Lunedì 22 Dicembre 2025 11:12
Team Pandoro vs Team Panettone: la guerra di Natale (che divide più della tombola)
Team Pandoro vs Team Panettone: la guerra di Natale… con un finale dolcissimo A Natale...
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A Natale succede ogni anno, puntuale come la tombola dopo cena: nascono le fazioni.
C’è il Team Pandoro, che lo mangia rigorosamente “liscio” (ma poi lo farcisce in ogni modo possibile), e il Team Panettone, che difende canditi e uvetta come fossero patrimonio UNESCO.
C’è il Team Pandoro, che lo mangia rigorosamente “liscio” (ma poi lo farcisce in ogni modo possibile), e il Team Panettone, che difende canditi e uvetta come fossero patrimonio UNESCO.
Negli ultimi tempi, però, a farsi sentire è soprattutto una voce: quella dei giovani della Generazione Z, che sul tavolo delle feste scelgono senza esitazioni il pandoro.
Motivo? È semplice, soffice, senza sorprese e soprattutto personalizzabile. Il pandoro si presta alle creme, ai social, alle rivisitazioni. Il panettone, invece, divide: o lo ami o lo scansì. E i Gen Z, si sa, non hanno tempo per le mediazioni.
Motivo? È semplice, soffice, senza sorprese e soprattutto personalizzabile. Il pandoro si presta alle creme, ai social, alle rivisitazioni. Il panettone, invece, divide: o lo ami o lo scansì. E i Gen Z, si sa, non hanno tempo per le mediazioni.
Il panettone nasce a Milano, nel pieno del Rinascimento, alla corte di Ludovico il Moro.
Secondo la leggenda, uno chef bruciò il dolce del banchetto natalizio e fu salvato dal suo garzone, Toni, che preparò un impasto con ciò che rimaneva: farina, burro, uova e scorze candite. Il successo fu tale che il dolce prese il nome di “pan de Toni”, diventando poi il panettone che conosciamo oggi.
Secondo la leggenda, uno chef bruciò il dolce del banchetto natalizio e fu salvato dal suo garzone, Toni, che preparò un impasto con ciò che rimaneva: farina, burro, uova e scorze candite. Il successo fu tale che il dolce prese il nome di “pan de Toni”, diventando poi il panettone che conosciamo oggi.
Il pandoro arriva dopo, ma la sua storia è tutt’altro che banale. Nasce a Verona, alla fine dell’Ottocento, e affonda le radici nella tradizione dolciaria veronese.
Prima del pandoro esisteva il Nadalìn, un dolce natalizio semplice, basso, al burro, decorato con zucchero e mandorle. A trasformarlo in qualcosa di completamente nuovo fu Giovanni Battista Perbellini, detto “El Tita”, pasticcere che aveva studiato a Vienna, patria dei grandi lievitati.
Grazie alle lunghe lievitazioni e a uno speciale stampo in peltro, Perbellini riuscì a ottenere un dolce più alto, soffice e arioso, che chiamò Offella. Era il 1891 e a Verona le famiglie facevano la fila davanti alla pasticceria per averne uno durante l’Avvento.
Qualche anno dopo, nel 1894, Melegatti brevettò ufficialmente il dolce con il nome di Pandoro, ovvero “Pan de Oro”, pane d’oro, per il suo colore giallo intenso dato dalle uova e dal burro.
Niente canditi, niente uvetta: solo morbidezza, profumo di vaniglia e una pioggia finale di zucchero a velo. Il pandoro era nato. E non avrebbe più lasciato le tavole natalizie italiane.
Niente canditi, niente uvetta: solo morbidezza, profumo di vaniglia e una pioggia finale di zucchero a velo. Il pandoro era nato. E non avrebbe più lasciato le tavole natalizie italiane.
Ed è proprio grazie alla sua semplicità che oggi il pandoro è il re delle reinterpretazioni. La più amata? Il
Pandoromisù
: il tiramisù fatto con il pandoro.Si usa il pandoro al posto dei savoiardi, lo si bagna nel caffè, si alterna con crema al mascarpone super golosa e si chiude con una generosa spolverata di cacao amaro.
Zero forno, pochissimo tempo e massimo risultato. Il dolce perfetto per Natale, soprattutto quando sotto l’albero trovi più pandori che regali.
Zero forno, pochissimo tempo e massimo risultato. Il dolce perfetto per Natale, soprattutto quando sotto l’albero trovi più pandori che regali.
