Mercoledì 3 Dicembre 2025 11:12
San Leone I, «casa comune per crescere nelle relazioni»


La visita pastorale di Reina alla parrocchia del Prenestino. Il parroco don Caiafa: «Crescita significativa dei partecipanti alla formazione ai sacramenti e lavoro attento di pastorale giovanile»
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Quella della parrocchia di San Leone I è una comunità in prima linea sia per la collocazione geografica della chiesa, visibile sulla strada all’inizio di via Prenestina, sia per l’azione sociale. Vive una realtà segnata da «nuovi e insistenti bisogni» come fragilità economica, disagio psicologico, difficoltà a trovare un lavoro e un alloggio dignitosi. Vi è poi la necessità di contrastare la solitudine degli anziani, di «umanizzare le relazioni» in un clima spesso permeato di diffidenza e di paura.
Ma la comunità non si fa abbattere dalle difficoltà e vive un profondo rinnovamento grazie alla comparsa di «segni di speranza che incoraggiano e confortano il servizio di evangelizzazione e la stessa vita parrocchiale», afferma il parroco don Michele Caiafa. Nella serata di ieri, 2 dicembre, ha accolto il cardinale vicario Baldo Reina in visita pastorale. Il porporato ha incontrato il presbiterio, presieduto la Messa e dialogato con il Consiglio pastorale.
Reina ha dedicato la parte centrale dell’omelia all’azione e ai doni dello Spirito Santo che rendono il credente «abile a ragionare alla maniera di Dio. Noi ragioniamo secondo categorie umane – ha aggiunto -, dovremmo attivare il modo di ragionare del Signore». Questo riguarda soprattutto la vita della comunità parrocchiale, che «non è chiamata soltanto a organizzare servizi. È lo strumento che Dio ci dona perché possiamo assumere sempre di più il suo stile». La parrocchia diventa quindi «l’eco di Dio in un preciso territorio», ha spiegato il vicario, invitando a interrogarsi su quale messaggio essa trasmetta.
«Noi comunichiamo sempre – le parole del porporato -: con le parole, con i gesti, con la testimonianza. Possiamo essere interessati a ciò che accade in questo territorio e comunicare l’amore di Dio, oppure possiamo non esserlo e comunicare indifferenza». L’altro suggerimento del cardinale è stato quello di «acquisire l’atteggiamento della lode, che porta ad affidare la propria vita a Dio», a liberarsi dal rischio di concentrarsi solo su sé stessi e a «riconoscersi piccoli».
Presentando la comunità, don Caiafa racconta delle «nuove famiglie che si stanno inserendo» e della «crescita significativa dei partecipanti alla formazione ai sacramenti negli ultimi due anni». Anche i giovani rispondono all’appello, coinvolgendosi «in iniziative caritative e di catechesi, grazie a un lavoro attento di pastorale giovanile svolto nella prefettura», dichiara il sacerdote, rimarcando che la parrocchia sta così «diventando sempre più la casa comune in cui crescere nelle relazioni e nella fraternità». L’obiettivo ora è superare la logica dei «gruppi chiusi e autoreferenziali» perché la vera comunità, conclude, «è l’esperienza di un popolo di Dio che cammina in comunione».
Nei suoi 73 anni di vita, la parrocchia, eretta nel popoloso quartiere Prenestino-Labicano, ha assistito a una profonda trasformazione del territorio e del tessuto sociale. La storia del quartiere la ripercorre Laura della Caritas, la quale osserva che «le disuguaglianze sociali non sono sparite». I poveri di ieri, rappresentati da famiglie provenienti dal sud Italia, hanno lasciato il posto ai nuovi immigrati dall’Africa e dal Medio Oriente. Tante le criticità come «la solitudine degli anziani, la multietnicità vissuta come fonte di conflitto, l’aumento delle povertà assolute e l’emersione di attività illegali». Sul Pigneto rileva la trasformazione «in zona modaiola e “localificio” con un aumento vertiginoso degli affitti, trasformazione di molte abitazioni in bed & breakfast» e conseguente «progressivo allontanamento degli abitanti storici». Per affrontare questa complessità, la parrocchia «lavora in una logica di rete con istituzioni pubbliche e private, e cooperative sociali».
Per quel che riguarda l’iniziazione cristiana, Alessia spiega che l’attenzione è posta sulla cura del rapporto tra catechesi ed evangelizzazione e sul coinvolgimento di giovani e famiglie. Con queste ultime si condividono «esperienze di convivialità e fraternità con colazioni, pranzi e ritiri, che diventano occasioni preziose per coltivare legami autentici e generare comunione. Il nostro percorso – aggiunge – è un viaggio di fede, un cammino condiviso con catechisti, bambini, ragazzi e famiglie, che mantiene sempre la stessa radice: l’incontro personale con Cristo, vissuto nella comunità».
3 dicembre 2025
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