Mercoledì 17 Dicembre 2025 10:12
Curia Iulia ai Fori imperiali Roma
L’edificio deve il suo nome alle assemblee dei curiati, cittadini selezionati in base al censo. I comizi curiati erano un’antica assemblea popolare che risale all’epoca regia. Erano divisi in trenta gruppi o curie, basati sulle tribù; esercitavano funzioni consultive, religiose e ratificavano l’autorità dei magistrati. La prima curia di Roma, la Curia Hostilia, fu edificata [...]
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Erano divisi in trenta gruppi o curie, basati sulle tribù; esercitavano funzioni consultive, religiose e ratificavano l’autorità dei magistrati.
La prima curia di Roma, la Curia Hostilia, fu edificata secondo la leggenda da Tullio Ostilio, il terzo re di Roma nel VI sec. a.C.
Venne danneggiata da un incendio nel 52 a.C., così Giulio Cesare la rifondò modificandone l’orientamento ed annettendola al suo Foro.
Il lavoro fu terminato nel 29 a.C. da Augusto ed inaugurato il 28 agosto del 29 a.C., ma già nel 94 d.C. all’epoca di Domiziano, subì un primo restauro, seguito da un altro più importante di Diocleziano, conseguente al disastroso incendio del 283 d.C.




Il vano interno rispetta le proporzioni consigliate da Vitruvio per le curie. Alta 21 metri era circa la metà della somma tra lunghezza e larghezza, con una base di 18 x 27 metri.
La sua altezza è dovuta ad un probabile accorgimento per ottenere una buona acustica. La copertura lignea odierna è moderna, in antico era composta da travi piane.
Al tempo di Teodorico, nella Curia si tenevano ancora le adunanze del Senato.
Sopravvissuto alla caduta dell’Impero romano d’Occidente, l’edificio era conosciuto con il nome di Atrium Libertatis, preso in realtà da un vicino edificio andato distrutto o adibito ad altri usi già prima del VI secolo, dove anticamente si svolgeva la liberazione degli schiavi.
Nel 630, durante il pontificato di papa Onorio I, l’edificio venne trasformato nella chiesa di Sant’Adriano al Foro, decorata con affreschi bizantini, ancora in parte visibili e dotata di un campanile.
Fu poi restaurata in stile barocco da Martino Longhi il Giovane nel 1653. Grazie all’uso come luogo religioso, la Curia si salvò. Oggi è uno degli edifici tardo-antichi meglio conservati di Roma.
Il Chalcidicum, è il portico colonnato antistante la Curia, si trova rappresentato su una moneta di epoca augustea; il Secretarium Senatus erroneamente indicato come segreteria, era in realtà un tribunale speciale per i senatori, istituito in epoca tardo-imperiale, probabilmente adattando una delle tabernae del vicino Foro di Cesare; l’Atrium Minervae infine non sarebbe stato altro che un’errata designazione del Foro di Nerva.
Recenti studi hanno appurato la presenza dietro la Curia di alcuni ambienti identificati come l’Atrium Libertatis.
La Curia era contigua al Foro di Cesare, tanto da sembrarne un’appendice, posizione con la quale il dittatore voleva sottolineare il suo patronato sulle istituzioni romane.


L’edificio a pianta rettangolare, ha quattro pilastri esterni sui fianchi che fungono da contrafforti. Le due facciate sono coronate da timpani; su quella principale si aprono tre finestre ad arco e un unico portale profilato in travertino.
All’esterno l’ edificio è in mattoni, sulla facciata anteriore e posteriore presenta dei timpani. La facciata anteriore nella parte bassa era ricoperta da lastre marmoree, mentre quella alta era decorata a bugnato in stucco che imitava il marmo.
Sotto i tre finestroni sono visibili una serie di fori quadrati, tracce delle travi di un portico, ai lati del portale ci sono delle impronte rettangolari, sono sepolture medievali risalenti a quando l’edificio ospitava la chiesa di Sant’Adriano. Tutta l’area calpestabile era ad una quota più alta.
La pavimentazione è stata in parte ricostruita con marmi antichi, secondo la disposizione di epoca dioclezianea, come pure la decorazione architettonica delle pareti con le nicchie che ospitavano statue inquadrate da colonnine su mensole.
Le pitture bizantine sulla controfacciata, risalgono sempre alla trasformazione in chiesa del VII secolo.

L’aula è divisa in tre settori, con a destra e sinistra tre gradini larghi e bassi, dove erano collocati i circa trecento seggi per i senatori.
Sulla parete di fondo, tra due porte, si trova il basamento per la presidenza, dove è collocata anche la base della statua della Vittoria.
Fu oggetto di un’aspra polemica tra cristiani e pagani sul finire del IV secolo.
Venne rimossa per la prima volta nel 357 dall’imperatore Costanzo II, fervente ariano, ma ricollocata durante il regno di Giuliano.
Nel 382 Graziano, accogliendo le richieste di Ambrogio di Milano, vescovo dell’allora capitale, la fece nuovamente rimuovere.
Seguì nel 384, sotto il regno di Valentiniano II, la disputa tra Ambrogio di Milano e Quinto Aurelio Simmaco, senatore pagano e fiero oppositore del cristianesimo, che, da praefectus urbi, si prodigò per la reintegrazione dell’Ara in Senato.
Alla morte di Valentiniano II, l’altare fu nuovamente ricollocato nell’aula da Eugenio (392-394), per essere definitivamente rimosso nel 394 da Teodosio, dopo la vittoria al Frigido su Eugenio.
Oggi all’interno della Curia sono esposti due grandi rilievi, i Plutei di Traiano, trovati nel 1872 nel Foro tra la Colonna di Foca e il Comizio. C’è poi una bellissima statua in marmo rosso di un togato acefala e senza braccia probabilmente raffigurante l’imperatore Traiano.
La Curia e un altro dei super siti del Foro romano, visitabile con un piccolo sovrapprezzo. È aperta solitamente sabato, domenica (ma non la prima del mese) e lunedì in orari che variano durante l’anno. È preferibile consultare prima di recarcisi il sito del Parco del Colosseo.
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