Martedì 23 Dicembre 2025 08:12
Leone XIV: «C’è bisogno di una Curia più missionaria»


Il Papa ricorda il suo predecessore Francesco e sottolinea i valori della missione e della comunione. Il riferimento ai «fantasmi della divisione» e a dinamiche «legate all’esercizio del potere, alla smania del primeggiare e alla cura dei propri interessi»
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Ha ricordato Francesco, Papa Leone, nel suo primo scambio di auguri con la Curia romana, ieri, 22 dicembre, nell’Aula della Benedizione. «La sua voce profetica, il suo stile pastorale e il suo ricco magistero hanno segnato il cammino della Chiesa di questi anni, incoraggiandoci soprattutto a rimettere al centro la misericordia di Dio, a dare maggiore impulso all’evangelizzazione, ad essere Chiesa lieta e gioiosa, accogliente verso tutti, attenta ai più poveri», ha affermato, dopo il saluto del decano del Sacro Collegio il cardinale Giovanni Battista Re. Poi, prendendo spunto dall’esortazione Evangelii gaudium, ha sottolineato «due aspetti fondamentali della vita della Chiesa: la missione e la comunione».
«La Chiesa è per sua natura estroversa, rivolta verso il mondo, missionaria – ha ricordato -. Esiste perché ciascuno possa scoprirsi figlio amato, fratello del prossimo, uomo nuovo a immagine del Cristo e, perciò, testimone di verità, di giustizia e di pace». Leone ha sottolineato come «Dio stesso, per primo, si è messo in cammino verso di noi e, nel Cristo, ci è venuto a cercare. La missione ha inizio nel cuore della Santissima Trinità: Dio, infatti, ha consacrato e inviato il Figlio nel mondo. Il mistero del Natale ci annuncia proprio questo». Quindi «la missione di Gesù sulla terra» diventa «criterio di discernimento per la nostra vita, per il nostro cammino di fede, per le prassi ecclesiali, come pure per il servizio che svolgiamo nella Curia Romana. Le strutture, infatti, non devono appesantire, rallentare la corsa del Vangelo o impedire il dinamismo dell’evangelizzazione».
Il Papa ha ricordato che in virtù del battesimo, «tutti siamo chiamati a partecipare alla missione di Cristo. Anche il lavoro della Curia dev’essere animato da questo spirito e promuovere la sollecitudine pastorale al servizio delle Chiese particolari e dei loro pastori. Abbiamo bisogno di una Curia romana sempre più missionaria, dove le istituzioni, gli uffici e le mansioni siano pensati guardando alle grandi sfide ecclesiali, pastorali e sociali di oggi e non solo per garantire l’ordinaria amministrazione».
Ma «nella vita della Chiesa la missione è strettamente congiunta alla comunione». Il mistero del Natale, ha spiegato Leone, «ci ricorda che Gesù è venuto a rivelarci il vero volto di Dio come Padre, perché potessimo diventare tutti suoi figli e quindi fratelli e sorelle tra di noi», in modo da «essere segno di una nuova umanità, non più fondata sulla logica dell’egoismo e dell’individualismo, ma sull’amore vicendevole e sulla solidarietà reciproca». Un compito urgente, secondo il Papa, sia all’interno che all’esterno: «La comunione nella Chiesa rimane sempre una sfida che ci chiama alla conversione. Talvolta, dietro un’apparente tranquillità, si agitano i fantasmi della divisione. E questi ci fanno cadere nella tentazione di oscillare tra due estremi opposti: uniformare tutto senza valorizzare le differenze o, al contrario, esasperare le diversità e i punti di vista piuttosto che cercare la comunione». Il rischio è «cadere vittime della rigidità o dell’ideologia, con le contrapposizioni che ne conseguono».
Ancora un richiamo forte all’unità, quindi, che «si costruisce, più che con le parole e i documenti, mediante gesti e atteggiamenti concreti che devono manifestarsi nel nostro quotidiano, anche nell’ambito lavorativo». Dopo aver citato la lettera di sant’Agostino a Proba in cui il vescovo d’Ippona esprime l’amarezza per i pochi veri amici di cui ci si può fidare, Leone XIV ha affermato: «Questa amarezza a volte si fa strada anche tra di noi quando, magari dopo tanti anni spesi al servizio della Curia, notiamo con delusione che alcune dinamiche legate all’esercizio del potere, alla smania del primeggiare, alla cura dei propri interessi, stentano a cambiare. E ci si chiede: è possibile essere amici nella Curia romana? Avere rapporti di amichevole fraternità? Nella fatica quotidiana, è bello quando troviamo amici di cui poterci fidare, quando cadono maschere e sotterfugi, quando le persone non vengono usate e scavalcate, quando ci si aiuta a vicenda, quando si riconosce a ciascuno il proprio valore e la propria competenza, evitando di generare insoddisfazioni e rancori».
Tutto questo deve diventare «un segno anche ad extra, in un mondo ferito da discordie, violenze e conflitti, in cui assistiamo anche a una crescita di aggressività e di rabbia, non di rado strumentalizzate dal mondo digitale come dalla politica. Il Natale del Signore – sono ancora le parole del pontefice – reca con sé il dono della pace e ci invita a diventarne segno profetico in un contesto umano e culturale troppo frammentato. Il lavoro della Curia e quello della Chiesa in generale vanno pensati anche in questo orizzonte ampio: non siamo piccoli giardinieri intenti a curare il proprio orto, ma siamo discepoli e testimoni del Regno di Dio. La missione e la comunione sono possibili se rimettiamo Cristo al centro».
23 dicembre 2025
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