Lunedì 8 Dicembre 2025 11:12
Morte precoce e l’epidemiologia del silenzio per l’inquinamento da polveri sottili nella Valle del Sacco: la denuncia di Fare Verde Provincia di Frosinone
La tragedia nascosta – Morte precoce e l’epidemiologia del silenzio per l’inquinamento da polveri sottili nella Valle del Sacco sito […]
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La tragedia nascosta – Morte precoce e l’epidemiologia del silenzio per l’inquinamento da polveri sottili nella Valle del Sacco sito UE 1212: riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa di Fare Verde Provincia di Frosinone APS.
La Redazione di Casilina News garantisce il diritto di replica a chiunque volesse controbattere.
Gli sforamenti di PM10, oltre la soglia legale, che sono già avvenuti a Frosinone, Ceccano e Cassino, sono l’indice della violazione normativa ma il vero costo del fallimento ambientale si misura in anni di vita persi e in un’incidenza di patologie non più sostenibile.
L’inquinamento atmosferico non è solo un fastidio; è un killer invisibile.
L’impatto sulla salute è la prova inconfutabile dell’inadeguatezza delle politiche attuate. Tuttavia, la politica locale e regionale troppo spesso sceglie la strada della demagogia, ovvero di negare o minimizzare il fenomeno pur di evitare scelte impopolari o economicamente onerose. Il meccanismo è semplice: si preferisce attribuire la colpa alla posizione delle centraline piuttosto che ammettere la necessità di drastiche misure che colpiscano tutte le fonti di inquinamento (trasporto, riscaldamento e, soprattutto, attività produttive e industriali). Finché le morti precoci rimangono un dato statistico nascosto e non un’emergenza da affrontare, il costo umano continuerà ad essere un onere silente sopportato dai cittadini, mentre chi amministra finge di non sapere o di non poter agire.
Frosinone continua a pagare un prezzo altissimo in termini di qualità dell’aria, ma la narrazione pubblica e l’azione politica sembrano muoversi in un limbo di contestazioni pretestuose e misure insufficienti. La questione degli sforamenti di PM10, che anche quest’anno relegano il capoluogo ciociaro e la Valle del Sacco ai vertici delle classifiche nazionali negative, evidenzia non solo un problema ambientale strutturale, ma anche una profonda crisi nel sistema di monitoraggio e governance della Regione Lazio.
Uno degli aspetti più allarmanti della gestione dell’inquinamento a Frosinone è l’evidente disallineamento tra i dati disponibili e la reale entità del rischio. Sebbene i superamenti del limite giornaliero di PM10 50 µg/m³ per non più di 35 giorni all’anno siano costanti e critici—con stazioni come Frosinone Scalo , Ceccano e Cassino che registrano sistematicamente sforamenti ben oltre la soglia legale—il quadro rimane incompleto.
La mancanza di un’adeguata rete di centraline per il monitoraggio del PM2.5 Particolato Fine, la frazione di polveri più pericolosa per la salute umana a causa della sua capacità di penetrare in profondità nei polmoni, è una lacuna strategica. I dati sul PM2.5 sono scarsi o non sufficientemente rappresentativi, rendendo i calcoli sull’esposizione della popolazione meno accurati e più difficili da interpretare.
Questo deficit metodologico si scontra frontalmente con le polemiche pretestuose che spesso circondano il posizionamento delle centraline ARPA Lazio. Anziché concentrarsi sulla drammaticità dei dati oggettivi (ovunque vengano rilevati, indicano l’inquinamento dell’area), una parte della politica (a Frosinone e Ceccano) contesta l’ubicazione stessa degli strumenti di monitoraggio. Una tattica che sposta l’attenzione dal problema reale—le fonti inquinanti—alla presunta inattendibilità della misurazione, un approccio che rasenta la demagogia e ostacola l’adozione di misure correttive basate sull’evidenza scientifica.
Per anni, amministrazioni locali e regionali hanno presentato i risultati del monitoraggio con un’enfasi distorta, esaltando i “miglioramenti” o le riduzioni totali dei superamenti oltre la soglia dei 35 superamenti annui. Tuttavia, questa retorica nasconde un principio fondamentale della Direttiva Europea sulla Qualità dell’Aria (Direttiva 2008/50/CE): l’obiettivo non è il “miglioramento”, ma la conformità ai limiti.
La direttiva dell’Unione non prevede l’attribuzione di un giudizio positivo se il numero annuale dei superamenti diminuisce se poi il limite di superamenti giornalieri (35 giorni) è stato ampiamente oltrepassato. Un solo giorno di sforamento in più del consentito significa infrazione, con le conseguenti procedure di sanzione da parte dell’Unione Europea. Sforare i limiti per più giorni rispetto ai 35 concessi dalla permissiva legge italiana o più, come spesso accade a Frosinone Scalo , a Ceccano e a Cassino, annulla qualsiasi presunto “miglioramento” nelle medie, rendendo l’aria inaccettabile per la salute pubblica.
Il Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria (PRQA) della Regione Lazio è stato spesso oggetto di critiche per la sua inadeguatezza a rispondere alle specificità della Valle del Sacco, un’area caratterizzata da una complessa orografia che intrappola gli inquinanti.
Ma la criticità maggiore, e sistematicamente ripetuta, riguarda le Ordinanze di limitazione del traffico emanate dai Comuni. Queste misure si concentrano quasi esclusivamente sulle limitazioni della circolazione veicolare privata (blocco degli Euro 2/3/4/5 , ecc.) e sul divieto di uso di biomassa per il riscaldamento (camini e stufe non efficienti). Sono misure necessarie, ma diventano insufficienti e politicamente distorcenti quando, per una evidente distrazione, vengono sistematicamente dimenticate le forme di inquinamento industriali e produttive. La Valle del Sacco ospita significativi insediamenti produttivi che contribuiscono in modo non trascurabile alle emissioni di polveri sottili e altri inquinanti. L’assenza di misure concrete e vincolanti per queste attività nelle ordinanze anti-smog solleva interrogativi sulla reale volontà politica di affrontare il problema alla radice, distribuendo l’onere della riduzione dell’inquinamento in modo iniquo e incompleto.
Dietro il dibattito sui numeri, i limiti e le centraline, si cela la vera tragedia: l’impatto sulla salute pubblica. Studi epidemiologici indicano che l’esposizione cronica e acuta al particolato atmosferico, in particolare il PM2.5, è responsabile di migliaia di morti premature e dell’aumento di patologie respiratorie e cardiovascolari. Il tasso di mortalità in aree come Frosinone è stato documentato come significativamente superiore alla media nazionale.
Questi dati, che rappresentano il costo umano dell’inquinamento, sono spesso nascosti o minimizzati dalla demagogia della politica che preferisce una comoda ignoranza. È più semplice agire sulle auto private e sui camini, lasciando intatti i nodi strutturali, che affrontare le lobby industriali o investire in un cambio radicale della mobilità e della produzione energetica. Il silenzio sulle morti precoci non è solo un atto di omissione, ma una scelta politica che antepone la convenienza a breve termine al diritto fondamentale a un’aria pulita e alla salute.
Per Frosinone, l’unica strada autorevole per uscire dall’emergenza passa attraverso la trasparenza dei dati, l’estensione del monitoraggio del PM2.5, l’adozione di un PRQA onnicomprensivo che includa vincoli reali per tutte le fonti inquinanti, comprese quelle industriali, e l’abbandono definitivo della retorica del “miglioramento” in favore della rigorosa conformità ai limiti europei.
A darci ragione su ogni fronte è la nuova Direttiva (UE) 2024/2881 che ha introdotto valori limite per la qualità dell’aria molto più severi, che dovranno essere raggiunti entro il 2030 (tra 4 anni) in tutti gli Stati membri dell’UE. I nuovi limiti sono quasi allineati alle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dimezzano, in alcuni casi, i valori precedentemente in vigore.
A partire dal 2030 , la nuova Direttiva Europea , prevede solo 18 superamenti annui per il Pm10 e significative novità per il limite massimo di tutti gli inquinanti dell’aria che vengono dimezzati.
La riflessione di Fare Verde Provincia di Frosinone APS : dal 1999, anno in cui l’Arpa Lazio presentò il primo report sulla qualità dell’aria, gli enti preposti non sono riusciti a far rispettare i limiti imposti per tutelare la salute dei Cittadini. Nei prossimi quattro anni cosa faranno? Non faranno nulla di buono perchè la costruzione di nuovi impianti industriali e strutture per la logistica contribuiranno ad inquinare ancora di più l’aria. Tutto in antitesi con la riduzione dell’inquinamento necessaria per rispettare la vecchia e la nuova Direttiva Europea per la qualità dell’aria. Tra gli altri è questo uno dei motivi (mancanza di programmazione per il futuro) per cui la nostra Associazione segnalerà al Commissario per l’Ambiente dell’Unione Europea e alla Magistratura Frusinate i nuovi superamenti per il 2025 già registrati per Frosinone, Ceccano e Cassino oltre la soglia concessa dalla permissiva normativa Italiana chiedendo il rispetto della Sentenza della Corte che ha già condannato l’Italia.
Fare Verde Provincia di Frosinone APS
