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Martedì 25 Novembre 2025 10:11

Violenza contro le donne, Vinai: «Non sia solo una giornata»



La coordinatrice del Servizio nazionale tutela minori della Cei riflette sulla celebrazione del 25 novembre: «I numeri documentano e denunciano non un'emergenza ma una cronicità del sistema»

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«È proprio necessaria una giornata, internazionale oltretutto, per ricordare che la violenza sulle donne non è un’opzione?». La domanda arriva da Emanuela Vinai, coordinatrice del Servizio nazionale tutela minori della Cei, in occasione del 25 novembre, Giornata internazionale, appunto, per l’eliminazione della violenza contro le donne. «La risposta è automatica solo a guardare i numeri, certificati dall’Istat – prosegue -: sono circa 6 milioni e 400mila (il 31,9%) le donne italiane, tra 16 ai 75 anni, che hanno subito almeno una violenza fisica o sessuale nel corso della vita; il 18,8 ha subìto violenze fisiche e il 23,4% violenze sessuali. Un elemento drammatico – prosegue – arriva dalle giovanissime: confrontando i dati del 2025 con quelli del 2014, emerge un aumento decisamente marcato delle violenze subite dalla fascia 16-24 anni, che passano dal 28,4% al 37,6%, a fronte della diminuzione o stabilità registrata nelle altre classi di età».

Nell’analisi di Vinai, si tratta di «numeri che documentano e denunciano non un’emergenza, ma una cronicità del sistema. E allora sì, serve, è necessaria e doverosa una Giornata e, soprattutto, come si ripete a ogni 8 marzo, non deve restare una celebrazione confinata in una data. Si moltiplicano le iniziative sul territorio e si incrementa il coinvolgimento attivo di enti pubblici e realtà associative, scuole e gruppi sportivi». Anche le strutture sanitarie si mobilitano: la coordinatrice del Servizio nazionale Cei parla di «porte aperte e servizi gratuiti, percorsi dedicati e progetti di accoglienza e ascolto. Come sempre – rileva -, a fare la differenza è la formazione, prima forma di prevenzione, indispensabile per gli operatori sanitari. Se il Pronto soccorso è spesso il primo luogo che accoglie le vittime, è altrettanto importante che anche negli altri reparti vi sia chi ha gli strumenti essenziali per intercettare i segni di un abuso».

Aspetti, questi, ai quali l’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei «è da sempre attento e, all’interno del suo corso di formazione per cappellani di recente nomina e loro collaboratori, ha inserito da tempo una lezione dedicata alle violenze di genere. Perché se sai che cosa guardare, ti diventa impossibile non vederlo. E agire di conseguenza».

25 novembre 2025

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