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Sabato 27 Dicembre 2025 12:12

Il Papa: «Ecco la via della pace: la responsabilità»



Nel suo primo messaggio natalizio, prima della benedizione Urbi et Orbi, Leone ha attraversato la geografia delle guerre e delle violenze, citando le parole di Isaia: «Praticare la giustizia darà pace»

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La responsabilità personale è il principio radicale per raggiungere la pace nel mondo. L’invito a una chiara presa di coscienza ha fatto da sfondo al tradizionale messaggio natalizio di Papa Leone XIV, che ha preceduto la benedizione “Urbi et Orbi”. Dalla loggia centrale della basilica vaticana, alle 12 del 25 dicembre, il vescovo di Roma ha indicato una strada precisa che va anche al di là dei negoziati diplomatici. «Ecco la via della pace: la responsabilità – ha detto con fermezza -. Se ognuno di noi, a tutti i livelli, invece di accusare gli altri, riconoscesse prima di tutto le proprie mancanze e ne chiedesse perdono a Dio, e nello stesso tempo si mettesse nei panni di chi soffre, si facesse solidale con chi è più debole e oppresso, allora il mondo cambierebbe».

In piazza San Pietro, nonostante la pioggia, erano presenti 26mila fedeli e salutandoli il Papa ha mostrato la stessa emozione che traspariva dal suo volto l’8 maggio, in occasione della sua prima benedizione immediatamente dopo l’elezione al soglio pontificio. Leone ha incentrato il suo appello sul senso del dovere partendo dalla teologia della vita di Gesù, il quale «è la nostra pace prima di tutto perché ci libera dal peccato e poi perché ci indica la via da seguire per superare tutti i conflitti, da quelli interpersonali a quelli internazionali». Nel suo messaggio ha poi attraversato la geografia delle guerre e delle violenze. Ha rivolto il suo primo pensiero ai cristiani, «in modo speciale a quelli che vivono in Medio Oriente» che ha incontrato in occasione del suo primo viaggio apostolico. Ha invocato «giustizia, pace e stabilità per il Libano, la Palestina, Israele, la Siria» e citando Isaia ha sottinteso un appello ai capi di Stato: «Praticare la giustizia darà pace. Onorare la giustizia darà tranquillità e sicurezza per sempre».

Per il continente europeo ha auspicato «uno spirito comunitario e collaborativo, fedele alle sue radici cristiane e alla sua storia, solidale e accogliente con chi si trova nel bisogno». Ha implorato la pace per «il martoriato popolo ucraino» chiedendo che «si arresti il fragore delle armi» e che Russia e Ucraina «trovino il coraggio di dialogare in modo sincero, diretto e rispettoso». Non ha dimenticato «le vittime di tutte le guerre in atto nel mondo» citando Sudan, Sud Sudan, Mali, Burkina Faso, Repubblica Democratica del Congo, Haiti e America Latina, dove spera «sia dato spazio al dialogo per il bene comune e non alle preclusioni ideologiche e di parte». E ancora, ha pregato per «un futuro di riconciliazione» in Myanmar e che «si restauri l’antica amicizia tra Tailandia e Cambogia».

Ma non solo le guerre mettono in ginocchio intere popolazioni. Il Papa ha affidato al Signore anche l’Asia meridionale e l’Oceania, «provate duramente dalle recenti e devastanti calamità naturali», invitando tutti «a rinnovare con convinzione l’impegno comune nel soccorrere chi soffre». Nell’ultima parte del messaggio, poi, ha elencato i volti della sofferenza con cui Cristo si identifica a partire da «chi non ha più nulla e ha perso tutto, come gli abitanti di Gaza», da chi «è in preda alla fame e alla povertà, come il popolo yemenita». E ancora: rifugiati e migranti, giovani senza lavoro, lavoratori sottopagati, detenuti che vivono «in condizioni disumane».

Dopo aver citato alcuni versi del poeta israeliano Yehuda Amichai ha invitato i fedeli ad aprire il cuore a chi è «nel bisogno e nel dolore. Così facendo – ha affermato – lo apriamo al Bambino Gesù, che con le sue braccia aperte ci accoglie e dischiude a noi la sua divinità». Il Giubileo della Speranza sta per concludersi. Il giorno di Natale è già stata chiusa la Porta Santa di Santa Maria Maggiore, il 27 dicembre il cardinale vicario Baldo Reina chiuderà quella di San Giovanni in Laterano, il 28 sarà chiusa quella di San Paolo fuori le Mura e infine, il 6 gennaio, il Papa chiuderà la Porta Santa di San Pietro. «Cristo, nostra speranza, rimane sempre con noi – ha concluso il Papa – Egli è la Porta sempre aperta, che ci introduce nella vita divina». Infine ha rivolto gli auguri di Natale in dieci lingue: italiano, francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese, polacco, arabo, cinese e latino.

27 dicembre 2025

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