Lunedì 29 Dicembre 2025 12:12
Basilica Santi Nereo e Achilleo Roma
Secondo una testimonianza i due erano servi di Domitilla, martirizzati insieme alla donna perché cristiani. Papa Damaso riporta invece che i due fossero dei soldati romani giustiziati sempre a causa della loro fede. È stata rinvenuta nella Basilica di San Paolo fuori le mura un iscrizione che farebbe risalire la creazione di un luogo di [...]
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Secondo una testimonianza i due erano servi di Domitilla, martirizzati insieme alla donna perché cristiani. Papa Damaso riporta invece che i due fossero dei soldati romani giustiziati sempre a causa della loro fede.
È stata rinvenuta nella Basilica di San Paolo fuori le mura un iscrizione che farebbe risalire la creazione di un luogo di culto in questo luogo al 377. L’ iscrizione celebra un cinammio (o lector, ovvero lettore), un funzionario ecclesiastico del primo periodo del cristianesimo.
Questi è legato ad un Titulus (nome o intestazione di un luogo) Fasciolae (fasciola o fascia). Il riferimento è alla benda che fasciava la gamba ferita di San Pietro, cadutagli mentre fuggiva dal carcere mamertino per non essere martirizzato.
Una reliquia che toccando il suolo santificò il luogo su cui fu poi costruito un santuario.
Nell’814 papa Leone III ricostruisce la basilica nei pressi del vecchio titulus per ospitare in essa le reliquie dei due martiri traslate dalle vicine catacombe di Domitilla.
In seguito però, il luogo venne abbandonato e decadde completamente. Così nel 1213 le reliquie dei santi furono nuovamente trasferite nella chiesa di San Adriano, ovvero in quella che era la Curia Iulia, situata nel Foro di Cesare e trasformata in chiesa cristiana da opapa Onorio I (625-638), che la dedicò a “Sant’Adriano in tribus fori”.




In occasione del giubileo del 1475, papa Sisto IV fa nuovamente ricostruire il luogo di culto ormai dimenticato.
Sotto il pontificato di papa Clemente VII (1523/1534) le reliquie vengono riportate nella basilica e poste sotto l’altare maggiore dove ancora oggi si trovano.
La chiesa verrà nuovamente ristrutturata nel 1600 per opera del cardinale Cesare Baronio
che realizzò anche gli arredi, riutilizzando quegli antichi paleocristiani ancora qui presenti, gli affreschi interni e gli altari laterali.
La facciata esterna ha ancora oggi l’aspetto voluto da papa Sisto IV. Presenta delle decorazioni geometriche realizzate con la tecnica a graffito eseguito da Girolamo Massei.
Si tratta di una pratica artistica molto diffusa alla metà del Cinquecento, ma solitamente eseguita solo su edifici civili.
Ci troviamo così davanti ad un caso raro se non unico.
Forse questa soluzione fu dettata per velocizzare i lavori, o forse per risparmiare sull’ inevitabile scelta che sarebbe ricaduta sul marmo, molto costoso.




La tecnica prevede di applicare due strati sovrapposti di intonaco: il primo scuro, il secondo chiaro. Graffiando e asportando il secondo strato, si realizzava il disegno che emergendo produceva un interessante contrasto tra chiaro e scuro.
Sempre sulla facciata, una cornice marmorea poggia su due volute laterali, sopra di essa si trovano delle finte nicchie con le raffigurazioni dei due santi: san Nereo posto a sinistra e sant’Achilleo a destra.
Nella nicchia centrale era probabilmente collocata l’immagine di santa Domitilla.
Troviamo poi un protiro ( portico marmoreo), posto su due colonne corinzie e un timpano triangolare sempre in marmo.
Di fianco si erge un campanile in stile barocco del XVII secolo.
La basilica all’interno presenta tre navate divise da pilastri ottagonali, che sostituirono nel XV secolo le colonne originali. La navata centrale illustra la vita e il martirio di Achilleo e Nereo e di quello di Domitilla.
Le navate laterali raffigurano invece scene di martirio tratte dal Martirologio Romano. Il Martirologio è di un testo ufficiale che cataloga i santi, pubblicato nel 1583 da Papa Gregorio XIII, basato sul culto dei martiri dei primi secoli cristiani. Serve da base per il calendario liturgico annuale.
L’altare maggiore, costruito con tre pannelli cosmateschi, contiene le reliquie dei santi Nereo, Achilleo e Domitilla.


Dietro l’altare si trova un trono episcopale in stile cosmatesco eseguito dai Vassalletto, una famiglia di costruttori e marmorari romani attiva dalla seconda metà del XII secolo fino alla fine del XIII; periodo di massima fioritura ed espansione di questo tipo di arte.
Sul trono compare una trascrizione che attesta erroneamente la presenza in questo luogo di papa Gregorio I Magno per pregare sulle reliquie dei santi.
Ma Cesare Baronio non sapeva che le reliquie in quel periodo erano state spostate e ritenendo che la venerazione fosse avvenuta qui, volle realizzare un incisione a ricordo dell’evento.
L’arcone dell’abside decorato presenta dei mosaici del IX secolo raffiguranti l’Annunciazione, la Trasfigurazione e la Theotokos (Madre di Dio) con il Bambino.
Diversi sono gli affreschi e i dipinti presenti, quelli posti nelle navate laterali che illustrano scene di martirio e che seguono un gusto piuttosto raccapricciante, con decapitazioni e amputazioni sanguinolente sono attribuiti a Niccolò Circignani detto il Pomarancio.
Quelli di Cristoforo Roncalli (anche lui soprannominato Pomarancio), raffigurano sull’altare della navata sinistra santa Domitilla con i santi Nereo e Achilleo. La santa è situata al centro in compagnia dei martiri posti ai lati, mentre degli angeli li circondano portando delle corone.
Sull’altare della navata destra gli affreschi che raffigurano la Madonna adorata dagli angeli sono stati eseguiti da Durante Alberti, mentre sono di Francesco Primo Gentile quelli nella sacrestia che rappresentano la Genealogia della famiglia Flavia.
Il dipinto su tela che si trova sulla parete è di Cristoforo Roncalli, ritrae Santa Domitilla tra san Nereo e sant’Achilleo.
Nell’ arco absidale c’è un mosaico tardo-bizantino della fine del VIII secolo e dell’ inizio del IX, che mostra la Trasfigurazione, l’Annunciazione e la Madonna con Gesù Bambino, unico resto della decorazione originale del tempo di Leone III.
Il recinto del presbiterio e il pavimento presentano opere medievali cosmatesche, tra cui il pulpito su base di porfido.
Una chiesa stupenda, che vale la pena visitare, soprattutto dopo il recente restauro che l’ha valorizzata. Peccato che nel mese di agosto sia chiusa e che l’apertura, almeno al momento, sia limitata alla sola giornata del sabato, dalle 10.00 alle 12.00.
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