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Martedì 5 Gennaio 2021 22:01

Ricordo di Franco Loi tra Roma e Ischitella

Ho avuto il privilegio di una solida e affettuosa amicizia con Franco Loi, il grande poeta che ci ha lasciato 
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Ho avuto il privilegio di una solida e affettuosa amicizia con Franco Loi, il grande poeta che ci ha lasciato il 4 gennaio 2021, nata, attraverso un’altra profonda amicizia, quella con il poeta e maestro Achille Serrao. Iniziò, in occasione della rassegna “A viva voce” che si tenne in una fantastica Estate Romana a Tor Tre Teste nel 1999. Da allora ci furono, numerose conversazioni telefoniche, una nutrita corrispondenza e altri nostri incontri a Roma e a Ischitella nel Gargano che desidero ardentemente ricordare, perché mantenere la memoria di poeti di tale grandezza fa bene all’anima e rileggere le loro poesie è il giusto tributo da riservare a chi con grande umiltà ed arte ha fatto inimitabile ed alta poesia.

La prima foto è dell’estate 1999 e si riferisce alla manifestazione “Estate Romana a Tor Tre Teste” (che fu resa possibile con un modesto contributo dell’Assessorato alla Cultura di Roma, non più replicato). La rassegna nazionale di poesia “A viva voce”, da Achille Serrao e da me organizzata, ospitò in due serate, nella prima i poeti in italiano Elio Pecora, Milo De Angelis, Antonella Anedda (aderirono con propri testi anche i poeti Mario Luzi, e Giovanna Sicari) e nella seconda (a cui la foto fa riferimento) ai poeti in dialetto.
In questa foto sono ritratti, partendo dall’alto a sinistra, i poeti: Marcello Marciani, Achille Serrao, Tolmino Baldassari e in basso, sempre da sinistra, io, Franco Loi e Vincenzo Scarpellino. La foto è nel parco di Tor Tre Teste. Un evento memorabile, irripetibile.

In quell’occasione l’Associazione Amici del Parco propose, ed ebbe il consenso della VII Circoscrizione, di dare al 11 alberi del parco di Tor Tre Teste il nome di ciascun poeta intervenuto alla rassegna nazionale di poesia “A viva voce”. L’originale proposta dell’Associazione ebbe l’entusiasta adesione dei poeti che decisero di adornare gli alberi a loro dedicati di alcuni versi.
Franco Loi appose in un cartiglio questi versi: Arbur mè duls. asculta la mia vûs, / ché l’umbra, àrbur de föj, trèma de lüs / e porta quj savur de mund nascost / che slisen sòta l’aria ‘me de sfrûs. (Albero mio dolce, ascolta a mia voce / ché l’ombra, albero di foglie, trema di luce / e porta quei sapori del mondo nascosto / che scivolano sotto l’aria di soppiatto).

La seconda foto è stata scattata in occasione della prima Rassegna nazionale di poesia in dialetto «Altre lingue», del 25 e del 26 giugno 2004 ad Ischitella nel Gargano, inserita nel più complessivo progetto «I poeti del Parco – Ischitella città della poesia». Ad essa parteciparono i poeti Lino Angiuli, Franco Loi, Achille Serrao, Francesco Granatiero, Joseph Tusiani, Assunta Finiguerra, Marcello Marciani ed io.
Nella foto sono nella fila in alto da sinistra: Cosma Siani, Mariantonietta Di Sabato, Franco Pinto, Rino Caputo, Franceso Granatiero, Dante Della Terza, Achille Serrao, Assunta Finiguerra, Vincenzo Luciani, Pierino Comparelli, Giuseppe Gaetano Castorina. In basso, accosciati: Marcello Marciani e Franco Loi.
I testi poetici della rassegna si possono leggere al link appresso indicato.
– Altre Lingue, 1a Rassegna di poesia nei dialetti d’Italia, Ischitella 25-26 giugno 2004
www.poetidelparco.it/pdf/AltreLingue.pdf
Un secondo incontro e un altro memorabile reading s tenne ad Ischitella, confermatasi, grazie al suo premio di poesia nei dialetti d’Italia come piccola città dei poeti. Nella serata del 12 settembre 2009, nella suggestiva piazza della chiesa del Convento di San Francesco, protagonisti di una riuscitissima lettura poetica,   furono i poeti Franco Pinto (pugliese), Anna Maria Farabbi (umbra), Franco Loi (milanese) e Achille Serrao (campano).
Il reading prese avvio con i testi di Franco Pinto, ex pescatore e falegname ebanista,  autore di poesia e teatro in dialetto garganico di Manfredonia. Anna Maria Farabbi, deliziò il competente pubblico ischitellano con le sue delicate composizioni in un dolce e ricercato dialetto umbro. Dopo uno stacco di giovani danzatrici, si esibì magistralmente il poeta milanese Franco Loi, cui seguì in dialetto campano un Achille Serrao, in grande forma, che concluse la sua lettura con l’esecuzione della canzone “Fenesta vascia”.



Nella foto da sinistra: l’attrice Elena Ruzza, la presentatrice Licia Novaga, io e Franco Loi che abbraccia Achille Serrao e Anna Maria Farabbi

Un’altra occasione che ricordo con orgoglio fu quando il 6 febbraio 2015 in Campidoglio (su mia proposta e con il pieno accordo) assegnammo a Franco Loi il premio alla carriera al poeta Franco Loi nell’ambito del Premio letterario nazionale ‘Salva la tua Lingua locale’, indetto da UNPLI, Legautonomie Lazio con Centro Scarpellino e Centro Internazionale E. Montale. Franco Loi fece anche parte nei primi anni della Giuria presieduta da Pietro Gibellini, con Toni Cosenza, Angelo Lazzari, Franco Loi, Luigi Manzi, Cosma Siani, Ugo Vignuzzi e il sottoscritto. Molto emozionato fu l’intervento della presidente comunale della Commissione Cultura on. Michela Di Biase che, dopo essersi soffermata sulla poetica di Franco Loi, dichiarò di essere onorata di consegnare, in rappresentanza del Comune di Roma, un premio alla carriera al “Maestro” Loi, un poeta tra i grandi della letteratura italiana. Loi, nel ringraziare, rievocò i versi di Dante Alighieri in cui parla dell’ispirazione poetica e ai quali egli dichiarò di aver cercato sempre di aderire. Non posso dimenticare la sua emozione e la sofferenza che gli costò a causa soprattutto della incipiente cecità, quel viaggio a Roma. Nella foto, con una vistosa benda su un occhio, Loi svolge il ssuo intervento con al suo fianco la consigliera capitolina Michela Di Biase, e sulla sinistra bruno Manzi ed io.

Dopo la cerimonia pranzammo piacevolmente con Pietro Gibellini, Franco Onorati, in un locale con vista sulla colonna Traiana e conobbi in quell’occasione la sua straordinaria, adorata (e competente) moglie Rossana.



 

Sabato 14 maggio 2016, alle ore 11, a Milano presso la Biblioteca Nazionale Braidense (via Brera 28), è stata l’ultima volta che ci riabbracciammo e fu in occasione dell’incontro “La poesia in dialetto”, organizzato dall’Associazione Amici di Lalla Romano. All’iniziativa, curata in ogni dettaglio da Anna De Simone e coordinata da Antonio Ria, fu presentato il bel libro di Ombretta Ciurnelli “Dialetto lingua della poesia”, con la partecipazione mia, in veste di editore, e dei poeti Sebastiano Aglieco, Nelvia di Monte, Stefano Marino, Maurizio Noris e naturalmente Franco Loi. Dopo la presentazione di Anna De Simone i poeti intervenuti spiegarono le ragioni della propria scelta linguistica dialettale. Resta viva in me la memoria di quel suo intervento, sussurrato con la sua voce dolcissima e la sua ieratica figura mentre pronunciava suoi versi e quelli a lui tanto cari di Dante (con relativa ispirata esegesi):  I’ mi son un che, quando / Amor mi spira, noto, e a quel modo / ch’e’ ditta dentro vo significando (Pg XXIV 52-54). Recito anche questa poesia: …me piasarìss, pandin, al milanes / giüntàgh el culurnes, e de Milan / misc’cià la lengua a l’aqua del zenes… / Su no sé piasaria… Su che luntan / quajvün s’enventa un sò de giargianes / e a mì che sculti me par che sia Milan… (…mi piacerebbe, pandino, al milanese / aggiungergli il colornese, e di Milano / mischiare la lingua all’acqua del genovese… / Non so cosa mi piacerebbe… So che lontano / qualcuno si inventa un suo di giargianese / e a me che ascolto mi pare sia di Milano… (da I NIÜL)

L’ultima sua partecipazione ad un incontro poetico romano fu il 22 marzo 2019 in occasione della prima edizione di ALTRE LINGUE – Achille Serrao presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma in cui attraverso un video curato dal poeta amico Maurizio Noris inviò un emozionante saluto ai partecipanti. Il commovente contributo del poeta catturò l’attenzione dei presenti in sala per tutti i 12 toccanti minuti nei quali Loi, rammaricandosi di non poter essere a Roma, svolse il suo memorabile saluto e in conclusione regalò la lettura di due sue significative poesie.

IL VIDEO

https://youtu.be/Ox_vFUwBPkI

Franco era contento di ricevere telefonate. Mi ha confessato una poeta amica: “Ho pianto, un poco, una nuova mancanza quella di Franco Loi. Poi ho pensato che sono stata davvero fortunata a conoscere lui e un gruppo di poeti (Serrao, Giacomini, Giannoni, Baldini) per me tra i più grandi del ‘900. Avevano tutti una caratteristica per me fondamentale (che credo stia scomparendo): pur essendo ormai poeti riconosciuti, sostenevano i poeti più giovani, li aiutavano anche se erano ancora dei perfetti sconosciuti.”

Confermo e sottoscrivo.

 

Concludendo mi piace ricordarlo, ora che ci ha definitivamente lasciato, con questi suoi versi:

bèj strâd de la mia vita, bèla gent… / mì sun passâ tra vialter ’me na spera / che sta ne l’aria e nel vardà spariss (belle strade della mia vita, bella gente… / sono passato tra voi come una spera di sole / che sta nell’aria e a guardarla sparisce).

La mort te vègn adòss apian apian / ’me fa la lüna quan’ la slisa i câ… (La morte ti viene addosso adagio adagio / come fa la luna quando sfiora le case…

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