Giovedì 4 Dicembre 2025 12:12
Dall’Europa stop al gas russo


Raggiunto l'accordo tra Consiglio e Parlamento europei. La presidente della Commissione Ue Von der Leyen: «Entriamo nell'era della piena indipendenza energetica». Sull'uso degli asset congelati di Mosca, si attende il summit del 18 dicembre
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Dall’Unione europea arriva una risposta ferma al presidente russo Vladimir Putin. Un accordo raggiunto tra Consiglio e Parlamento, che alza il livello della guerra di nervi, oltre che economica, con Mosca: l’Ue «fermerà in modo efficace e permanente l’importazione di gas russo e si avvierà verso l’eliminazione graduale del petrolio russo nell’ambito dell’accordo politico provvisorio raggiunto oggi dal Parlamento europeo e dal Consiglio», si legge in una nota diffusa dalla Commissione Ue.
Una decisione «storica», la definiscono da Bruxelles, che «porrà fine alla dipendenza dell’Ue da un fornitore inaffidabile, che ha ripetutamente destabilizzato i mercati europei dell’energia, messo a rischio la sicurezza dell’approvvigionamento con ricatti energetici e danneggiato l’economia europea». La completa eliminazione graduale dei combustibili fossili russi è ritenuta «un passo essenziale per garantire l’indipendenza energetica, la competitività, la resilienza e la stabilità del mercato dell’Europa».
Il Cremlino, da parte sua, continua a tenere alto lo scontro, incolpando gli europei di non volere il successo del negoziato e avvertendoli che lo stop al gas russo «peserà» sull’economia del Vecchio continente. Secca la replica della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen: «Sin dall’inizio l’Ucraina ha potuto fare affidamento sull’Europa. Dobbiamo far sì che la guerra costi per Putin».
Per quanto riguarda l’Unione, la presidente dell’esecutivo comunitario non ha dubbi: «Oggi entriamo nell’era della piena indipendenza energetica dell’Europa dalla Russia. RePowerEu ha dato i suoi frutti. Ci ha protetto dalla peggiore crisi energetica degli ultimi decenni e ci ha aiutato a passare dai combustibili fossili russi a una velocità record. Oggi, stiamo fermando queste importazioni in modo permanente. Impoverendo lo scrigno bellico di Putin – aggiunge -, siamo solidali con l’Ucraina e puntiamo a nuovi partenariati energetici e opportunità per il settore».
Il documento varato – che porta la data del 3 dicembre – prevede una serie di elementi tecnici e una tempistica relativa all’abbandono «graduale ma permanente» di gas e petrolio russi, con precise indicazioni e garanzie agli Stati membri. Si attende ora l’approvazione formale di Parlamento e Consiglio Ue. «Stiamo chiudendo il rubinetto del gas russo – è il commento di Dan Jørgensen, commissario per l’Energia -. Non torneremo mai alla nostra pericolosa dipendenza dalla Russia. Non torneremo mai alle forniture volatili e alla manipolazione del mercato. Non torneremo mai al ricatto energetico e all’esposizione economica. E siamo più forti che mai con l’Ucraina nella sua ricerca di libertà».
Per quanto riguarda l’uso degli asset congelati di Mosca, l’appuntamento chiave resta il summit europeo in calendario il 18 dicembre, nel quale la Commissione cercherà il consenso politico necessario per avviare poi l’iter ai diversi regolamenti pensati per i prestiti a Kiev. L’obiettivo è di vedere le prime erogazioni entro il secondo trimestre del 2026. Kiev, ha ricordato l’esecutivo comunitario, avrà bisogno di 135 miliardi nei prossimi due anni. Per questo Von der Leyen ha alleggerito alcuni aspetti dello strumento, rafforzandone la rete di garanzie. Ma la partita resta aperta e il Belgio, che detiene gran parte dei beni congelati di Mosca, ha già anticipato che la sua posizione resta contraria.
Per la Commissione in ogni caso il punto è quasi di principio: secondo l’Ue la Russia ha il dovere legale di pagare i danni della sua offensiva. Le proposte in campo infatti prevedono che i beni di Mosca non siano scongelati fino a che le condizioni per una «pace giusta e duratura» richieste dall’Ue non saranno soddisfatte. Nello schema presentato da von der Leyen e dal commissario Ue all’Economia Valdis Dombrovskis si prevede di erogare prestiti sulla base del bilancio comune o, appunto, dell’uso degli asset. E non si esclude di ricorrere a entrambi gli strumenti. Con una differenza importante: per attingere dal debito Ue serve l’unanimità dei 27, per l’uso degli asset – secondo la Commissione – basta la maggioranza qualificata. E su questo punto la presidente della Commissione tenterà di forzare la mano, in vista appunto del prossimo summit dei 27, dato che in teoria la maggioranza qualificata è possibile, nonostante il no del Belgio e quello dell’Ungheria, che oltretutto è tra i Paesi più strettamente dipendenti dal gas russo. E che infatti ha minacciato il ricorso alla Corte Ue sulla decisione di chiudere i rubinetti all’interno dei territori dell’Unione europea.
4 dicembre 2025
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