Lunedì 24 Novembre 2025 13:11
Minimalismo alla Bourse de Commerce di Parigi: un viaggio nelle forme essenziali
Minimalismo alla Bourse de Commerce di Parigi: un viaggio nelle forme essenziali
La mostra MINIMAL, allestita a Parigi nella Bourse de Commerce (8 ottobre 2025-19 gennaio 2026) e dedicata alle opere della Collezione Pinault insieme a prestiti internazionali, riunisce cinquantadue artisti provenienti da Asia, Europa e Americhe che, tra gli anni Sessanta e Settanta, hanno ridefinito radicalmente il concetto di opera d’arte. In un’epoca segnata da tensioni […]
Minimalismo alla Bourse de Commerce di Parigi: un viaggio nelle forme essenziali
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Minimalismo alla Bourse de Commerce di Parigi: un viaggio nelle forme essenziali
La mostra MINIMAL, allestita a Parigi nella Bourse de Commerce (8 ottobre 2025-19 gennaio 2026) e dedicata alle opere della Collezione Pinault insieme a prestiti internazionali, riunisce cinquantadue artisti provenienti da Asia, Europa e Americhe che, tra gli anni Sessanta e Settanta, hanno ridefinito radicalmente il concetto di opera d’arte.
In un’epoca segnata da tensioni politiche, trasformazioni sociali ed evoluzioni tecnologiche, gli artisti presentati in mostra hanno scelto con la loro arte di rifiutare ogni forma di illusione, narrazione ed espressione individuale per ricercare un rapporto diretto tra opera, materia, spazio e osservatore. Le sculture non restano più ferme sui loro plinti, le tele non restano più ancorate alle pareti: ora l’opera si espone alla luce, reagisce al movimento e invita chi passa a entrarci in relazione.
Il percorso espositivo è organizzato in sezioni tematiche – Luce, Mono-ha, Equilibrio, Superficie, Griglia, Monocromo, Materialismo – alle quali si aggiungono focus dedicati a On Kawara, Agnes Martin, Lygia Pape e Meg Webster.
Quello che segue è il mio itinerario personale, una selezione delle opere che più mi hanno colpito durante la visita.
Ad accogliere i visitatori nel grande Salone c’è la celebre installazione Untitled (1991) del cubano Felix Gonzalez-Torres (195-1996): una distesa di caramelle bianche alla menta, disposte a formare un rettangolo del peso complessivo di circa 80 kg: il peso medio di un uomo adulto, ma soprattutto il peso del padre defunto. Il pubblico è invitato a prenderne una: l’opera si consuma, si assottiglia, perde corpo. E tuttavia viene ricaricata ogni giorno.
Un gesto semplice che racchiude memoria, amore, perdita e rinnovamento continuo.
Un gesto semplice che racchiude memoria, amore, perdita e rinnovamento continuo.

Felix Gonzales-Torres, Untitled (Portrait od Dad), Mostra “Minimal” [Bourse de Commerce, Parigi, 2025] [Foto: Maria Teresa Natale, 2025, CC BY NC SA]
Nella Rotonda si apre un paesaggio silenzioso e quasi rituale creato dalla statunitense Meg Webster (1944- ). Cinque opere, cinque materie, cinque modi di abitare lo spazio, realizzate tra il 1988 e il 2025: Mound, una collinetta di terra gialla; Mother Mound, di forma simile, ma in terra rossa; Cone of Salt, un cono che diffonde nell’aria un leggero sapore salmastro; Wall of Wax, una parete che profuma di cera d’api; Circle of Branches, un cerchio di rami, foglie e fiori raccolti localmente. Le opere trasformano la Rotonda in un ambiente meditativo, dove la materia naturale è sia presenza fisica sia invito alla riflessione ecologica.

Meg Websiter, Mostra “Minimal” [Bourse de Commerce, Parigi, 2025] [Foto: Maria Teresa Natale, 2025, CC BY NC SA]
L’artista brasiliana Lygia Pape (1927-2004), figura centrale del neoconcretismo (una corrente artistica sviluppatasi in Brasile tra gli anni Cinquanta e Sessanta, , che si distingue per la sua enfasi sull’esperienza percettiva e sensoriale dello spettatore), propone una riflessione in cui astratto e sensoriale si incontrano. Per lei l’opera non è mai un oggetto compiuto, ma un organismo vivo che interagisce con il visitatore.
Nel video Roda das Prazeres girato su una spiaggia brasiliana nel 1967, Pape dispone flaconi di porcellana pieni di liquidi colorati e si lascia filmare mentre, al centro del cerchio, assaggia gocce dai sapori e colori discordanti. La vista inganna il gusto e viceversa: un modo per “ingerire” la modernità europea e trasformarla in qualcosa di proprio.

Lygia Pape, The Egg, Video ‘Performance on the Beach’, Mostra “Minimal” [Bourse de Commerce, Parigi, 2025] [Foto: Maria Teresa Natale, 2025, CC BY NC SA]Nel video della performance iconica Divisor (1967-1968), Pape riunisce bambini e abitanti di Rio de Janeiro sotto un enorme telo forato, che permette ai partecipanti di sporgere la testa all’esterno. Ne nasce un corpo collettivo in movimento, quasi un carnevale libero, in aperto contrasto con la repressione della dittatura militare brasiliana che ha oppresso il suo paese dal 1964 al 1985.

Lygia Pape, Video ‘Divisor’, Mostra “Minimal” [Bourse de Commerce, Parigi, 2025] [Foto: Maria Teresa Natale, 2025, CC BY NC SA]E poi un’altra installazione che cattura (Ttéia): fili d’argento tesi tra chiodi, appena sfiorati da una luce radente, disegnano nello spazio una trama quasi sacra. I fili appaiono e scompaiono a seconda di come ci si muovo: l’opera esiste proprio in quel confine sottile tra visibile e invisibile, tra materia ed effimero. La ricerca della Pape nasce nel 1977, quando sperimenta per la prima volta fili tesi tra gli alberi del Parco Lage, a Rio de Janeiro, come fossero ragnatele luminose. La stessa magia si ritrova qui: basta un passo per trasformare lo spazio.

Lygia Pape, Ttéia 1, Mostra “Minimal” [Bourse de Commerce, Parigi, 2025] [Foto: Maria Teresa Natale, 2025, CC BY NC SA]
Il movimento giapponese Mono-ha (“scuola delle cose”) nasce negli anni Sessanta del Novecento e mette al centro materiali naturali e industriali nella loro semplice coesistenza. Non c’è gesto spettacolare: l’opera emerge dalla relazione tra oggetti, ambiente e spettatore.
In questa sezione mi ritrovo davanti al lavoro di Susumu Koshimizu (1944- ): un cubo di carta di fibra di canapa piegata che custodisce, quasi in segreto, un blocco di granito. Mi avvicino e sento la tensione tra ciò che può cedere con un soffio e ciò che invece resta, immobile. Fragilità e permanenza convivono lì dentro, in pochi centimetri di spazio: è come guardare un silenzioso dialogo tra due nature opposte.

Susumu Koshimuzu, Paper, Mostra “Minimal” [Bourse de Commerce, Parigi, 2025] [Foto: Maria Teresa Natale, 2025, CC BY NC SA]L’artista canadese Agnes Martin (1912–2004) sviluppa un linguaggio fatto di griglie, bande sottili, ritmi geometrici. Nelle opere esposte nell’area a lei dedicata, alcuni lavori degli anni Sessanta dialogano con materiali di recupero che l’artista amava utilizzare, come puntoni metallici utilizzati nella cantieristica navale. Il risultato è sempre un invito alla contemplazione: superfici dove la calma non è mai immobilità, ma vibrazione sottile.

Agnes Martin, Kali, Mostra “Minimal” [Bourse de Commerce, Parigi, 2025] [Foto: Maria Teresa Natale, 2025, CC BY NC SA]Nobuo Sekine, in Phase of Nothingness, Cloth & Stone fa pendere una pietra pesante e massiccia da un supporto ricoperto di tessuto leggero, apparentemente inadatto a quel peso. Una corda li tiene insieme, come un patto. L’equilibrio sembra impossibile e proprio per questo magnetico: un incontro tra forze contrarie che rimanda alle credenze animistiche, dove ogni elemento – anche il più umile – possiede uno spirito e una voce.

Nobuo Sekine, Phase of Nothingness, Cloth and Stone, Mostra “Minimal” [Bourse de Commerce, Parigi, 2025] [Foto: Maria Teresa Natale, 2025, CC BY NC SA]Formatosi inizialmente come scultore di figure politiche in Corea del Nord, Seung-Taek Lee (1932- ) trova presto un linguaggio personale sperimentando materiali e ambienti. Anche le sue Godret Stones (1958), pietre tradizionalmente usate nella tessitura coreana e raccolte nella zona demilitarizzata tra le due Coree, sono sospese con corde che mostrano segni di usura. L’opera unisce artigianato, natura e credenze sciamaniche: gli oggetti portano memoria e potere.

Seung-Taek Lee, Godred Stone, Mostra “Minimal” [Bourse de Commerce, Parigi, 2025] [Foto: Maria Teresa Natale, 2025, CC BY NC SA]Le Water Compositions della statunitense Senga Nengudi (1943- ) sono sacche di vinile trasparente, riempite di acqua colorata e drappeggiate sulle pareti. L’acqua cambia forma, peso, tensione.“L’acqua è potente, nutritiva, curativa, ma può anche sommergerti”, dice l’artista. Una metafora perfetta delle emozioni e dei corpi.

Senga Nengudi, Water Composition I, Mostra “Minimal” [Bourse de Commerce, Parigi, 2025] [Foto: Maria Teresa Natale, 2025, CC BY NC SA]L’artista afro-americano Melvin Edwards (1937- ), attivo nel movimento per i diritti civili, utilizza catene e filo spinato per costruire una sorta di tenda metallica. Un paradosso visivo: barriera e apertura allo stesso tempo. Il materiale industriale diventa simbolo di oppressione, recinzione, ma anche di resistenza.

Melvin Edwards, Curtain (for William and Peter), Mostra “Minimal” [Bourse de Commerce, Parigi, 2025] [Foto: Maria Teresa Natale, 2025, CC BY NC SA]Negli anni Sessanta del Novecento la griglia diventa un motivo cardine dell’arte minimal: seriale, potenzialmente infinita, apparentemente fredda. Nel suo Stack of Net, Jiro Takamatsu (1936-1998) sperimenta una griglia morbida, fatta di corde di cotone annodate, che sfida la rigidità geometrica. Irregolarità, caso e flessibilità ne fanno una sorta di geometria viva.

Jirō Takamatsu, Slack of Net, Mostra “Minimal” [Bourse de Commerce, Parigi, 2025] [Foto: Maria Teresa Natale, 2025, CC BY NC SA]Il tedesco Günther Uecker (1930-2025), invece, nel suo Ranking dispone con precisione dei chiodi su una superficie bianca che poi estratti, lasciano un rilievo vibrante. Ordine e irregolarità convivono: la luce muta, la superficie respira. I chiodi alludono alla difesa, al trauma della guerra e al bisogno di protezione dell’artista.

Günther Uecker, Ranking, Mostra “Minimal” [Bourse de Commerce, Parigi, 2025] [Foto: Maria Teresa Natale, 2025, CC BY NC SA]Tra gli anni Sessanta e Settanta molti artisti esplorano il monocromo come spazio di trasformazione. Superfici che cambiano con la luce, materiali che reagiscono allo spazio, texture che invitano alla tattilità.
Riicontriamo Nobuo Sekine che in Phase of Nothingness, Water ha realizzato due recipienti di metallo nero, uno cilindrico e uno rettangolare, riempiti con lo stesso volume d’acqua.
L’acqua unifica ciò che la forma separa: i contenitori riflettono ambiente e visitatore, trasformando lo spazio in parte dell’opera.
L’acqua unifica ciò che la forma separa: i contenitori riflettono ambiente e visitatore, trasformando lo spazio in parte dell’opera.

Nobuo Sekine, Phase of Nothingness – Water, Mostra “Minimal” [Bourse de Commerce, Parigi, 2025] [Foto: Maria Teresa Natale, 2025, CC BY NC SA]I materiali sono collegati a delle storie: come nel caso della lunga serpentina di catene in acciaio e corde, lunga nove metri, che evoca il corso di un fiume. Per la statunitense Maren Hassinger (1947- ), che viene dalla danza, il materiale industriale diventa movimento. Ma River è anche un fiume di memoria: allude alle rotte transatlantiche degli africani ridotti in schiavitù e alle ferite ambientali dell’industrializzazione.

Maren Hassinger, River, Mostra “Minimal” [Bourse de Commerce, Parigi, 2025] [Foto: Maria Teresa Natale, 2025, CC BY NC SA]MINIMAL non è una mostra “fredda”, come talvolta lo stereotipo del minimalismo farebbe pensare, piuttosto un viaggio in opere che chiedono poco e restituiscono molto: basta fermarsi, ascoltare lo spazio, avvicinarsi alla superficie, lasciare che sia la nostra presenza a completarle.
Esco dalla mostra con una manciata di parole che continuano a risuonarmi addosso: luce, materia, spazio, equilibrio, presenza, trasformazione. Sono le tracce sottili che il minimalismo lascia dietro di sé, come fili invisibili che legano le opere al nostro sguardo. In MINIMAL non c’è solo sottrazione: c’è ascolto. C’è la possibilità di fermarsi davanti a una pietra, a un filo di luce, a un taglio d’acqua, e scoprire che l’essenziale non è mai vuoto.
È un luogo dove la materia respira, lo spazio si apre e il visitatore diventa parte del racconto.
È un luogo dove la materia respira, lo spazio si apre e il visitatore diventa parte del racconto.
[Maria Teresa Natale, visita alla mostra effettuata il 22 novembre 2025]
Minimalismo alla Bourse de Commerce di Parigi: un viaggio nelle forme essenziali
