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Mercoledì 28 Ottobre 2020 11:10

Stop al mondo dello spettacolo, lo sconcerto dei teatri: «Destinati a fallire»

Teatro Quirino, Roma
Teatro Quirino, Roma
La lettera al premier Conte: «Sconcerto e delusione». La Giornata nazionale dello spettacolo dal vivo, un minuto dopo la mezzanotte del 24 ottobre

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Teatro Quirino, Roma
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«Delusione e amarezza» per la chiusura di teatri, cinema e spettacoli dal vivo imposta dal nuovo Dpcm dello scorso 24 ottobre. Con queste parole le principali sigle degli operatori del settore hanno ribadito in questi giorni la loro contrarietà alle misure restrittive. L’Associazione teatri italiani privati (Atip) ha espresso tramite una lettera aperta indirizzata al premier Conte, ai ministri Franceschini e Speranza, al Commissario per l’emergenza Borrelli e al coordinatore del Comitato tecnico-scientifico Miozzo, «sconcerto e delusione» per «le chiusure imposte», lamentando una cospicua mancanza di fondi da destinare, già nei mesi scorsi, alle imprese private del settore dell’arte e degli spettacoli. Sempre l’Associazione, nata lo scorso maggio e fondata da 18 teatri sparsi su tutta la penisola, ha invitato la politica e gli esperti ad accertare personalmente «l’alto livello di sicurezza garantito, affinché possano rivedere il provvedimento emanato».

Una protesta che si unisce a un’altra lettera aperta, sottoscritta da Fed.It.Art., dal Forum terzo settore Lazio e da altre 400 realtà del mondo artistico, che ribadisce la contrarietà allo «stop generale dello spettacolo dal vivo» e chiede «un ristoro immediato e a fondo perduto per gli organismi di tutta la filiera, oltre a un sostegno ai lavoratori dell’intero comparto». Secondo i firmatari, infatti, recenti studi «dimostrano che i teatri, i concerti, i cinema sono tra i luoghi più sicuri e in virtù di questo – aggiungono – sfugge la ratio con la quale si sospendono tali attività».

Di vera e propria «discriminazione nei confronti del mondo del teatro e della cultura» parla infatti Guglielmo Ferro, co-direttore del teatro Quirino di Roma, che racconta le concrete difficoltà che l’impianto romano è costretto ad affrontare. «Si rischia – afferma – di creare due Italie con enormi disuguaglianze». Per molte realtà del settore, e per lo stesso co-direttore del Quirino, è  «intollerabile fare un dpcm di chiusura prima e pensare agli indennizzi soltanto dopo. Soprattutto perché – denuncia Ferro – moltissimi artisti e dipendenti hanno beneficiato della cassa integrazione dallo scorso marzo a oggi soltanto per due mesi, restando scoperti per il resto del tempo».

Il Teatro Quirino dopo il lockdown e con l’inizio della “fase 2” è stato «uno dei pochi a riaprire e abbiamo subito iniziato con i nuovi abbonamenti, nonostante l’incertezza del periodo, perché è impossibile per qualsiasi azienda rimanere chiusa per molti mesi, figuriamoci per un teatro». L’obiettivo era ovviamente ripartire «ma da lunedì scorso – racconta Ferro – abbiamo dovuto rimettere tutti in cassa integrazione e sappiamo che lo stipendio diventa nettamente inferiore, per non parlare di chi non ha un vincolo di dipendenza ma lavora a contratto, come attori e registi, che hanno così meno tutele». Il teatro, tiene a sottolineare Ferro, «non è un mero passatempo. Bisogna andare oltre questo concetto, perché con questo dpcm sembra che si può lavorare solo se lo si fa per l’economia fattuale del Paese mentre chi è professionista nel mondo di un bene così prezioso ma immateriale come quello della cultura o dell’arte non viene tutelato».

L’impegno per garantire la massima sicurezza è stato ribadito anche da Massimo Romeo Piparo, presidente dell’Atip e direttore artistico del Teatro Sistina di Roma. Nonostante la gravità dell’emergenza sanitaria attuale, scrive Piparo nella nota dell’Atip, «le imprese che producono e organizzano spettacoli dal vivo si sono adoperate con ogni mezzo, anche affrontando serie difficoltà di liquidità, affinché spazi e attività fossero altamente rispondenti ai criteri indicati dal governo». Un impegno e una battaglia, quella dei teatri italiani, che ha portato la stessa Atip a indire, per il prossimo 25 novembre, esattamente un minuto dopo la mezzanotte – ovvero quando cesserà l’obbligo di chiusura imposto dal dpcm – una «Giornata nazionale dello spettacolo dal vivo». 24 ore di confronto e condivisione nei maggiori teatri privati italiani, da Nord a Sud, che riapriranno per la prima volta in contemporanea dopo lo scorso marzo.

28 ottobre 2020

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