Lunedì 15 Dicembre 2025 10:12
Attentato antisemita a Sydney: 15 morti e 29 feriti


Sparati 50 colpi di fucile sulla folla radunata a Bondi Beach per la festa di Hanukkah. Il presidente dei vescovi Costelloe: l'antisemitismo, «realtà sconvolgente e angosciante». Sant'Egidio: «Rimuovere i sentimenti di violenta contrapposizione»
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Celebravano la festa ebraica di Hanukkah sulla spiaggia, a Bondi Beach, Sydney. Famiglie riunite per il festival delle luci dell’ebraismo, nel tardo pomeriggio di ieri, 14 dicembre. Sono state raggiunte da almeno 50 colpi di fucile, esplosi da due uomini: un cinquantenne e suo figlio, 24 anni. A loro la polizia australiana ha imputato una delle più gravi stragi d’odio antisemita al di fuori di Israele, con 15 morti e 29 feriti. Anche l’attentatore più anziano è deceduto, mentre il figlio, gravemente ferito, «è attualmente in ospedale», ha dichiarato in conferenza stampa il commissario di polizia del Nuovo Galles del Sud Mal Lanyon. «Posso dire che non stiamo cercando altri autori di reato», ha aggiunto. Tra le vittime anche il rabbino di Sydney Eli Schlanger, una bambina di 12 anni e un sopravvissuto all’Olocausto. Due agenti di polizia sono gravissimi.
La carneficina, sventata anche grazie al coraggio di un passante che ha disarmato a mani nude uno degli attentatori, avrebbe potuto essere anche più grave: la polizia infatti ha trovato rudimentali ordigni esplosivi su un veicolo nella zona dell’attacco. Perquisita anche la casa dell’attentatore più giovane, di cui è stato reso noto il nome: Naveed Akram. Ne è uscito un uomo ammanettato. Portate via dalla polizia anche due donne. Intanto proseguono le indagini. Il primo ministro Anthony Albanese parla di «atto di malvagio antisemitismo che ha colpito al cuore la nazione. Il male che si è scatenato a Bondi Beach – aggiunge – è incomprensibile». Dolore e shock anche nelle parole dell’arcivescovo Timothy Costelloe, presidente della Conferenza episcopale australiana. «La violenza e l’orrore che si sono abbattuti su Bondi domenica sera hanno scosso profondamente gli australiani – dichiara -. La perdita di vite innocenti è una tragedia senza misura. Le famiglie e i cari di coloro che sono morti hanno visto il loro mondo infranto. Molte altre persone hanno riportato ferite, alcune delle quali molto gravi». Nell’analisi del presule, «i motivi contorti di coloro che hanno perpetrato questi atti terribili sono ora chiaramente collegati alla piaga dell’antisemitismo. Questa è una realtà sconvolgente e profondamente angosciante che mette in discussione la nostra comprensione di noi stessi come australiani».
Il presidente dei vescovi australiani fa riferimento alla tradizione di «tolleranza» e «ospitalità sincera» del Paese, a fronte quella quale «questo cieco pregiudizio e questo odio indicano una macchia oscura e distruttiva nella nostra società, che minaccia non solo i nostri fratelli e sorelle ebrei, ma, di fatto, tutti noi. Dobbiamo riscoprire la convinzione che nulla potrà mai giustificare questa violenza distruttiva», il monito. Di qui un accorato appello alla pace: «Mentre la nostra nazione affronta questa tragedia, dobbiamo impegnarci a fondo per garantire che la giustificata rabbia che proviamo non generi ulteriore violenza e odio». Quindi, rendendo omaggio allo «straordinario coraggio della polizia e degli altri soccorritori», così come a quello di persone che sono intervenute per proteggersi a vicenda, assicura a nome di tutti i vescovi cattolici del Paese preghiera e vicinanza alle famiglie di coloro che sono morti e a tutti coloro che sono rimasti feriti. «Ci uniamo a tutti coloro che condannano una violenza così terribile e imploriamo tutti gli australiani di respingere qualsiasi impulso all’odio e alla violenza e di impegnarci invece a essere costruttori di pace nelle nostre famiglie, tra i nostri amici e nella nostra società in generale».
All’Australia e alla sua comunità ebraica è arrivata la solidarietà dei principali leader internazionali, insieme a quella della comunità musulmana australiana e dell’Autorità Palestinese. Singolare la posizione di Israele, che ha puntato il dito contro Canberra, “colpevole”, tra l’altro, di avere riconosciuto lo Stato Palestinese. Per il premier Benjamin Netanyahu, il governo australiano «ha gettato benzina sul fuoco dell’antisemitismo. Si diffonde quando i leader rimangono in silenzio».
Dall’Italia, immediata la vicinanza della Comunità di Sant’Egidio, che «si stringe attorno ai familiari delle vittime dell’orribile strage antisemita di Sydney e manifesta la sua solidarietà alle comunità ebraiche in Italia e nel mondo», si legge in una nota diffusa già nella serata di ieri, in cui si condanna «con fermezza» l’attacco compiuto «contro una comunità in festa». Una «festa delle luci che si è trasformata in un incubo non solo per l’Australia ma per tutti noi. Un così grave attentato – si legge ancora nel testo – fa infatti riflettere sul clima d’odio che si è insinuato nelle nostre società: occorre rimuovere i sentimenti di violenta contrapposizione, alimentati anche dalle troppe guerre in corso», che «non possono prevalere tra i popoli e, a maggior ragione, non possono mai basarsi sull’appartenenza religiosa».
Per quanto riguarda il nostro Paese, l’alert che invita a mantenere la massima attenzione sui possibili obiettivi ebraici era stato diramato in una circolare del Dipartimento della Pubblica sicurezza in vista delle elezioni dei rappresentanti dell’Unione della comunità ebraica italiana. L’obiettivo di innalzare le misure relative a tutti i luoghi ritenuti “sensibili” verrà mantenuto anche nei prossimi giorni, proprio alla luce dell’attentato di Bondi Beach.
15 dicembre 2025
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