Venerdì 12 Dicembre 2025 16:12
Mieloma multiplo, dieta ricca di fibre rallenta la progressione
La ricerca mostra che un’alimentazione ricca di verdure e cereali può trasformarsi in un “interruttore biologico” capace di influenzare metabolismo, immunità e flora batterica intestinale -
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Uno studio internazionale, guidato dal gruppo di Matteo Bellone responsabile dell’Unità Immunologia cellulare dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e da Urvi A. Shah ematologa-oncologa Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York, rivela che una dieta ricca di fibre e alimenti vegetali può modificare alcuni dei meccanismi biologici in grado di ritardare la progressione verso il mieloma multiplo.
La ricerca, pubblicata su Cancer Discovery, mostra che un’alimentazione ricca di verdure e cereali, può trasformarsi in un “interruttore biologico” capace di influenzare metabolismo, immunità e flora batterica intestinale.
Il mieloma multiplo è un tumore del sangue che colpisce ogni anno più di 160.000 persone nel mondo e circa 5.000 in Italia. Quasi sempre nasce da due condizioni precancerose: MGUS (Gammopatia Monoclonale di Significato Incerto) e SMM (Smoldering Multiple Myeloma–Mieloma Multiplo Asintomatico), che interessano oltre il 5% della popolazione sopra i 50 anni.
“Il nostro studio – spiega Urvi Shah – è il primo a dimostrare che un’alimentazione ricca di fibre e prevalentemente vegetale può migliorare la salute dell’intestino, il metabolismo e la funzione immunitaria in questi pazienti, e potrebbe contribuire a rallentare la progressione verso il mieloma”.
Il mieloma multiplo, definito come una malattia che si prepara in silenzio, senza sintomi, in realtà può evolvere, negli anni, in forma conclamata e capire come rallentare questa evoluzione è una delle sfide più urgenti della ricerca ematologica.
I ricercatori del San Raffaele, già nel 2018, basandosi sulla connessione flora intestinale-midollo osseo, avevano prodotto una ricerca che collegava il microbioma intestinale alla progressione del mieloma, dimostrando come certi batteri fossero in grado di alimentare processi infiammatori e immunitari che accelerano la malattia. L’intuizione, “se il microbioma può spingere la malattia in avanti, forse può anche frenarla” ha dato il via al nuovo studio in cui la dieta diventa un vero e proprio strumento terapeutico con sperimentazioni cliniche che come obiettivo avevano “non mangiare meno”, ma “mangiare diversamente” privilegiando la frutta, la verdura, i legumi e i cereali integrali.
Nutrivention, la sperimentazione guidata da Urvi Shah, ha coinvolto 23 persone, con MGUS e SMM e con un indice di massa corporea (BMI) elevato, ha dimostrato che una dieta ricca di fibre non solo è sostenibile, ma è anche ben tollerata. Un risultato che ha convinto oltre il 70% dei pazienti a proseguire il nuovo regime dietetico ben oltre le 12 settimane. I dati ottenuti dicono che, gradualmente, l’organismo sembra tirare il freno: il peso corporeo si riduce, la sensibilità insulinica migliora, l’infiammazione si attenua e la flora batterica si arricchisce di specie capaci di produrre butirrato, una molecola nota per le sue proprietà antinfiammatorie e antitumorali. Si è visto, inoltre, che il principale indicatore (M-spike) di progressione da una condizione precancerosa ad una conclamata di mieloma multiplo, negli otto pazienti valutabili, si era stabilizzato e in due addirittura migliorato.
“È come se la malattia, abituata a correre lentamente ma inesorabilmente, avesse trovato un ostacolo imprevisto sul percorso”, commenta Bellone. Il gruppo di ricerca di Bellone, con il contributo principale di Laura Cogrossi, ora al Cancer Research Uk Manchester Institute, ha voluto capire quali sono i meccanismi che, attraverso la dieta, cambiano i parametri clinici associati alla progressione della malattia. I risultati della sperimentazione su modello animale, hanno dimostrato che la dieta ricca di fibre ha modificato la composizione del microbioma intestinale dei topi, aumentando in particolare la produzione di acidi grassi a catena corta come il butirrato. Queste molecole hanno ridotto l’aggressività della malattia, rallentando la proliferazione delle cellule tumorali in coltura. La dieta ha, inoltre, rimodellato le caratteristiche delle cellule immunitarie nel midollo osseo (sede d’origine del tumore) degli animali, reindirizzandole verso un’azione potenzialmente antitumorale.
“È come se il microbiota, riprogrammato dalla dieta – spiega Bellone – avesse modificato l’intero microambiente tumorale, rendendolo meno favorevole alla proliferazione delle cellule di mieloma e più capace di sostenere una risposta immunitaria efficace. Una possibile spiegazione è che le molecole come il butirrato, prodotte dai batteri intestinali con la fermentazione delle fibre, abbiano raggiunto il midollo osseo, dove potrebbero aver reindirizzato il comportamento delle cellule immunitarie verso un’azione antitumorale e rallentato – conclude – la proliferazione delle cellule maligne. Una sorta di effetto a cascata: dal cibo al microbioma, dal microbiota al sistema immunitario, dal sistema immunitario al tumore”. (Rita Lena)
