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Domenica 30 Novembre 2025 16:11

Il silenzio dei 94: un viaggio nell’Ara-Ossario Garibaldino di Mentana

Il silenzio dei 94: un viaggio nell’Ara-Ossario Garibaldino di Mentana


Tappa fondamentale del percorso di visita del MuGa, il Museo Garibaldino di Mentana, è il Giardino dell’Ara-Ossario Garibaldino, che ho avuto modo di visitare di recente: un ampio spazio verde all’ombra di maestosi pini secolari, un luogo di pace, ma anche di memoria, un parco commemorativo dedicato ai caduti di tutte le guerre. Il perimetro […]

Il silenzio dei 94: un viaggio nell’Ara-Ossario Garibaldino di Mentana


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Il silenzio dei 94: un viaggio nell’Ara-Ossario Garibaldino di Mentana


Tappa fondamentale del percorso di visita del MuGa, il Museo Garibaldino di Mentana, è il Giardino dell’Ara-Ossario Garibaldino, che ho avuto modo di visitare di recente: un ampio spazio verde all’ombra di maestosi pini secolari, un luogo di pace, ma anche di memoria, un parco commemorativo dedicato ai caduti di tutte le guerre.

Il perimetro del parco è ancora oggi definito da una recinzione in peperino, con  cancellate in ferro battuto risalenti al 1889. In questo stesso luogo – che un tempo chiamavano “La Rocca” o “I Pagliai” – si combatté uno degli scontri più sanguinosi della battaglia di Mentana, il 3 novembre 1867 tra garibaldini e truppe pontificie coadiuvate da un battaglione francese; ed è proprio per questo che fu scelto come sede del sacrario, progettato dall’ingegner Augusto Fallani (1842-1930) in peperino grigio di Soriano del Cimino per ricordare i caduti della campagna per la liberazione dell’Agro Romano. Fu inaugurata nel novembre 1887, nel ventennale della storica battaglia persa dai garibaldini, tre anni prima della presa di Roma.

Ara-Ossario garibaldino di Mentana [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Ara-Ossario garibaldino di Mentana [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]Ho avuto modo di conoscere l’Ossario grazie al direttore del MuGa, Manuel Balducci, che mi ha fatto immediatamente percepire di trovarmi in un luogo dove il tempo sembra essersi fermato. Nell’Ottocento, dopo le battaglie, era comune raccogliere i caduti in fosse comuni, col tempo i reperti individuati cominciarono ad affluire presso l’Ossario dove venivano conservati in semplici cassette di legno posate a terra e facilmente trafugabili. Peraltro, diverse dispersioni ossee si verificarono a causa di antiche inondazioni provocate dal non lontano Tevere.

Il direttore del Museo Garibaldino di Mentana, Manuel Balducci, ci accompagna nella visita dell'Ara-Ossario [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Il direttore del Museo Garibaldino di Mentana, Manuel Balducci, ci accompagna nella visita dell’Ara-Ossario [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]L’ossario rimase in uso fino al 1937, quando il podestà fascista di Mentana ne ordinò la chiusura definitiva. Quando venne riaperto, fu installato il sarcofago marmoreo con coperchio che oggi ospita i resti ossei.

Osserviamo con rispetto il contenuto dell’Ossario: un’indagine antropologica condotta nel 2018 ha attestato la presenza di 94 individui, tutti di sesso maschile, alti tra il metro e cinquanta e il metro e ottanta. Lo studio ha permesso di ricostruire numerosi aspetti della loro vita e delle loro condizioni fisiche, anche se molti scheletri risultavano incompleti. Tra le ossa si distingue un individuo con un nome: segno che probabilmente non fu sepolto in una fossa comune, ma in un luogo separato. Era infatti possibile che un contadino trovasse un caduto nei campi e gli offrisse una sepoltura individuale, magari aggiungendo un nome come gesto di pietà.

Ara-Ossario garibaldino di Mentana [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Ara-Ossario garibaldino di Mentana [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]Osservando con attenzione i resti ossei, si possono notare le arcate dentarie, in ottimo stato di conservazione. Probabilmente ciò è dovuto all’alimentazione non industriale dell’epoca, povera di zuccheri raffinati.

Ara-Ossario garibaldino di Mentana [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Ara-Ossario garibaldino di Mentana [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]Tra i reperti più singolari si trovano tre crani che presentano la sutura metopica, una linea che normalmente si salda dopo la nascita ma che, in questi tre individui, è rimasta aperta. Non si tratta di una patologia, ma di una peculiarità anatomica. La sua presenza in tre persone su 94 ha fatto ipotizzare agli antropologi un possibile legame di parentela, ipotesi compatibile con le grandi famiglie ottocentesche, spesso composte da numerosi fratelli che combattevano insieme.

Ara-Ossario garibaldino di Mentana [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Ara-Ossario garibaldino di Mentana [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]Durante i lavori di sistemazione emerse anche un ritrovamento inatteso: un tubo metallico contenente una lettera del 1937, firmata dal podestà fascista, relativa alla gestione dell’ossario. Come affermato dal direttore del MuGa “Un frammento burocratico rimasto nascosto per decenni”.

[Maria Teresa Natale, visita effettuata il 27 novembre 2025]

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