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Martedì 16 Dicembre 2025 10:12

Un ministro e un commissario per la pace: le proposte della Carovana Acli all’Europa



Il manifesto "Peace at Work" presentato al Parlamento di Strasburgo, al termine di un cammino articolato in 78 tappe, per un totale di 15mila chilometri, nel quale sono state raggiunte oltre 8mila persone. Tra i punti anche i corridoi lavorativi e i Corpi civili di pace

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Rimettere la pace al centro della politica dell’Unione europea. Questo l’obiettivo che fa da filo rosso tra le 7 proposte concrete contenute nel manifesto presentato ieri, 15 dicembre, dalle Acli al Parlamento europeo di Strasburgo. La tappa conclusiva della Carovana “Peace at work”, promossa dall’associazione, che si è snodata in 78 tappe, per un totale di 15mila chilometri, incontrando oltre 500 testimoni. Più di 250 le istituzioni civili e religiose coinvolte. Raggiunte oltre 8mila persone.

All’Europarlamento le Acli hanno consegnato il manifesto “Peace at work. Per un’Europa di pace”, il punto di arrivo di un viaggio durato 10 giorni, che «ha attraversato l’Italia raccogliendo il lavoro silenzioso e quotidiano di chi costruisce pace nelle scuole e nelle fabbriche, negli ospedali e nei cantieri, nei servizi, nello sport, nella cultura e nelle comunità – affermano dall’associazione -. Da questo patrimonio di esperienze nasce un appello chiaro rivolto all’Europa: riconoscere e sostenere il contributo di chi, ogni giorno, fa della pace un lavoro concreto».

Al centro del manifesto, sette proposte politiche, elaborate proprio a partire dalle storie e dai territori visitati. Anzitutto, le Acli chiedono che «l’Unione Europea torni a esercitare un ruolo guida nella diplomazia multilaterale attraverso una nuova Conferenza di Pace sul modello di Helsinki, per ricostruire dialogo, sicurezza cooperativa e legalità internazionale». Ancora, si propone di porre il lavoro dignitoso come primo strumento geopolitico dell’Unione attraverso un’Agenda europea del lavoro che promuova qualità, sicurezza, dignità e protezione sociale.

Il manifesto chiede poi di riconoscere e diffondere le Case della Pace, «luoghi comunitari dedicati alla mediazione, al dialogo e alla formazione alla nonviolenza, già presenti in molte realtà locali e oggi bisognosi di un sostegno europeo coordinato». Si continua quindi con la proposta di istituire Corpi civili di pace europei, «forze civili formate per la prevenzione dei conflitti, la ricostruzione sociale e la diplomazia popolare». Parallelamente, si sollecita l’istituzione di un Commissario europeo per la Pace, responsabile della diplomazia preventiva, della cooperazione internazionale, dei diritti umani e della trasparenza nelle filiere degli armamenti. Anche agli Stati membri si chiede di valutare l’istituzione di ministeri per la Pace e agli enti locali la creazione di specifici assessorati dedicati.

Un altro punto cruciale è la richiesta di «garantire piena trasparenza sul commercio delle armi, ispirandosi al modello della legge italiana 185/1990, per consentire ai parlamenti nazionali ed europeo un controllo effettivo sulla coerenza delle esportazioni e dei transiti con i principi di pace e diritti umani». L’ultima proposta riguarda infine la creazione di corridoi lavorativi europei, «percorsi regolari e sicuri per l’ingresso lavorativo accompagnati da formazione nei Paesi d’origine, così da trasformare la mobilità umana in occasione di sviluppo, dialogo e crescita sociale, riducendo i conflitti generati da precarietà e irregolarità».

Presentando il manifesto all’Europarlamento, il presidente nazionale Acli Emiliano Manfredonia ha spiegato che «queste sette proposte non sono un’agenda teorica, ma l’espressione politica dell’Italia che abbiamo incontrato: un’Italia che esiste, resiste e costruisce; che affronta i conflitti senza violenza; che difende la dignità delle persone e tiene insieme responsabilità e diritti. Il manifesto – ha aggiunto – chiede all’Europa di ascoltare questo Paese reale e di tornare a investire nella pace con maggiore efficacia e con la stessa determinazione con cui oggi investe nella difesa armata».

Anche per il vicepresidente nazionale Pierangelo Milesi, «non possiamo considerare inevitabile un futuro di guerra. Possiamo e dobbiamo costruire un futuro di pace. Le Acli consegnano oggi alle istituzioni europee questo appello affinché la pace diventi il criterio che orienta le scelte economiche, sociali e internazionali dell’Unione, restituendo al progetto europeo la sua vocazione originaria».

16 dicembre 2025

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