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Lunedì 15 Dicembre 2025 09:12

???? Così l’Arabia sta conquistando Roma

La presenza delle proprietà saudite a Roma si allarga: investimenti, accordi bilaterali e nuove leggi internazionali stanno tracciando una mappa di acquisizioni e progetti che ridefiniscono il mercato immobiliare e l’influenza economica nella capitale. Ricostruiamo la rete delle operazioni, le ragioni economiche e politiche dietro la spinta saudita e le reazioni della città. Roma, città…
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La presenza delle proprietà saudite a Roma si allarga: investimenti, accordi bilaterali e nuove leggi internazionali stanno tracciando una mappa di acquisizioni e progetti che ridefiniscono il mercato immobiliare e l’influenza economica nella capitale. Ricostruiamo la rete delle operazioni, le ragioni economiche e politiche dietro la spinta saudita e le reazioni della città.
Roma, città d’arte, tranquilla, facciate barocche, un rumore d’auto che scivola. Sotto questa epidermide di pietra e turismo si sta scrivendo un altro capitolo della città: nel giro di pochi anni, attori legati al mondo saudita — fondi sovrani, società d’investimento e partner locali — hanno moltiplicato interessi, partecipazioni e dossier immobiliari che vanno dall’hospitality di lusso al recupero di palazzi storici, fino agli investimenti infrastrutturali di portata più ampia.

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La mappa non è ancora definitiva: molti passaggi avvengono attraverso veicoli societari o round di finanziamento internazionali che richiedono tempo per essere decodificati. Ma ciò che emerge è un disegno coerente: Roma è entrata nella strategia di diversificazione e prestigio internazionale messa in campo da Riyadh, che mira a convertire ricchezza petrolifera in asset dell’economia reale e simboli di soft power europeo.

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 La scelta di Roma non è casuale. La capitale italiana combina un mercato immobiliare di alto pregio con un forte appeal culturale e turistico, e offre opportunità nel settore alberghiero, nel retail di fascia alta e in progetti urbani che possono aumentare il valore patrimoniale a medio termine. In più, l’Italia è stata oggetto di un aumento dei rapporti istituzionali e commerciali con l’Arabia Saudita, con intese che hanno sbloccato linee di collaborazione finanziaria e industriale, rendendo transazioni complesse politicamente sostenibili. 

La strategia saudita in città si articola su più livelli:

  • acquisizione e ristrutturazione di strutture ricettive di lusso o di immobili destinati a trasformarsi in alberghi di alta gamma;

  • investimenti in società immobiliari e fondi che detengono portafogli di immobili nel centro storico e in zone strategiche;

  • partecipazioni in progetti di rigenerazione urbana e iniziative culturali che aumentano la visibilità e l’integrazione locale degli investimenti.

Dietro molte operazioni non c’è sempre il nome “Saudi” in chiaro: spesso intervengono fondi sovrani tramite joint venture oppure veicoli internazionali. Il risultato pratico resta però lo stesso: capitale fresco che rileva asset italiani e li inserisce in una logica di portafoglio globale.

Negli ultimi anni si è registrata una nuova ondata di accordi bilaterali e memorandum che hanno aperto spazi a grandi somme da investire in Italia. Alcuni di questi accordi comprendono impegni di natura finanziaria e commerciale di larga scala, che tendono a includere anche progetti immobiliari e turistici. La lunga scia di intese ha contribuito a facilitare sia la circolazione di capitali sia la nascita di partnership pubblico-private.

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L’aspetto ideologico e strategico del fenomeno affonda le radici nelle politiche di diversificazione economica promosse dall’Arabia Saudita: spostare parte del capitale statale fuori dall’energia per investire in settori globali di prestigio (tra cui turismo, immobili e infrastrutture) è una scelta che converte valore economico in influenza geopolitica. Roma, per storia e visibilità, è un tassello naturale di questa strategia.

A Roma le reazioni sono molteplici: c’è chi vede nell’afflusso di capitali un’opportunità per rilanciare alberghi storici e recuperare immobili in stato di degrado; chi teme la perdita di controllo sul patrimonio urbano; e chi avanza dubbi sulle implicazioni politiche di una presenza economica così massiccia, specie in tempi in cui le decisioni di politica estera e gli equilibri energetici rimangono sensibili. Su questi fronti, il dibattito pubblico tende a oscillare tra pragmatismo economico e salvaguardia dell’identità urbana.

Due questioni emergono con forza. La prima è la trasparenza: quando fondi e veicoli internazionali comprano immobili storici attraverso strutture complesse è spesso difficile ricostruire l’effettivo grado di controllo esercitato da attori stranieri. La seconda riguarda le ricadute sociali ed economiche: la trasformazione di appartamenti e palazzi per l’uso turistico o di lusso può alzare i prezzi, alterare il tessuto commerciale di quartieri centrali e spingere affitti in su, con effetti di gentrificazione. Le amministrazioni locali si trovano così a dover bilanciare attrazione degli investimenti e tutela degli interessi pubblici. 

La crescita degli investimenti sauditi a Roma non si spiega solo con il rendimento economico: è anche il frutto di relazioni diplomatiche rafforzate, visite ufficiali, e pacchetti di accordi che aprono mercati e facilitano operazioni complesse. Questa convergenza di politica e economia rende il fenomeno qualcosa di più che un semplice flusso di capitali — è parte di una più ampia riorganizzazione delle relazioni euro-med.

Operatori immobiliari, restauratori e albergatori vedono opportunità concrete: finanziamenti per il restauro, brand internazionali che possono rivitalizzare strutture, e nuove rotte turistiche che potrebbero allungare la stagione. Ma chiedono contraccambi: regole chiare, vincoli di tutela per i beni culturali e strumenti urbanistici che amplifichino benefici collettivi, non solo rendimenti privati.

Se i segnali globali e gli accordi bilaterali continueranno sulla traiettoria attuale, si prevede un consolidamento degli interessi stranieri nel mercato romano. Al contempo, nuove norme e aperture nel mercato immobiliare saudita promettono di intensificare il flusso di capitali in entrambe le direzioni, creando sinergie ma anche nuovi punti di tensione internazionale. Il compito dell’amministrazione capitolina sarà governare questa trasformazione evitando che Roma perda controllo sulla propria storia urbanistica e sul destino sociale dei quartieri.

La “conquista” saudita di Roma, se intesa come la progressiva espansione di interessi economici e patrimoniali, è meno una sequenza di colpi da effetto e più un processo graduale: intese governative, fondi sovrani, operatori privati e leggi in trasformazione stanno componendo un mosaico che potrebbe ridefinire parti significative della città.

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