Sabato 27 Dicembre 2025 13:12
Reina: «Comincia un tempo nuovo per la nostra diocesi»


Il vicario del Papa ha chiuso la Porta Santa della basilica lateranense, presiedendo la Messa. «L'anno giubilare - ha detto - ci lascia un sacramento diffuso della prossimità del Dio delle sorprese. Uniamo le forze per essere luogo che la testimonia»
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Con una cerimonia semplice ma suggestiva, il cardinale vicario Baldo Reina ha chiuso questa mattina, sabato 27 dicembre, la Porta Santa della basilica di San Giovanni in Laterano. Al rito nell’atrio della cattedrale, a cui ha fatto seguito la celebrazione eucaristica, animata dal Coro della diocesi di Roma diretto da monsignor Marco Frisina, hanno presenziato, tra gli altri, il sindaco Roberto Gualtieri, il presidente del consiglio regionale Antonello Aurigemma e il prefetto di Roma Lamberto Giannini, oltre al pro-prefetto del dicastero per l’Evangelizzazione l’arcivescovo Rino Fisichella, a capo dell’organizzazione del Giubileo, e al cardinale Francesco Montenegro, che ha concelebrato insieme al vicegerente della diocesi di Roma Renato Tarantelli. Presenti anche i vescovi Michele Di Tolve, Luca Brandolini, Guerino Di Tora e Vittorio Lanzani, con i membri del Consiglio episcopale diocesano e del Consiglio presbiterale, i canonici del capitolo lateranense, i prefetti e i membri delle confraternite. Lunedì 29 dicembre inizierà la muratura della Porta Santa.
Nella sua omelia il cardinale Reina ha ricordato come, in occasione della festa dell’apostolo Giovanni, la liturgia della Parola «unisce il mistero del Natale a quello di Pasqua». Seguendo il testo che descrive Giovanni «mentre corre verso la tomba in cui era stato sepolto il suo maestro e amico, anche noi siamo attraversati dalla domanda che unisce la corsa di Maria di Magdala e di Pietro. La tomba è vuota, dove cercarlo? Non è stata questa, forse, la domanda dei tanti pellegrini che sono venuti nella nostra città durante quest’Anno Santo? Non è questa la domanda di tanti che vorrebbero incontrare Gesù nella loro vita? Dove cercare il Signore?».

(foto: diocesi di Roma/Gennari)
La sorpresa davanti al sepolcro vuoto è la stessa dei pastori che trovano il Figlio di Dio fatto uomo in una stalla: «Cosa significa questa sorpresa per la nostra diocesi?» si è chiesto il cardinale. «Io per primo mi sento custode della possibilità che questa sorpresa trovi spazio nel nostro annunciare il Vangelo, trovi dimora nelle nostre comunità, trovi corpo nel nostro essere ministri della misericordia di Dio, trovi il suo inveramento in una città in cui molti hanno perso la speranza. Possiamo professare la nostra fede senza preoccuparci di quanti, per i pesi che devono portare, per il dolore che patiscono, per le ingiustizie che subiscono, non riescono a vedere altro che una tomba vuota, il segno più acuto dell’assenza?».
Reina ha richiamato l’assenza di solidarietà, di attenzione alle miserie economiche ed esistenziali, di fraternità. Un’assenza «in cui le famiglie si disperdono, i legami si infragiliscono, le generazioni si oppongono, le dipendenze diventano catene». E ha proseguito sottolineando con forza l’assenza di giustizia «che non risponde all’altissima vocazione della politica di rimuovere gli ostacoli perché ognuno possa trovare uguale opportunità per realizzarsi» e dare «sostanza alla propria dignità, con il lavoro e giusti salari, avere una casa». Ma il cardinale ha ricordato anche «l’assenza di pace in un mondo in cui prevale la logica del più forte, l’assenza di profezia che rischia di rendere muto Dio».
Come porsi da cristiani di fronte a questo scenario? Noi, ha detto Reina, «dovremmo annunciare Cristo manifestando la presenza nell’assenza, contrastando ogni inerzia, perché si possa incontrare il Signore. Un annuncio che alle parole unisce il gesto coinvolge tutti i sensi, trasfigurando la nostra città. Dobbiamo essere missionari della trasfigurazione di tutti i luoghi sociali ed esistenziali». È questa «la speranza che ha mosso i tantissimi pellegrini che hanno lasciato sulle nostre strade le impronte dei passi gravati dai pesi che premevano nel loro cuore».
Quest’anno giubilare, ha detto ancora Reina, «ci lascia un sacramento diffuso della prossimità del Dio delle sorprese. E se ora chiudiamo la Porta, sappiamo che il Risorto passa attraverso le porte chiuse, e non si stanca di bussare alle nostre porte chiuse. Per offrire e trovare misericordia. Comincia un tempo nuovo per la nostra diocesi. Uniamo le nostre preghiere e le nostre forze per essere luogo che rivela la presenza del Signore, che testimonia la sua prossimità divenendo prossimi gli uni gli altri». Il cardinale ha concluso citando le parole di Papa Leone nel discorso del 19 settembre in occasione dell’apertura del nuovo anno pastorale della diocesi, con il forte richiamo alla responsabilità: «Ebbene, ora tocca a noi metterci all’opera affinché la Chiesa che vive a Roma diventi laboratorio di sinodalità, capace, con la grazia di Dio, di realizzare “fatti di Vangelo”».
Al termine della celebrazione il cardinale ha ringraziato quanti hanno contribuito alla riuscita dell’Anno Santo e ha ricordato l’incontro che Papa Leone terrà con i giovani romani sabato 10 gennaio.
27 dicembre 2025
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