Servizi > Feed-O-Matic > 687802 🔗

Venerdì 5 Dicembre 2025 13:12

“Ferite Invisibili”: da 20 anni con i migranti vittime di tortura



Presentato il Quaderno Caritas che racconta i 20 anni del servizio Ferite Invisibili. Dal 2005, prese in cura 580 persone, tra cui 157 minori, provenienti da 61 diversi contesti internazionali. Per lo più giovani. Il più piccolo, un bimbo afghano di 4 anni

L'articolo
“Ferite Invisibili”: da 20 anni con i migranti vittime di tortura
proviene da
RomaSette
.

#apertura #in città #in diocesi #solidarietà #accogliere è già curare #caritas diocesana roma #ferite invisibili #giustino trincia #marco mazzetti #salvatore geraci #simona meloni
leggi la notizia su RomaSette





A vent’anni dalla nascita, il servizio Ferite Invisibili tira le somme di una missione svolta al fianco di donne e uomini lesi nella loro dignità. Attivo all’interno dell’Area sanitaria della Caritas di Roma, ha sede nel Polo della Carità “Don Pino Puglisi” ed è finalizzato alla cura di migranti vittime di violenze e di torture. Un’opera segno raccontata nel nuovo numero dei Quaderni dell’organismo pastorale diocesano, intitolato “Sguardi. Accogliere è già curare – 20 anni del progetto Ferite Invisibili per la cura delle vittime di tortura”.

Il testo, presentato questa mattina, 5 dicembre, nella sala conferenze del Polo Puglisi durante un corso di formazione rivolto agli operatori dei servizi d’accoglienza della Caritas, è stato pensato dall’équipe del progetto – psicologi, psicoterapeuti e psichiatri affiancati da oltre 20 mediatori linguistico-culturali -, con il coordinamento redazionale dell’Area studi e comunicazione della Caritas, per celebrare l’anniversario del servizio e offrire indicazioni pratiche agli operatori sociali, alle comunità parrocchiali e a chi si occupa di accoglienza e di ascolto delle vittime di violenza.

Dal 2005 il servizio ha preso in cura 580 persone, tra cui 157 minori, molti non accompagnati, provenienti da 61 diversi contesti internazionali. Si tratta prevalentemente di giovani. Il più piccolo è stato un bimbo afghano di 4 anni. Nel 2023 sono stati presi in carico anche profughi ucraini. Il 44,3% dei pazienti sono stati in maggioranza richiedenti protezione internazionale. La diagnosi prevalente è stata il disturbo da stress post-traumatico (79,7%), seguita dalla depressione (10,4%). Complessivamente sono stati effettuati 6.877 colloqui psicoterapeutici, con una media di quasi 16 sedute a paziente; nel 28,3% dei casi, è stato necessario affiancare allo psicoterapeuta anche lo psichiatra per una terapia farmacologica.

I membri dell’equipe di Ferite Invisibili, che il direttore della Caritas diocesana Giustino Trincia ha definito «attivisti dei diritti umani», si sono occupati di «una umanità dolente, ferita nella dignità e nei corpi dalla crudeltà di persone, governi, gruppi di potere, spinti alla violenza dall’odio, dal rancore e, soprattutto, dall’interesse economico o di affermazione del proprio potere». L’auspicio è che un giorno si possano «raccogliere le storie delle 580 persone accolte, vittime di una intollerabile violenza, di soprusi intollerabili alla loro dignità e alla loro regalità, in quanto tutti figli di Dio Padre. Sono un volto inedito e quello forse meno noto, di quei “piccoli” di cui ci parla il Vangelo».

Trincia ha anche riflettuto che qualcuno potrebbero obiettare che in 20 anni sono state prese in carico appena 580 persone. «Ne valeva la pena? – si è chiesto -. Sì, perché è il valore assolto di ogni singola persona che va sempre posto al centro del servizio». Alle istituzioni ha chiesto di adottare politiche preventive «delle forme di violenza così efferate e disumane», per non essere «complici di chi compie crimini contro l’umanità».

Salvatore Geraci, dell’Area sanitaria, ha ricordato che il progetto ha ottenuto la medaglia d’oro al merito della sanità pubblica. «Oggi le persone assistite in questi anni vivono in varie parti del mondo e alcuni sono diventati professionisti», ha detto. Sfida futura, ha concluso, «la rete pubblico-privato sociale nazionale e locale e la riabilitazione fisica». La storia di Ferite Invisibili è stata riepilogata da Marco Mazzetti, psichiatra, coordinatore scientifico del progetto. Il servizio, ha ricordato, è nato alla fine degli anni ‘90 in seguito all’accoglienza di vittime delle torture delle dittature latino americane, di persone fuggite dalla guerra in Jugoslavia, di quelle arrivate dal Rwanda dove si era consumato il genocidio dei tutsi e degli hutu. «Era frustrante vedere così tante persone soffrire e non sapere cosa fare – ha affermato -. La guerra ha accompagnato l’umanità da sempre ma non abbiamo mai studiato i suoi effetti». Per Simona Meloni, coordinatrice del progetto, non si tratta di «una presentazione quantitativa delle persone seguite, ma qualitativa. A ognuno è offerto un percorso di qualità. Dal 2022 è attivo un progetto per interventi in ambito psicologico di minori non accompagnati».

5 dicembre 2025

L'articolo
“Ferite Invisibili”: da 20 anni con i migranti vittime di tortura
proviene da
RomaSette
.

Questo sito utilizza cookie tecnici, anche di terze parti, per migliorare i servizi offerti e ottimizzare l’esperienza dell’utente. Si prega di leggere l'informativa sulla privacy. Chiudendo questo banner si accettano le condizioni sulla privacy e si acconsente all’utilizzo dei cookie.
CHIUDI