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Giovedì 18 Dicembre 2025 09:12

“Sotto il cielo di Gaza”, lunga e dolorosissima storia di diritti negati



Presentato alla Santissima Trinità il libro di don Capovilla e Betta Tusset (Pax Christi Italia), nato da «testimonianze, racconti e grida» della popolazione e delle organizzazioni internazionali. Il parroco padre Giacopuzzi: «Da cristiani non possiamo tacere»

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«Come si vive oggi a Gaza? Non si vive, si sopravvive». È laconico ma diretto don Nandino Capovilla nel raccontare ciò che sta succedendo nella Striscia di Gaza, durante la presentazione del suo libro “Sotto il cielo di Gaza” (edizioni La Meridiana), scritto insieme a Betta Tusset – entrambi del movimento Pax Christi Italia – e presentato ieri sera, 17 dicembre, nella parrocchia della Santissima Trinità a Villa Chigi, quartiere Trieste. «Possiamo dire che questo libro non lo abbiamo scritto noi – racconta – ma dà voce a testimonianze, report, racconti, grida che ci arrivano dalla popolazione e dalle organizzazioni internazionali. In particolare, alle conversazioni tra noi e Andrea De Domenico, un funzionario dell’Ocha, l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari».

Il volume è dunque «una lunga e dolorosissima storia di diritti negati e dell’altrettanto faticoso tentativo di far sì che i diritti fondamentali vengano di nuovo rispettati», ha affermato la giornalista Nicoletta Dentico, esperta di cooperazione internazionale e diritti umani, dialogando con don Capovilla. Insieme a loro, la giornalista Francesca Fornario, che ha letto alcuni passi del libro. «Racconta – ha sottolineato – come a Gaza quasi nessuno abbia la casa, perché tutto è stato tolto alla popolazione: un tetto, un letto, il pane, le scuole, gli ospedali, il lavoro, un campo da coltivare, fino alla stessa vita». Anche il cessate il fuoco, ha riferito don Capovilla, «non ha portato assolutamente a una ripresa dei più essenziali e normali standard di sopravvivenza». Oltretutto, «l’emergenza si è estesa e non riguarda solo Gaza City, ma anche la West Bank», ovvero la Cisgiordania, che si trova nella cosiddetta sponda occidentale, «dove la violenza dei coloni, supportata dall’esercito, porta alla continua devastazione dei villaggi, delle città, e questo davvero è fuori misura».

Parlare di Gaza «è fondamentale», ha rimarcato il parroco che ha ospitato la presentazione, padre Raffaele Giacopuzzi, perché «bisogna dar voce a ciò che sta accadendo e farlo sapere anche nelle nostre comunità, al nostro territorio. Da cristiani non possiamo tacere», ha scandito, facendo eco al racconto di don Capovilla che proprio in riferimento alla comunità cristiana ha ricordato ai presenti – molti parrocchiani e anche giovani e adolescenti del catechismo – che lo scorso novembre «è stato presentato il forte grido del Kairos Palestine 2», un documento dei cristiani palestinesi che rinnova e approfondisce il messaggio del Kairos del 2009. Un testo nato, questa volta, «nel cuore del genocidio e che per l’appunto non vuole usare termini diversi o edulcorati». Tutti i credenti, quindi, ha concluso padre Giacopuzzi, «sono chiamati a non spostare lo sguardo, a incontrare chi è testimone dei conflitti e quindi a farsi megafono di ciò che sta accadendo in quella parte del globo così come nelle altre zone del mondo dove ci sono guerre».

18 dicembre 2025

 

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