Il 12 dicembre la II edizione della "piccola olimpiade in carcere", questa volta nella sezione femminile. In campo 4 squadre: detenute, polizia penitenziaria, magistrati ed esponenti della società civile

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In occasione del Giubileo dei detenuti, nel carcere romano di Rebibbia tornano i “Giochi della speranza”. Una sorta di “piccola olimpiade in carcere”, alla seconda edizione dopo il successo dell’esordio, nel giugno scorso, questa volta però nella sezione femminile. A promuoverla, la Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) e la rete Sport & Legalità, con il patrocinio dei dicasteri pontifici per la Cultura e l’educazione e per il Servizio allo sviluppo umano integrale.

L’obiettivo è sempre lo stesso: ribadire il valore dello sport come strumento di rieducazione, dialogo e inclusione. Non si tratta solo di una competizione, spiega Daniele Pasquini, presidente della Fondazione, ma di «un’opportunità per migliorare la qualità della vita dei detenuti, educare alle regole e alla convivenza». Per Sergio Sottani, procuratore generale a Perugia e presidente della rete Sport & Legalità, lo sport in carcere «diventa strumento di rinascita: insegna rispetto, collaborazione e umanizza la pena».

Di «concreta attuazione della funzione rieducativa della pena» parla il giudice Fabrizio Basei, mentre Ernesto Napolillo (Dap) evidenzia la necessità di linee guida per diffondere attività sportive negli istituti, soprattutto femminili, dove i dati risultano ancora più carenti. Per suor Alessandra Smerilli, segretaria del dicastero per il Servizio allo sviluppo umano integrale, lo sport in carcere è «esperienza di libertà possibile, di fiducia restituita e di speranza».

Quattro le squadre che scenderanno in campo: detenute, polizia penitenziaria, magistrati ed esponenti della società civile. Si sfideranno a calcio a 5, pallavolo, atletica, tennis tavolo e calcio balilla.

10 dicembre 2025

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