Il nunzio apostolico commenta al Sir le trattative che in queste ore stanno impegnando le diplomazie internazionali. «Affinché si arrivi a un discorso serio, serve per lo meno un cessate il fuoco»

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«Non possiamo continuare a guardare passivamente come prosegue la guerra, la quale sempre comporta con sé un continuo crescendo, “una spirale di lutto e violenza”». Prende a prestito le parole pronunciate da Giovanni Paolo II nel 1991, il nunzio apostolico di Kiev Visvaldas Kulbokas, commentando all’agenzia Sir le notizie relative alle trattative di pace che in queste ore stanno impegnando le diplomazie di Ucraina, Usa ed Europa. «In questo senso – aggiunge -, guardo con speranza a ogni sforzo per la pace».

Riunito con tutto l’episcopato cattolico, greco e latino, dell’Ucraina negli esercizi spirituali, il presule assicura: «Accompagniamo le trattative con la preghiera. Se queste trattative porteranno a qualche risultato? Vedremo – aggiunge -. Ma affinché si arrivi a questo tipo di discorso serio, certamente serve per lo meno un cessate il fuoco, per lo meno una pausa per dare possibilità a tutti di riflettere. In questa direzione, anche una qualche soluzione imperfetta ha un senso, anzi un grande senso».

Ancora, «dal punto di vista morale – osserva -, io continuo a ritenere che nella posizione più grave, agli occhi di Dio, si trovi la Russia. Un problema è come aiutare la Russia, il suo governo, a comprendere la gravità del male che sta compiendo. Con belle parole? Non credo. Difficile riparare gli errori se l’umanità continuerà ad applaudirti, inchinarsi a te – rimarca -. Nei Vangeli, quando Dio cerca di salvare chi è perduto, gli dice la verità negli occhi, invitandolo alla conversione. Ma fa tutto ciò nel contesto della misericordia: “Va in pace e non peccare più”».

26 novembre 2025

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