Mercoledì 26 Novembre 2025 16:11
Intervista a Barbara Bellomo
Abbiamo avuto la fortuna di imbatterci in un romanzo meraviglioso, “La biblioteca dei fisici scomparsi”,...
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Abbiamo avuto la fortuna di imbatterci in un romanzo meraviglioso, “La biblioteca dei fisici scomparsi”, che narra di un grande amore contrastato sullo sfondo di un evento di cronaca realmente accaduto, la misteriosa sparizione del fisico Ettore Majorana.
La autrice, Barbara Bellomo, ha gentilmente accettato di parlarci del suo libro.
1) Lei ha conseguito un dottorato in storia antica e attualmente è docente di italiano e storia in una scuola superiore. La storia ha ancora tanto da insegnare all’umanità?
Penso di sì, che noi dobbiamo imparare molto dalla storia. Purtroppo, però, non sempre è sufficiente, perché gli uomini continuano nei loro errori; quindi, la storia dovrebbe essere maestra di vita, come diceva Cicerone, eppure tante volte sembra ancora che o dimentichiamo, oppure non vogliamo capire, quello che ci accade intorno.
2) In tutti i suoi romanzi si percepisce l’amore per la sua terra, la Sicilia.
Sì, io sono siciliana. Fra l’altro sono una siciliana con una madre tedesca, che mi ha insegnato ad amare questa terra con gli occhi dello straniero, a vedere anche le parti che tante volte diamo per scontate. Una di queste sono i colori di questa terra, sempre squillanti, i nostri cieli azzurri, i nostri limoni gialli. È una terra che amo, ma che soffre, soffre per come la trattiamo noi siciliani, e mi piace farla conoscere fuori negli aspetti più belli, perché tante volte la Sicilia viene ricordata solo per ciò che è negativo, che per carità in Sicilia c’è, però c’è anche tanto altro, tanta storia, tanti monumenti, tante bellezze naturali. L’amore per la Sicilia mi spinge a scrivere sempre di personaggi che hanno uno stretto legame con questa terra.
3) Fino a “Il libro dei sette sigilli” lei ha scritto romanzi gialli a sfondo storico. Poi, ha prediletto la narrativa classica, sempre a sfondo storico, in cui ha dato grande risalto alla ricostruzione psicologica dei personaggi. D’ora in poi ha deciso di privilegiare questo genere?
Io credo che la scrittura corrisponda a delle fasi della vita. Anche noi lettori, quando leggiamo, in alcuni momenti abbiamo una predilezione per un genere e poi cambiamo gusti; la stessa cosa è capitata a me, anche perché mi annoio facilmente. Il giallo mi è piaciuto, ma poi ho scoperto un’altra via; l’ho scoperta un po’ per caso, con la “Casa del carrubo”. Scrivendo la storia di queste famiglie che sotto questo albero hanno vissuto la storia dello sbarco in Sicilia, degli alleati nel ’43, ho capito che forse mi piace più riflettere sulle persone normali che hanno attraversato la storia, con tutto quello che può significare essere un piccolo ingranaggio in un grande sistema.
4) Ci presenta il personaggio di Ida, la protagonista del suo bellissimo romanzo?
Ida è un personaggio che è cresciuto da solo. Inizialmente era un personaggio secondario, perché pensavo di scrivere un libro che avesse come centro Majorana. Scrivere di Majorana era però difficile per me, perché è un personaggio sfuggente, un personaggio molto introverso, e poi mi sembrava di invadere la vita di qualcuno che aveva fatto delle scelte ben precise, la scelta di scomparire, la scelta di non essere. Quindi, chi ero io per andare a entrare nella sua vita? Volevo rispettare questa figura storica. Inizialmente mi ero bloccata; poi, aprendo un volume di Recami sul caso Majorana ho visto la foto della biblioteca di via Panisperna, e ho capito che dovevo entrarci con un altro personaggio. Lì mi è apparsa Ida Clemente, che è un personaggio di pura fantasia, che però porta il lettore per mano nell’istituto di via Panisperna. L’ho immaginata siciliana come Ettore Majorana e amica del genio, cosicché potesse raccontarci e farci vedere Majorana vivo, mentre studia, e non soltanto Majorana che è scomparso. Però lo poteva far vedere solo presentando la verità storica di Majorana.
5) Ida è stata costretta dal padre a rinunciare all’uomo che amava, Alberto. Gli amori impossibili non finiscono mai?
Non lo so se gli amori impossibili non finiscono mai, ma sicuramente che cos’è la vita senza l’amore? L’amore è il motore di tante cose. Nel caso di Ida, io ho provato cosa significasse essere una donna che cercava di essere indipendente in un momento storico che non lo permetteva; quindi, ho dato tanto risalto alla figura del padre e di lei che rimane schiacciata dagli ingranaggi, lei che ritorna nel suo passato per ritrovare se stessa. Quindi, la ricerca di Alberto sicuramente è una ricerca di amore, un amore che non è finito, ma in realtà Ida cercando il grande amore cerca di ritrovare se stessa, la ragazza che era stata quando lavorava nell’istituto di via Panisperna.
6) Qual è il personaggio del suo romanzo al quale si sente più legata?
Sicuramente Ida, perché con lei ho sofferto e ho attraversato, da donna, le difficoltà di una donna che vive negli anni Trenta. Ho sofferto perché Ida in realtà è fragile, ma è fragile non perché lo sia caratterialmente, ma per le condizioni sociali e famigliari in cui vive; quindi, il suo sforzo, la sua voglia di risorgere anche quando si trova con le spalle al muro mi è piaciuta molto, l’ho vissuta con lei, fino al momento in cui si è veramente emancipata.
7) Un ruolo centrale, nel romanzo, ce l’ha la condizione delle donne, che negli anni Trenta erano considerate alla stregua di bambole di pezza di cui il padre prima, e il marito poi, potevano disporre a proprio piacimento. Quanto è cambiato da allora?
È cambiato tanto. Allora, una donna tradita doveva accettare il tradimento; per legge, l’unico caso in cui si poteva allontanare da casa era se il marito portava l’amante sotto lo stesso tetto. Questo ci fa capite che oggi giorno abbiamo fatto tanti passi avanti. Oggi, quando si celebra un matrimonio agli sposi vengono letti gli articoli del Codice civile che stabiliscono che sceglieranno insieme dove andare a vivere. All’epoca di Ida, invece, era il marito che sceglieva dove vivere e se la moglie poteva lavorare o meno; quindi, sicuramente di passi avanti ne abbiamo fatti tanti. Quando Ida era giovane non c’era nemmeno il diritto di voto per le donne. È anche vero che c’è ancora tanto che si deve fare, perché questa emancipazione della donna non viene ancora oggi accettata serenamente da tutti, basta leggere i giornali.
8) Tra i personaggi della sua opera c’è Ettore Majorana, fisico geniale la cui improvvisa scomparsa nel nulla, che rimane tuttora avvolta nel mistero, all’epoca fece un grande scalpore. Di tale fatto di cronaca si occupò lo stesso Leonardo Sciascia, che a sua volta compare nel romanzo. Quanto è stato difficile calare queste due straordinarie figure nella finzione letteraria?
La difficoltà di riportare in vita un personaggio come Ettore Majorana l’ho detto, ed è stata in parte legata al suo carattere, in parte al fatto che lui era un grande esperto di fisica e non potevo nemmeno lontanamente avvicinarmi ai suoi studi, né volevo fare un libro che trattasse in maniera tecnica della fisica. Quindi, le difficoltà sono state legate al carattere di Ettore Majorana e alla voglia di preservare la sua verità storica; tuttavia, non era facile nemmeno l’argomento, che era la fisica, che doveva essere inserita in un libro di facile fruizione, non destinato ai fisici. Sciascia l’ho voluto inserire perché a me la curiosità sul caso Majorana è venuta leggendo il suo bellissimo saggio, che ha scritto nel ’75. L’ho letto quando non ero ancora adolescente, anni dopo che lui l’aveva pubblicato, ma per me è stato fondamentale: “La scomparsa di Majorana” appunto. Quindi, desideravo che Sciascia parlasse e raccontasse la sua versione, la sua ricostruzione sulla scomparsa di Majorana; l’ho immaginato ancora un giovane maestro, perché tale era nel momento in cui Ida si mette in cerca di Ettore Majorana. Ida lo incontra e lui gli dà la sua ricostruzione, e poi alla fine del capitolo dico che più in là avrebbe scritto qualcosa, ma che ancora lo doveva scrivere, perché era antecedente al 1975. In verità in questo libro io ripercorro tutte le ipotesi ricostruttive sulla scomparsa di Majorana e ogni volta affido una delle ipotesi ad un personaggio. Infatti, anche se è un romanzo, ogni tanto ci sono le note, proprio perché si capisca che non sono idee mie, ma chi è lo studioso che sostiene una data tesi; però, Sciascia proprio per la sua centralità mi è piaciuto inserirlo come personaggio.
9) Cosa è rimasto oggi dei fisici di Via Panisperna?
Una bella domanda. A via Panisperna è rimasta solo una piccola targa con i nomi, che ricorda che lì hanno studiato questi fisici, senza dire che cosa hanno scoperto. Sicuramente per chi lavora nel mondo della fisica è rimasto tanto; per gli altri, che non sono appassionati di fisica, è rimasto un po’ meno. Diciamo che Majorana è scomparso fisicamente. Fermi lo si ricorda, anche perché ha preso parte al progetto Manhattan, ma per quanto riguarda gli altri fisici, Pontecorvo, Rasetti e D’Agostino, quest’ultimo chimico, per molti sono dei nomi sconosciuti, quindi sono scomparsi in altro modo.
10) Vuole accennarci qualcosa sui suoi progetti per il futuro?
Io ho un progetto. Un nuovo libro che uscirà a marzo. È un libro ambientato nei primi del Novecento, ancora una volta in Sicilia, e porta sulla scena una Sicilia umile, una Sicilia fatta di donne coraggiose, estremamente profumata. E ci racconta di un frutto tipico della nostra tradizione, l’arancia.
Federica Focà
