Servizi > Feed-O-Matic > 686993 🔗

Martedì 2 Dicembre 2025 15:12

Sardelli: il sacerdozio, sempre dalla parte dei poveri



Pubblicata la prima biografia del prete morto nel 2019, "Il giubileo degli ultimi", curata da Paolo Berdini. L'opera, frutto di una partecipazione corale con oltre 30 testimonianze

L'articolo
Sardelli: il sacerdozio, sempre dalla parte dei poveri
proviene da
RomaSette
.

#cultura e società #in diocesi #il giubileo degli ultimi #paolo berdini #roberto sardelli #scritti corsari #vetrina
leggi la notizia su RomaSette





«Vado via accompagnato dal ricordo dei poveri che ho incontrato nella mia vita e che mi hanno rivelato il volto di Dio. Essi, ne sono sicuro, si faranno trovare alle porte del cielo». Queste parole del testamento spirituale sono tra le più significative che emergono dalla prima biografia di don Roberto Sardelli, “sacerdote di Roma”, come chiese di scrivere sulla lapide della sua tomba a Pontecorvo. Se a curare il libro “Il giubileo degli ultimi” – appena uscito con Cittadella Editrice è l’urbanista Paolo Berdini, che con Sardelli condivise un percorso di riflessione su periferie e politica, l’omaggio al fondatore della “Scuola 725” è frutto di una partecipazione corale, con oltre 30 testimonianze che forniscono lo spessore del suo impegno al servizio del Vangelo.

Spaziando dal periodo più noto, quello tra i baraccati dell’Acquedotto Felice a pochi passi dalla parrocchia di San Policarpo cui fu destinato nel 1968, ad altri che hanno pure lasciato un’impronta nella vita degli ultimi che serviva. La prima immagine è quella di un tram che lascia cinque sacerdoti al Quadraro: tra questi Vincenzo Paglia, oggi arcivescovo, Andrea Santoro, ucciso in Turchia nel 2006, e Mario Pasquale, prete operaio per decenni e autore della prefazione del volume. Cinque preti desiderosi di conoscere Sardelli, nel pieno della sua esperienza tra i figli di quell’umanità dolente che visse nel “borghetto dell’acquedotto”.

Attraverso i ricordi delle persone che lo hanno conosciuto, rivive la storia di oltre 50 anni fa, tra fango e polvere, senza diritti, con le giornate nella baracca 725 (in una foto sulla copertina del libro) dove per i ragazzi c’era spazio anche per il Vangelo, Gandhi, Luther King, i giornali, la politica. Da lì nacque l’idea di una lettera al sindaco di Roma, dieci mesi di lavoro collettivo: «Egli ha il diritto e il dovere di sapere che migliaia di suoi cittadini vivono nei ghetti». Un’esperienza ripetuta nel 2007 con una lettera rivolta all’allora sindaco Veltroni, “Per continuare a non tacere”, cui seguì una delusione che lo spinse a lavorare “per un nuovo percorso della politica” con un gruppo di amici della Scuola 725 e di “professori”.

Ma il ritratto di Sardelli, morto nel 2019, si arricchisce di tante esperienze: la vicinanza ai malati di Aids e ai rom, l’impegno nel comitato di quartiere al Pigneto – dove ha vissuto nella strada che ospitò l’ultimo ciak di “Roma città aperta” per l’uccisione di Pina -, la passione per le radici con l’impegno per valorizzare il paese della mamma, la laurea honoris causa di Roma Tre in Scienze pedagogiche. Nel libro emerge la radicalità della testimonianza di don Roberto: una sua frase sul consumismo «devastante » riecheggia le parole di fuoco che Pasolini lasciò nei suoi “Scritti corsari”; un’altra, che racconta una sua visita in Vaticano per l’udienza che gli concesse Paolo VI – «se mi eleggessero Papa non potrei vivere qui dentro, separato dalla vita che scorre fuori» -, sembra quasi anticipare di 40 anni la scelta di Francesco per Santa Marta; quella contenuta nella lettera che nel 1972 Sardelli scrisse insieme ad altri 12 sacerdoti esprimendo il “sogno” di una Chiesa povera, «dobbiamo scomparire a noi stessi perché Cristo venga testimoniato», ispirata a sant’Ignazio di Antiochia, evoca la frase che Papa Leone ha pronunciato subito dopo la sua elezione: «Un impegno irrinunciabile per chiunque nella Chiesa eserciti un ministero di autorità: sparire perché rimanga Cristo».

La lettera è uno dei due documenti dirompenti pubblicati in appendice al volume, insieme all’altra diffusa all’inizio del Giubileo del 1975 dal titolo “Quella notte Cristo non c’era”, condivisa con altri sei preti. Parole sferzanti animate dall’intento di «restituire dignità all’uomo» e di rendere «un servizio alla carità e alla verità».

2 dicembre 2025

 

L'articolo
Sardelli: il sacerdozio, sempre dalla parte dei poveri
proviene da
RomaSette
.

Questo sito utilizza cookie tecnici, anche di terze parti, per migliorare i servizi offerti e ottimizzare l’esperienza dell’utente. Si prega di leggere l'informativa sulla privacy. Chiudendo questo banner si accettano le condizioni sulla privacy e si acconsente all’utilizzo dei cookie.
CHIUDI