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Giovedì 18 Dicembre 2025 15:12

Sanità: spesa insufficiente e disuguaglianze nell’accesso ai servizi

copertina rapporto osservasalute 2025
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Presentato alla Cattolica il Rapporto Osservasalute. Poche risorse per la salute mentale. Anziani sempre più soli, malattie croniche in aumento, stili di vita non adeguati, scarsa prevenzione

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copertina rapporto osservasalute 2025
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Anziani sempre più soli. Malattie croniche in aumento, a cominciare dall’ipertensione. Stili di vita non adeguati. Scarsa prevenzione. Spesa pubblica insufficiente per la sanità. Disuguaglianze territoriali nell’accesso ai servizi. Sono i principali risultati che emergono dalla
XXII edizione del Rapporto Osservasalute
presentata oggi, 18 dicembre, nella sede romana dell’Università Cattolica. Un’analisi approfondita dello stato di salute della popolazione e della qualità dell’assistenza sanitaria nelle regioni italiane pubblicata dall’Osservatorio nazionale sulla salute come bene comune e frutto del lavoro di 138 ricercatori. A presentarla, il direttore scientifico dell’Osservatorio nazionale Alessandro Solipaca, il direttore dell’Osservatorio Walter Ricciardi, il presidente l’arcivescovo Vincenzo Paglia, il segretario Federico Serra e il coordinatore Leonardo Villani.

L’Italia invecchia: l’età media della popolazione, pari a 46,6 anni nel 2024, si stima che raggiungerà i 50,8 anni nel 2050. Il 40% di anziani vive da solo e circa 1,3 milioni di persone over 75 non ricevono un aiuto adeguato in relazione ai bisogni della vita quotidiana e alle necessità di tutti i giorni. Dilagano le malattie croniche e cala la qualità di vita delle persone. Il 19,1% delle persone con cronicità si dichiara insoddisfatto della propria vita, e tra i più giovani la percentuale aumenta notevolmente. Circa 11 milioni le persone che dichiarano di soffrire di ipertensione. Malattie croniche soprattutto femminili sono artrosi, artrite e osteoporosi, di cui soffre oltre una donna su 5 (22,6%).

Ancora, la prevenzione non è rispettata. Se da un lato aumenta il consumo di alcol, specie fuori dai pasti (da 25,8% a 32,4%), dall’altro gli italiani sono sempre meno fedeli alla dieta mediterranea: meno di un italiano su 5 (18,5%). Nel 2023, il consumo quotidiano di frutta e verdura è dichiarato da circa otto persone su dieci, ma di questi solo il 5,3% raggiunge le 5 porzioni al giorno. Non sorprende quindi che quasi la metà degli italiani, il 46,4%, viva una condizione di sovrappeso o obesità. Oltre al sovrappeso, in crescita anche il diabete, patologia più frequente fra gli uomini rispetto che fra le donne e nelle fasce di popolazione socio-economicamente più svantaggiate per istruzione o condizioni economiche, che provoca una spesa sanitaria non indifferente.

A preoccupare sono le risorse destinate alla sanità, insufficienti a soddisfare i crescenti bisogni della popolazione.  Nel 2023, la spesa sanitaria pubblica pro capite nazionale è cresciuta dello 0,41% rispetto al 2022, ma di fatto si tratta di una riduzione in termini reali se si tiene conto dell’inflazione. La spesa sanitaria pubblica corrente è al 6,14% del Pil, valore inferiore ai principali Paesi europei con sistemi di sanità pubblica, come ad esempio Finlandia e Regno Unito (8,2 e 8,9 rispettivamente). La spesa sanitaria pubblica italiana resta, quindi, tra le più basse dei Paesi Ocse, e diminuisce la spesa per il personale, risultato delle politiche di blocco del turnover attuate dalle Regioni costrette al piano di rientro dal disavanzo. Nel 2024 l’Italia ha speso complessivamente per la sanità 185 miliardi di euro, di cui 137 finanziati dal settore pubblico e 41 pagati dalle famiglie (soprattutto nell’assistenza ambulatoriale per cura e riabilitazione); in crescita il ruolo delle assicurazioni sanitarie volontarie.

«I dati segnalano un progressivo deterioramento dell’equilibrio economico-finanziario e lo scenario futuro è discretamente preoccupante – afferma Ricciardi, coordinatore del Rapporto – in particolare sulla capacità del sistema di welfare di sostenere le fragilità di alcune fasce di popolazione, in particolare quella anziana». La spesa sociale destinata agli anziani, infatti, è diminuita e non è uniforme sul territorio. Così come resta bassa quella per la salute mentale (3,5%, tra le più basse in Europa), grande emergenza sanitaria del nostro Paese soprattutto nella fascia di giovani e adolescenti, mentre è in costante aumento il consumo di antidepressivi in Italia. Il sistema di salute mentale, indicano gli esperti, è sotto pressione, con ampie disuguaglianze territoriali, generazionali e di genere.

Dal Rapporto Osservasalute emerge la necessità di ridurre le disomogeneità territoriali nell’accesso ai servizi, rafforzando l’offerta nelle regioni con tassi più bassi (tra queste anche il Lazio) e affrontando barriere strutturali. «È inoltre prioritario intervenire nella fascia 18–24 anni, che presenta i livelli più elevati di ricoveri (40 per 10mila). I disturbi psichiatrici costituiscono una sfida prioritaria per la sanità pubblica globale, stante anche l’ampia diffusione dei disturbi d’ansia e della depressione maggiore».

18 dicembre 2025

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