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Giovedì 11 Dicembre 2025 10:12

Russia, Pezzi:«“L’Avvento ci ricorda che il Signore è venuto per restare nella storia»



Per l'arcivescovo di Mosca «il Natale non elimina il buio e l’angoscia della storia ma ricorda che luce e pace possono già essere vissute. Compito dei cristiani è amplificare la carità e la fraternità»

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Tempo di Avvento anche in Russia. Ne parliamo con l’arcivescovo di Mosca Paolo Pezzi, che nell’omelia per l’Immacolata Concezione di Maria ha annunciato ai fedeli che presto tornerà a Mosca, per rimanere nella cattedrale, l’icona “Salus Populi Romani” donata da Papa Francesco alla Chiesa cattolica russa affinché «diventi un segno permanente dell’Anno giubilare dedicato alla speranza». In questo anno, l’icona è stata portata in tutte le diocesi cattoliche del Paese: è stata accolta da famiglie, malati, persone sofferenti, generando «veri miracoli di sostegno e rinnovamento della nostra speranza» in ogni angolo della comunità.

Monsignor Pezzi, la Russia tra isolamento, crisi economica, sicurezza minacciata. In quale contesto si è aperto l’Avvento in questa terra?
L’Avvento è iniziato in questa terra, per la Chiesa cattolica, il 30 novembre, giorno in cui si celebra sant’Andrea, patrono di tutta la Russia. La Chiesa ortodossa lo ha avviato quasi nello stesso periodo, anche se per essa dura quaranta giorni ed è caratterizzato soprattutto dal digiuno e dalla preparazione al Natale ortodosso, che cade il 7 gennaio. In questo tempo, l’Avvento nella Chiesa cattolica, con la sua dimensione di vigilanza e di attesa, ci permette di guardare al momento presente e al contesto in cui viviamo con una certezza: il Signore è venuto, ed è venuto per rimanere nella storia.

«Gloria a Dio e Pace agli uomini», sono le parole degli angeli ai pastori. Pace oggi sempre più lontana, difficile, naufragata. Se potessero tornare oggi gli angeli cosa direbbero a un mondo purtroppo sempre più in fiamme dove si fa fatica a trovare accordi e trattative per una pace possibile?
Gli angeli annunciano innanzitutto: «Gloria a Dio». È importante sottolinearlo, perché per poter sperimentare la pace occorre prima di tutto riconoscere che Dio è il Signore della storia. E, proprio perché è il Signore della storia, gli rendiamo gloria. Come rendere gloria a Dio? Gesù ce lo ha insegnato: occorre tornare ad essere bambini. E che cosa caratterizza il bambino? La fiducia, l’abbandono nelle mani del padre e della madre. Questa fiducia gli dona pace, anche se non può esprimerlo coscientemente. Così anche noi siamo chiamati a fidarci di Dio. Quando Gesù è risorto, la prima parola rivolta ai suoi amici e discepoli è stata: «Pace a voi». In altri termini: «La pace sia con voi». È una pace quindi che già esiste, ed è l’unica capace di accompagnarci anche in un mondo segnato da rapporti che non sono pacificati. Gli angeli, oggi come allora e come ogni anno a Natale, tornano a proclamare lo stesso annuncio: «Guardate a Dio, se volete scoprire la pace». È la pace che il Re della pace ha già portato. E se sapremo accoglierla, forse anche i rapporti tra di noi potranno cambiare.

Quale il ruolo dei cristiani? Come far sì che non sia un Natale freddo di buio e angoscia ma un Natale di fraternità e pace?
Il ruolo dei cristiani rimane sempre lo stesso: essere amplificatori della pace che già vivono, della carità che già sperimentano, della fraternità che è più forte di ogni divisione. Penso che il Natale resti freddo, buio e anche carico di angoscia. Ma non è stato né caldo né luminoso né sereno neanche per Giuseppe e Maria e non lo è stato neanche per la famiglia di Nazareth o per la prima comunità cristiani, o per la Chiesa per tutto il tempo della storia, perché il freddo, il buio e l’angoscia fanno parte della storia e fanno parte anche della vita degli uomini. Il nostro compito, così come fu quello di Maria e Giuseppe, non è cambiare il Natale, né renderlo privo di difficoltà o di preoccupazioni, ma testimoniare che il calore, la luce e la pace ci sono già e possono essere vissuti. Non dobbiamo cercare soluzioni definitive quanto piuttosto accogliere il calore, la luce e la pace dell’amore nella nostra vita e dimostrare che sono capaci di penetrare il freddo, il buio e l’angoscia, trasfigurandoli. E quando l’oscurità e la paura vengono trasfigurate, pur conservando la loro forza, potremmo dire la loro aggressività, non sono però più capaci di annientare l’amore. Resta così vero che l’amore è più forte dell’odio e della morte. (M. Chiara Biagioni)

11 dicembre 2025

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