Lunedì 24 Novembre 2025 14:11
Legge di Bilancio: i Senatori romani stanno lavorando per le metro
Come abbiamo già avuto modo di evidenziare, la Proposta di Legge di Bilancio 2026 è piuttosto austera e prevede pochi investimenti. Tuttavia, le iniziative di Senatori e Senatrici in favore delle Metropolitane di Roma sono davvero molte. Non è sempre stato così e questa rinnovata attenzione del Parlamento Italiano alla propria Capitale è davvero degna di nota. Chiaramente, molte di queste iniziative sono legate al grosso dibattito nazionale sollevato dal Ministro Antonio Tajani sulla Linea C e sul relativo taglio di 50 milioni, reiscritti in realtà su altre partite contabili, dalla gestione peculiare. Ma andiamo con ordine. LE RICHIESTE DI FONDI Gli emendamenti proposti per finanziare le metro romane sono innumerevoli, dalla linea A, al rifinanziamento della Linea C in forma ordinaria, fino alla fornitura di nuovo materiale rotabile: Emendamento 99.71, a firma Sensi, D’Elia, Lorenzin, Manca, Misiani, Nicita: i Parlamentari chiedono di finanziare ulteriore materiale rotabile per 20 milioni di euro e di rifinanziare la Linea C per 50 milioni di euro; Emendamento 99.95, a firma Lorenzin. L’emendamento è articolato in più parti e prevede: 160 milioni di euro per la progettazione integrale, comprensiva delle indagini preliminari, della Linea D e del prolungamento oltre Rebibbia della Linea B. Inoltre, l’emendamento prevede che Roma Capitale presenti entro il 31 marzo 2026, il programma di intervento per le opere in oggetto, con contestuale approvazione, entro la medesima data, dei DOCFAP. In caso contrario, Roma Capitale perderebbe le risorse per la progettazione; 1,8 miliardi di euro dal 2026 al 2034 per finanziare il prolungamento oltre Battistini della Linea A, subordinatamente all’approvazione del progetto di fattibilità tecnico-economica, da parte di Roma Capitale, entro il 2026; Emendamento 99.96, a firma Lorenzin, D’Elia, Sensi: il testo prevede l’incremento dei fondi per la Linea C di 150 milioni di euro, quindi oltre i 50 milioni richiesti in vari emendamenti, presumibilmente a copertura anche delle opere accessorie della Tratta T1; Emendamento 99.98, a firma Sensi, D’Elia, Manca: il testo prevede 10 milioni di euro per il materiale rotabile della metropolitana di Roma; Emendamento 99.0.60, a firma Maiorino, Di Girolamo, Pirro, Damante: il testo prevede il rifinanziamento in forma ordinaria di 50 milioni per la linea C; Emendamento 122.0.38, a firma Paita, Borghi (Enrico), Fregolent, Furlan, Musolino, Sbrollini, Scalfarotto: il testo prevede: il testo prevede il rifinanziamento in forma ordinaria di 50 milioni per la linea C; Emendamento 122.0.68, a firma Lombardo. L’emendamento è articolato in due parti e prevede: Il rifinanziamento in forma ordinaria di 50 milioni per la Linea C, 2,4 milioni di euro per il materiale rotabile della metropolitana di Roma; Emendamento 134.0.10, a firma Magni, De Cristofaro, Cucchi. Il testo è molto ampio e, tra altro, prevede anche 50 milioni per la Linea C; Emendamento 144.TAB.10.1.4, a firma Paita, Borghi (Enrico), Fregolent, Furlan, Musolino, Sbrollini, Scalfarotto. L’emendamento prevede la modifica delle tabelle di previsione del Ministero dei Trasporti, con il ripristino in forma ordinaria dei 50 milioni di euro della Linea C; Emendamento 144.TAB.10.2.5, a firma di Lotito. Come il precedente, prevede la modifica delle tabelle di previsione del Ministero dei Trasporti, con il ripristino in forma ordinaria dei 50 milioni di euro della Linea C. Si tratta quasi in tutti i casi di emendamenti dell’opposizione (PD, AVS, M5S). Questo significa che la probabilità che vengano approvati è molto scarsa; tuttavia, alcune iniziative sono state prese anche da Parlamentari di maggioranza, come l’emendamento 144.TAB.10.2.5 per la Metro C, a firma di Claudio Lotito (FI), e una mozione di Fratelli d’Italia. LA MOZIONE PER LE METRO (E NON SOLO) I Parlamentari De Priamo, Mennuni e Pellegrino, del partito di maggioranza Fratelli d’Italia, hanno presentato l’ordine del giorno n. G/1689/49/5, per impegnare il Governo “a riconoscere il fabbisogno crescente di mobilità pubblica” nella città di Roma “e la conseguente necessità di approntare soluzioni per la mobilità collettiva e di massa”. Pertanto, i Parlamentari proponenti chiedono che il Governo avvii “un’interlocuzione con Roma Capitale per valutare i progetti di prolungamento delle linee A, B, B1, C e la realizzazione della metro D della metropolitana, nonché l’estensione della rete tramviaria, con la relativa realizzazione degli annessi parcheggi di scambio e delle connessioni con le stazioni FS”, aggiungendo anche una richiesta di particolare attenzione all’asse pontino, ovvero al prolungamento della Linea B a Castel di Leva e al prolungamento della filovia Laurentina a Trigoria. Si tratta di una semplice mozione, quindi non un atto direttamente esecutivo o vincolante in senso stretto, ma pensiamo ugualmente che debba essere sostenuta con forza. Peraltro, la proposta mostra una grande coscienza istituzionale, considerato che Governo e Roma Capitale oggi sono guidate da maggioranze politiche diverse. OCCORRONO FONDI STRUTTURALI Esclusa la Linea C, dobbiamo constatare che ad oggi, purtroppo, Roma Capitale non dispone di alcun progetto appaltabile o appaltato, almeno per le metro, con cui richiedere i finanziamenti. In questo senso, l’emendamento 99.95 a firma Lorenzin è particolarmente valido, perché cerca di trovare una modalità amministrativa di assegnare le risorse, con clausole sospensive che impongano al Comune celerità nelle procedure ed evitino di assegnare fondi che poi non vengono spesi nell’immediato. Dando seguito alla mozione n. G/1689/49/5, sarebbe centrale, secondo noi, trovare un meccanismo di finanziamento specifico e strutturale per la rete di trasporti di Roma Capitale, un po’ come fatto a Parigi per il Grand Paris Express. La progettazione delle metropolitane di Roma è infatti molto onerosa, soprattutto per il costo delle indagini preventive e anche, giustamente, per le nuove norme sull’equo compenso. Questo limita dall’inizio le possibilità di sviluppo della rete, perché investire in progetti milionari che potenzialmente non verranno mai finanziati, perché non oggetto di fondi strutturali, è ritenuto troppo rischioso dalle parti politiche. Questo rischio normalmente è ridotto dai vari meccanismi di finanziamento della progettazione che esistono in Italia (ad esempio i Fondi rotativi per i livelli minimi di progettazione), ma si tratta di strumenti assolutamente insufficienti per il caso romano, soprattutto, come dicevamo, a causa del costo delle indagini preventive, che a Roma significano spesso lunghi e onerosi scavi archeologici, tanto in centro quanto nelle periferie. Idealmente, si dovrebbe introdurre un meccanismo con cui Roma Capitale, presentando i Documenti di fattibilità delle alternative progettuali (DOCFAP), possa richiedere allo Stato e quindi al Ministero dei Trasporti, in una forma burocraticamente trasparente e codificata, risorse per redigere i Progetti di Fattibilità Tecnico-Economica (PFTE). I DOCFAP potrebbero essere valutati con un sistema di criteri tecnico-economici analoghi a quelli del fondo per il trasporto rapido di massa, componendo quindi una graduatoria dei DOCFAP migliori, finanziando così la redazione dei relativi PFTE. Ci rendiamo conto che si tratta di argomenti complessi e di una costruzione burocratica tutta da discutere, ma la sfida di dotare Roma di una rete di metropolitane efficiente e capillare passa anche dai binari di un approccio amministrativo solido, che deve partire già dalla progettazione. OCCORRE QUALCUNO CHE SE NE OCCUPI In ultimo, non smetteremo mai di ripetere che senza una stazione appaltante si può fare poco. Roma Metropolitane è ancora in liquidazione, ma rimane a tutt’oggi l’unica struttura in grado di occuparsi di questo genere di opere. L’assenza di finanziamenti certi e, anzi, lo spettro della chiusura, hanno fortemente indebolito la società, che ormai si trova a gestire fondi esclusivamente statali, come statali sono anche i contributi per il suo funzionamento. A situazione invariata, da qui al 2036 Roma Metropolitane gestirà 4 miliardi di euro di fondi dello Stato, basandosi su appena 50 mila euro di capitale di rischio del Comune. In questo contesto, non si può non valutare una compartecipazione dello Stato in Roma Metropolitane, affinché si dia maggiore solidità ad una struttura che, idealmente, si troverà a gestire oltre 20 miliardi di euro dei contribuenti italiani.
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la Proposta di Legge di Bilancio 2026 è piuttosto austera
e prevede pochi investimenti. Tuttavia, le iniziative di Senatori e Senatrici in favore delle Metropolitane di Roma sono davvero molte. Non è sempre stato così e questa rinnovata attenzione del Parlamento Italiano alla propria Capitale è davvero degna di nota.Chiaramente, molte di queste iniziative sono legate al grosso dibattito nazionale sollevato dal Ministro Antonio Tajani sulla Linea C e sul relativo taglio di 50 milioni,
reiscritti in realtà su altre partite contabili,
dalla gestione peculiare.Ma andiamo con ordine.
Gli emendamenti proposti per finanziare le metro romane sono innumerevoli, dalla linea A, al rifinanziamento della Linea C in forma ordinaria, fino alla fornitura di nuovo materiale rotabile:
- Emendamento 99.71, a firma Sensi, D’Elia, Lorenzin, Manca, Misiani, Nicita: i Parlamentari chiedono di finanziare ulteriore materiale rotabile per 20 milioni di euro e di rifinanziare la Linea C per 50 milioni di euro;
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Emendamento 99.95, a firma Lorenzin. L’emendamento è articolato in più parti e prevede:
- 160 milioni di euro per la progettazione integrale, comprensiva delle indagini preliminari, della Linea D e del prolungamento oltre Rebibbia della Linea B. Inoltre, l’emendamento prevede che Roma Capitale presenti entro il 31 marzo 2026, il programma di intervento per le opere in oggetto, con contestuale approvazione, entro la medesima data, dei DOCFAP. In caso contrario, Roma Capitale perderebbe le risorse per la progettazione;
- 1,8 miliardi di euro dal 2026 al 2034 per finanziare il prolungamento oltre Battistini della Linea A, subordinatamente all’approvazione del progetto di fattibilità tecnico-economica, da parte di Roma Capitale, entro il 2026;
- Emendamento 99.96, a firma Lorenzin, D’Elia, Sensi: il testo prevede l’incremento dei fondi per la Linea C di 150 milioni di euro, quindi oltre i 50 milioni richiesti in vari emendamenti, presumibilmente a copertura anche delle opere accessorie della Tratta T1;
- Emendamento 99.98, a firma Sensi, D’Elia, Manca: il testo prevede 10 milioni di euro per il materiale rotabile della metropolitana di Roma;
- Emendamento 99.0.60, a firma Maiorino, Di Girolamo, Pirro, Damante: il testo prevede il rifinanziamento in forma ordinaria di 50 milioni per la linea C;
- Emendamento 122.0.38, a firma Paita, Borghi (Enrico), Fregolent, Furlan, Musolino, Sbrollini, Scalfarotto: il testo prevede: il testo prevede il rifinanziamento in forma ordinaria di 50 milioni per la linea C;
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Emendamento 122.0.68, a firma Lombardo. L’emendamento è articolato in due parti e prevede:
- Il rifinanziamento in forma ordinaria di 50 milioni per la Linea C,
- 2,4 milioni di euro per il materiale rotabile della metropolitana di Roma;
- Emendamento 134.0.10, a firma Magni, De Cristofaro, Cucchi. Il testo è molto ampio e, tra altro, prevede anche 50 milioni per la Linea C;
- Emendamento 144.TAB.10.1.4, a firma Paita, Borghi (Enrico), Fregolent, Furlan, Musolino, Sbrollini, Scalfarotto. L’emendamento prevede la modifica delle tabelle di previsione del Ministero dei Trasporti, con il ripristino in forma ordinaria dei 50 milioni di euro della Linea C;
- Emendamento 144.TAB.10.2.5, a firma di Lotito. Come il precedente, prevede la modifica delle tabelle di previsione del Ministero dei Trasporti, con il ripristino in forma ordinaria dei 50 milioni di euro della Linea C.
Si tratta quasi in tutti i casi di emendamenti dell’opposizione (PD, AVS, M5S). Questo significa che la probabilità che vengano approvati è molto scarsa; tuttavia, alcune iniziative sono state prese anche da Parlamentari di maggioranza, come l’emendamento 144.TAB.10.2.5 per la Metro C, a firma di Claudio Lotito (FI), e una mozione di Fratelli d’Italia.
LA MOZIONE PER LE METRO (E NON SOLO)
I Parlamentari De Priamo, Mennuni e Pellegrino, del partito di maggioranza Fratelli d’Italia, hanno presentato l’ordine del giorno n. G/1689/49/5, per impegnare il Governo “a riconoscere il fabbisogno crescente di mobilità pubblica” nella città di Roma “e la conseguente necessità di approntare soluzioni per la mobilità collettiva e di massa”. Pertanto, i Parlamentari proponenti chiedono che il Governo avvii “un’interlocuzione con Roma Capitale per valutare i progetti di prolungamento delle linee A, B, B1, C e la realizzazione della metro D della metropolitana, nonché l’estensione della rete tramviaria, con la relativa realizzazione degli annessi parcheggi di scambio e delle connessioni con le stazioni FS”, aggiungendo anche una richiesta di particolare attenzione all’asse pontino, ovvero al prolungamento della Linea B a Castel di Leva e al prolungamento della filovia Laurentina a Trigoria.
Si tratta di una semplice mozione, quindi non un atto direttamente esecutivo o vincolante in senso stretto, ma pensiamo ugualmente che debba essere sostenuta con forza.
Peraltro, la proposta mostra una grande coscienza istituzionale, considerato che Governo e Roma Capitale oggi sono guidate da maggioranze politiche diverse.
OCCORRONO FONDI STRUTTURALI
Esclusa la Linea C, dobbiamo constatare che ad oggi, purtroppo, Roma Capitale non dispone di alcun progetto appaltabile o appaltato, almeno per le metro, con cui richiedere i finanziamenti.
In questo senso, l’emendamento 99.95 a firma Lorenzin è particolarmente valido, perché cerca di trovare una modalità amministrativa di assegnare le risorse, con clausole sospensive che impongano al Comune celerità nelle procedure ed evitino di assegnare fondi che poi non vengono spesi nell’immediato.
Dando seguito alla mozione n. G/1689/49/5, sarebbe centrale, secondo noi, trovare un meccanismo di finanziamento specifico e strutturale per la rete di trasporti di Roma Capitale, un po’ come fatto a Parigi per il Grand Paris Express. La progettazione delle metropolitane di Roma è infatti molto onerosa, soprattutto per il costo delle indagini preventive e anche, giustamente, per le nuove norme sull’equo compenso. Questo limita dall’inizio le possibilità di sviluppo della rete, perché investire in progetti milionari che potenzialmente non verranno mai finanziati, perché non oggetto di fondi strutturali, è ritenuto troppo rischioso dalle parti politiche.
Questo rischio normalmente è ridotto dai vari meccanismi di finanziamento della progettazione che esistono in Italia (ad esempio i Fondi rotativi per i livelli minimi di progettazione), ma si tratta di strumenti assolutamente insufficienti per il caso romano, soprattutto, come dicevamo, a causa del costo delle indagini preventive, che a Roma significano spesso lunghi e onerosi scavi archeologici, tanto in centro quanto nelle periferie.
Idealmente, si dovrebbe introdurre un meccanismo con cui Roma Capitale, presentando i Documenti di fattibilità delle alternative progettuali (DOCFAP), possa richiedere allo Stato e quindi al Ministero dei Trasporti, in una forma burocraticamente trasparente e codificata, risorse per redigere i Progetti di Fattibilità Tecnico-Economica (PFTE). I DOCFAP potrebbero essere valutati con un sistema di criteri tecnico-economici analoghi a quelli del fondo per il trasporto rapido di massa, componendo quindi una graduatoria dei DOCFAP migliori, finanziando così la redazione dei relativi PFTE.
Ci rendiamo conto che si tratta di argomenti complessi e di una costruzione burocratica tutta da discutere, ma la sfida di dotare Roma di una rete di metropolitane efficiente e capillare passa anche dai binari di un approccio amministrativo solido, che deve partire già dalla progettazione.
OCCORRE QUALCUNO CHE SE NE OCCUPI
In ultimo, non smetteremo mai di ripetere che senza una stazione appaltante si può fare poco. Roma Metropolitane è ancora in liquidazione, ma rimane a tutt’oggi l’unica struttura in grado di occuparsi di questo genere di opere. L’assenza di finanziamenti certi e, anzi, lo spettro della chiusura, hanno fortemente indebolito la società, che ormai si trova a gestire fondi esclusivamente statali, come statali sono anche i contributi per il suo funzionamento.
A situazione invariata, da qui al 2036 Roma Metropolitane gestirà 4 miliardi di euro di fondi dello Stato, basandosi su appena 50 mila euro di capitale di rischio del Comune. In questo contesto, non si può non valutare una compartecipazione dello Stato in Roma Metropolitane, affinché si dia maggiore solidità ad una struttura che, idealmente, si troverà a gestire oltre 20 miliardi di euro dei contribuenti italiani.
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