Servizi > Feed-O-Matic > 692169 🔗

Venerdì 26 Dicembre 2025 00:12

Le pillole di Polly: recensione di “Il postino di Neruda” di Antonio Skármeta

Chi ha il dono di comporre versi sublimi è in grado di ipnotizzare le folle...

#altre notizie
leggi la notizia su RomaDailyNews



Chi ha il dono di comporre versi sublimi è in grado di ipnotizzare le folle meglio di un incantatore di serpenti, e ha più fascino di una femme fatale.

Figurarsi se il poeta in questione è Pablo Neruda in persona, che da decenni viene ammirato, scopiazzato e invidiato dagli uomini di tutto il mondo, capace com’è di fare cadere ai suoi piedi una donna semplicemente recitandole le sue rime.

Mario Jiménez, di professione ex pescatore, di poesia, a dire il vero, ne capisce proprio pochino.

A breve gli anni Sessanta saranno solo un ricordo, ma lui, come tanti altri in Cile, sa leggere a stento.

Con Neruda, però, magari non ci avrà mai parlato, ma lo ha sempre guardato da lontano con ammirazione e timore riverenziale.

Così, quando si libera un posto di postino nel villaggio di Isla Negra, dove il solo a ricevere corrispondenza è proprio il grande poeta, Mario non ha dubbi. Accetta quel lavoro anche se è pagato una miseria, anche se per portare la posta a Neruda dovrà fare interminabili viaggi in bicicletta incollandosi tonnellate di plichi, e pazienza se il precedente postino è andato in pensione gobbo come un cammello.

Quando incontra Pablo per la prima volta, Mario spera che gli rivolga la parola. Poi, visto che questo non accade, con il passare del tempo prende il coraggio a due mani e cerca di avviare una conversazione con lui. Il poeta all’inizio è recalcitrante, poi si lascia andare a quella strana amicizia con il giovane postino.

E quando Mario si innamora della bella Beatriz, per aiutarlo a fare colpo su di lei, Neruda gli spiega cosa sia una metafora.
“Il postino di Neruda” è un romanzo di Antonio Skármeta, scrittore, traduttore e diplomatico cileno scomparso nel 2024.

L’opera, che ha ispirato il celeberrimo film del ’94 “Il postino” con il grande Massimo Troisi nel ruolo di Mario e Philippe Noiret in quello di Neruda, è bella quanto la pellicola del regista Michael Radford.

Il romanzo, diversamente dal film, è ambientato in Cile, nel periodo poco precedente alla caduta del governo democraticamente eletto di Salvador Allende e al colpo di stato di Pinochet.

In poco più di cento pagine, Skármeta è riuscito a dare vita ad un Neruda strabordante di personalità, umano ma diffidente, aperto ma ruvido.

La figura di Mario, poi, è costruita in modo altrettanto magistrale. Il ragazzo ha un animo gentile, generoso, è un buono di natura e, anche se è semplice, riesce a costruire una solida amicizia con Neruda, che avendo l’animo del poeta vede oltre l’apparenza e ha intuito il grande valore umano di Mario.

Ne nasce un’opera commovente, poetica, scritta con uno stile ironico nonostante la drammaticità del momento storico e ricca di descrizioni poetiche che, lungi dall’appesantire la narrazione, evocano la bellezza di Isla Negra come se si fosse lì.

“Il postino di Neruda”, dunque, è un capolavoro che va riscoperto. Chi lo fa, probabilmente lo preferirà al film.

Federica Focà

Questo sito utilizza cookie tecnici, anche di terze parti, per migliorare i servizi offerti e ottimizzare l’esperienza dell’utente. Si prega di leggere l'informativa sulla privacy. Chiudendo questo banner si accettano le condizioni sulla privacy e si acconsente all’utilizzo dei cookie.
CHIUDI