023, quando ne “giocarono” 7 miliardi e 733 milioni. Si tratta di un incremento del 7,1%.

Lo racconta Libera nel rapporto “Azzardomafie”, cento pagine piene di dati, storie, testimonianze. Il gioco d’azzardo, denuncia il presidente don Luigi Ciotti, è «un’illusione, una vera e propria trappola. Una promessa di riscatto che si trasforma in un abisso di solitudine, debiti e disperazione». E, avverte, «dove c’è fragilità, le mafie arrivano. Dove c’è movimento di denaro si inseriscono, gestendo sale, falsificando le macchine mangia-soldi, truffando sulle scommesse, ma anche offrendo prestiti usurari alle persone ormai sul lastrico». Una delle voci più remunerative del bilancio mafioso. Una “grande roulette” dove si ricicla denaro derivante da altri traffici; si impongono beni e servizi (per esempio le slot machine) agli esercenti dei locali; si estorce denaro ai giocatori fortunati o lo si presta a usura a quelli sfortunati; si truffa lo Stato manomettendo gli apparecchi di gioco o semplicemente si investe con società formalmente legali.

E i numeri parlano chiaro: analizzando le relazioni della Direzione nazionale antimafia e della Direzione investigativa antimafia, pubblicate tra il 2010 e il 2024, risultano censiti nel Lazio 24 gruppi criminali in affari nell’azzardo illegale e legale, prima regione del centro Italia, quarto posto a livello nazionale dopo Campania, Sicilia e Campania. Al tavolo “verde” vincente troviamo dalla mafia albanese ai Fasciani, dai Moccia a agli Spada, dai Casamonica ai Senese. Tutti i principali clan romani ma anche camorra (soprattutto i “casalesi”) e ‘ndrangheta. Del resto con l’azzardo gli “affari” sono altamente remunerativi. La conferma arriva dai dati forniti dalla Dia: «Un euro investito dalle mafie nel narcotraffico produce profitti per 6-7 euro, uno investito nell’azzardo 8-9, con molti meno rischi».

Complessivamente, al 2024, secondo i dati dell’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati (Anbsc), tra le 125 aziende confiscate alle mafie appartenenti al settore “Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento”, più della metà – 70 – riguardano sale gioco e scommesse. In testa la Campania, con 20 sale gioco e scommesse confiscate, seguita dal Lazio con 14. E ad Azzardomafie si muore. Il 9 novembre 2011, a Roma, in piazza Nicosia, viene compiuto un tentato omicidio ai danni di Paolo Marcoccia, nei pressi della sala giochi gestita dal fratello. Il 19 gennaio 2012, sempre a Roma, i killer uccidono Angelo Di Masi con una scarica di proiettili davanti alla sala giochi dove lavorava. Il 12 febbraio 2013 viene ucciso Antonio Bocchino, gestore di slot machine nei bar e locali del quartiere romano di Casalotti: due uomini si fingono poliziotti, lo fanno scendere dell’auto e gli sparano. E azzardo chiama usura. Quasi una persona su due, tra quelle indebitate e incontrate ogni anno dalle Fondazioni, ha come causa principale del debito l’azzardo.

Un Paese “strozzato”, con intere famiglie, soprattutto le più povere e fragili, che intravedono nella scommessa una via d’uscita dalla propria condizione di disagio. E così, gioco dopo gioco, biglietto dopo biglietto, ci si affida sempre più alla fortuna e alla speranza del colpo grosso, cadendo invece nell’incubo del debito e finendo col rivolgersi senza indugio a circuiti illegali, inconsapevoli della mannaia a orologeria che da quel momento pende sul loro capo. Secondo i dati del Servizio analisi criminale del ministero dell’Interno, nel 2024 sono stati registrati 135 reati di usura, con un incremento del 10% rispetto al 2023, quando furono 122. Cifre comunque troppo basse per un fenomeno sempre più radicato nelle viscere del Paese. E le denunce restano poche.

La Campania è la regione con il maggior numero di denunce: 42 reati nel 2024 (+55% rispetto al 2023). Segue il Lazio con 22 reati (+29%). Ma non è solo un mare di soldi. «Sarebbe sbagliato – avverte don Ciotti – ridurre il gioco a una questione criminale: il mondo dell’azzardo è invece un sintomo fra gli altri di un sistema che mette sistematicamente il denaro davanti alle persone, rendendole sempre più sole e vulnerabili. Non possiamo continuare a chiamarlo “gioco” se produce malattia, povertà, esclusione. Occorrono politiche che mettano al centro la salute della gente, non il guadagno delle aziende o dell’erario!».

Secondo l’Istituto superiore di sanità, almeno 18 milioni di italiani nell’ultimo anno hanno “tentato la fortuna” nell’azzardo, anche solo con un “Gratta e Vinci”, mentre 5,5 milioni risultano giocatori abituali. I giocatori patologici sono 1 milione e 500mila (3% della popolazione maggiorenne), quelli a rischio moderato 1 milione e 400mila (2,8%). In tutto, quindi, 2 milioni e 900mila persone. Ma per ogni giocatore, altre sette persone sono coinvolte: i suoi familiari, che in totale ammontano a 20 milioni e 400mila (40% della popolazione). Dunque, prendendo in prestito i concetti dai danni del fumo, in Italia 4 cittadini su 10 sono vittime di “azzardo passivo”. Il risultato è una perdita stimata di 7,6 punti percentuali di qualità della vita, sia per il giocatore che per i familiari. E le conseguenze non sono solo economiche: ci sono isolamento sociale, incapacità a gestire la quotidianità, malessere, ansia. Dietro spesso ci sono fragilità, e laddove la vita soffre, l’azzardo investe.

A preoccupare è anche l’aumento dei giocatori d’azzardo problematici minorenni. Malgrado per loro l’azzardo sia vietato, entrano facilmente, senza controlli, nelle sale gioco e accedono a tutte le forme di scommesse. Sempre secondo l’Iss, nel 2024, malgrado il divieto, 1 milione e 530mila ragazzi, pari al 62% degli studenti, riferiscono di aver “giocato” almeno una volta nella loro vita, mentre oltre 1 milione e 420mila lo hanno fatto nell’ultimo anno. Ben 90mila i giocatori problematici, 130mila quelli fragili a rischio importante. Le conseguenze sono gravissime, come riportato nella Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia: «Gli studenti appartenenti a queste categorie presentano una maggiore inclinazione verso comportamenti a rischio, tra cui furti, atti vandalici, conflitti con le forze dell’ordine e consumo di sostanze legali e illegali, rispetto ai coetanei che non praticano il gioco d’azzardo». E dalla ricerca di Libera emerge un altro dato inquietante: il 40% dei ragazzi intervistati dichiara di non aver mai subito controlli dei documenti nelle sale gioco, nei bar e nelle tabaccherie. Un altro 40% raramente e solo il 20% spesso. E aumentano moltissimo i minori che giocano online. Nel 2018 erano il 20%; ora sono il 40%. Basta avere un account di un adulto per accedere, e avere vicino molte persone – anche in famiglia – che giocano aumenta il rischio.

24 novembre 2025

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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