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Domenica 21 Dicembre 2025 17:12

Scoperta la valle dei dinosauri nello Stelvio

A fare la scoperta, lo scorso 14 settembre, è stato il fotografo naturalista Elio Della Ferrera, si tratta di uno dei più ricchi siti al mondo -

#scienza
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Scoperta eccezionale nel cuore delle Alpi italiane tra Livigno e Bormio: sono state trovate nella valle del Fraele lungo una parete di dolomia oggi quasi verticale, migliaia di impronte di dinosauri erbivori risalenti a 210 milioni di anni fa (Triassico superiore). A fare la scoperta, lo scorso 14 settembre, è stato  il fotografo naturalista Elio Della Ferrera e, come hanno annunciato la Regione Lombardia e Cristiano Dal Sasso, paleontologo del Museo di Storia Naturale di Milano, si tratta di uno dei più ricchi siti al mondo.

Le analisi condotte dai ricercatori dello stesso Museo, in collaborazione con il Muse di Trento e l’Università degli Studi di Milano, confermano l’importanza mondiale del giacimento.

Le impronte fossilizzate, che si estendono per centinaia di metri,  appaiono ben conservate, tanto che sono ben visibili i segni delle dita e, in alcune, perfino le tracce di quattro dita e degli artigli. Alcune impronte misurano 40 centimetri di diametro, ma la maggioranza ha forma allungata e appaiono chiaramente prodotte da grandi animali con andatura bipede.

“E’ una vera e propria valle dei dinosauri che si estende per chilometri – ha dichiarato all’Ansa Dal Sasso. “E’ il sito più grande delle Alpi e uno dei più ricchi del mondo”, ha aggiunto. Secondo il ricercatore la scoperta è senza dubbio la più importante dopo quella di Ciro, (Scipionyx samniticus) scoperto in Italia nel 1981.

Le prime analisi dicono che si tratta di impronte lasciate da dinosauri bipedi dal collo lungo e dalla testa piccola, lunghi dagli otto ai dieci metri, si tratterebbe di prosauropodi vissuti alla fine del Triassico e ritenuti gli antenati dei sauropodi del Giurassico.

“Questo luogo era pieno di dinosauri”,  ha spiegato Dal Sasso. “E’ un immenso patrimonio scientifico che richiederà decenni per essere studiato, anche perché – conclude – il sito non è raggiungibile con sentieri e per esaminare le orme si dovranno impiegare droni e tecnologia di telerilevamento”.

Le impronte, che sono su una parete verticale difficilmente raggiungibile, appaiono in file parallele, come se i branchi si fossero mossi in modo sincronizzato. Ma non tutte, altre  rivelano comportamenti più complessi come se i dinosauri  si fossero radunati in cerchio forse per difendersi da un nemico. Questi animali 210 milioni di anni fa vivevano e si muovevano lungo le coste dell’oceano Tetide, in un ambiente tropicale e, secondo gli scienziati, le loro impronte sono rimaste impresse su sedimenti soffici e saturi di acqua che caratterizzavano le ampie piane di marea dell’Oceano.

“La plasticità di quei finissimi fanghi calcarei ora divenuti roccia – ha commentato Fabio massimo Petti, icnologo del Muse di Trento – ha talora permesso di conservare dettagli anatomici delle zampe davvero notevoli, come le impressioni delle dita e persino degli artigli”. Secondo Fabrizio Berra, dipartimento di Scienze della Terra “Ardito Desio”, Università degli Studi di Milano, questa è davvero un’occasione unica per “studiare l’evoluzione nel tempo degli animali e del loro ambiente, leggendo le pagine di un libro di pietra”. (Rita Lena)

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