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Martedì 12 Gennaio 2021 16:01

Futuro incerto per ‘Il Paradiso delle signore’ nel Parco di Veio

Guai in vista per il “Paradiso delle Signore”, la famosissima fiction italiana in onda tutti i pomeriggi su Rai1 che, arrivata ormai alla quinta stagione, ora rischia lo stop. La soap, ispirata al romanzo di Emile Zola, è finita nel mirino del Tribunale amministrativo del Lazio perché verrebbe registrata su un set abusivo allestito in […]

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Guai in vista per il “
Paradiso delle Signore
”, la famosissima fiction italiana in onda tutti i pomeriggi su Rai1 che, arrivata ormai alla quinta stagione, ora rischia lo stop.

La soap, ispirata al romanzo di Emile Zola, è finita nel mirino del Tribunale amministrativo del Lazio perché verrebbe registrata su un set abusivo allestito in un’area che è riserva naturale del Parco di Veio.

E’ infatti proprio all’interno del Parco, esattamente
in via Livigno 50
, in zona Valle Muricana e a meno di due chilometri da Prima Porta, che
la Videa Studios Spa possiede i suoi studi cinematografici
.

Un complesso monumentale realizzato dal produttore cinematografico Franco Cristaldi che si estende su una superficie complessiva di 15.000 metri quadrati e che conta sei teatri di posa completi di servizi e locali accessori, camerini, sale trucco, sartorie ed attrezzerie.

A questi si aggiungono gli spazi verdi per le riprese all’aperto, con più di 20.000 metri quadrati di bosco, nel quale scorre anche un piccolo torrente.

Ma ora gli studi, che a partire dagli anni ’60 hanno ospitato i più grandi registi italiani – da Fellini a Visconti, da Monicelli a Pietrangeli, Rosi, Tessari, Germi a Tornatore – sono finiti sotto la lente di ingrandimento del Tar proprio con il Paradiso delle Signore.

Il set, allestito in un’area di sessanta ettari di bosco all’interno del parco, risulterebbe privo delle autorizzazioni necessarie e quindi va smantellato. Respinto il ricorso presentato dalla Videa, dopo due anni i giudici hanno dato ragione a Ente Parco e Comune di Roma che avevano disposto la demolizione della struttura.

“Non ne sapevamo nulla, ci è stato detto che i permessi per costruire erano in regola” si è difeso il produttore della serie Giannandrea Pecorelli che a sua discolpa avrebbe le carte della sentenza che infatti menzionano solo gli studi cinematografici e mai la casa di produzione né tantomeno la Rai.

Il primo ordine di demolizione era stato disposto già due anni fa a seguito di un sopralluogo dell’Ente Regionale Parco di Veio che aveva accertato l’abusività di strutture realizzate “senza titoli autorizzativi e senza nulla-osta” come si legge negli atti della sentenza.

Parliamo quindi di immobili non amovibili e non temporanei costruiti in zona protetta. Il secondo ordine di smantellamento era arrivato solo due mesi dopo a firma di Roma Capitale.

La Videa da parte sua aveva difeso la regolarità dell’allestimento trattandosi di “opere di natura precaria e temporanea, utilizzate esclusivamente per le riprese della fiction e successivamente smontabili”.

Non solo, secondo la società proprietaria degli studi cinematografici, il set esisteva già e Videa si sarebbe solo limitata ad acquistarlo. Aveva precisato inoltre che l’allestimento si trovava oltretutto in una parte degradata del parco, dove altri manufatti erano stati già condonati.

Così a gennaio 2020 il Consiglio di Stato aveva indicato di attendere la sentenza definitiva prima di provvedere allo smantellamento trattandosi di “impianti impegnati nella produzione di un programma televisivo di rilevanza nazionale, con il concreto rischio di chiusura del centro di produzione, anche a danno del personale”. Ribaltata la decisione del Tribunale amministrativo la soap aveva potuto procedere alle riprese. Ma subito dopo dagli uffici capitolini era arrivato un nuovo stop.

Il nuovo ricorso presentato dalla Videa questa volta dà ragione all’Ente Parco e al Comune di Roma per “intervento all’interno del Parco di Veio di notevolissime dimensioni che porta a un’alterazione profonda e permanente della riserva naturale”. A mancare quindi è proprio il nulla-osta da parte dell’Ente.

Ma la casa cinematografica non è disposta a fermare le riprese né tantomeno a smantellare il set e tramite il suo avvocato, Federico Tedeschini, annuncia un nuovo ricorso al Consiglio di Sato: “I manufatti non sono stabili ma smontabili” ribadendo che le strutture si troverebbero in una “parte degradata di parco dove sono presenti altri manufatti già condonati” e addirittura invita l’Ente a provvedere a una riperimetrazione del Parco.

A questo punto viene da chiedersi se durerà più la controversia sul set abusivo nella riserva naturale o la fiction arrivata ormai a superare le quattrocentoquaranta puntate.

Ludovica Panzerotto

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