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Domenica 24 Gennaio 2021 17:01

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Ieri, 23 gennaio 2021, Emanuele Filiberto di Savoia ha chiesto perdono in nome di tutta la famiglia agli ebrei italiani 
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Ieri, 23 gennaio 2021, Emanuele Filiberto di Savoia ha chiesto perdono in nome di tutta la famiglia agli ebrei italiani per le leggi razziali fasciste firmate dal suo bisnonno.

“Dichiaro solennemente – scrive l’erede – che non ci riconosciamo in ciò che fece Re Vittorio Emanuele III: una firma sofferta, dalla quale ci dissociamo fermamente, un documento inaccettabile, un’ombra indelebile per la mia Famiglia, una ferita ancora aperta per l’Italia intera”.

Non abbiamo notizia delle sofferenze che patì il poveretto a mettere la sua regale firma sotto quell’obbrobrio ma in questi casi si usa dire: meglio tardi che mai. Solo che il tardi – sono passati 82 anni dal misfatto fasciosavoiardo – non è di poco conto. Infatti, la Presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane Noemi Di Segni ha risposto per le rime. “Né l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane né qualsiasi Comunità ebraica – ha dichiarato – possono in ogni caso concedere il perdono in nome e per conto di tutti gli ebrei che furono discriminati, denunciati, deportati e sterminati” rilevando il ritardo del pentimento: “Un lasso di tempo molto lungo”.

In effetti, Emanuele Filiberto poteva scrivere la lettera prima, molto prima; ha 48 anni suonati non è un giovincello di primo pelo. E prima di lui il pentimento e il perdono li potevano esprimere e chiedere suo padre e suo nonno, “il re di maggio”. Di tempo i Savoia ne hanno avuto parecchio a disposizione.



I reali savoiardi dovrebbero chieder perdono anche a tutti gli italiani per quel che hanno combinato con il fascismo e le guerre, non solo quella mondiale. Lo stiamo ancora aspettando. Invece, come si sa, nel 2007 Emanuele Filiberto e il padre Vittorio Emanuele non si vergognarono di chiedere il risarcimento dei danni dell’esilio per un valore complessivo di 260 milioni di euro oltre alla restituzione dei beni confiscati alla famiglia Savoia dallo Stato quando nacque la Repubblica Italiana.

Perciò, per tornare al tema iniziale, “la macchia indelebile” su casa Savoia di cui parla il pronipote del re fellone nella sua lettera, non riguarda solo l’approvazione delle leggi razziali ma anche il ritardo del pentimento solo ora esibito.

Di perdoni ne dovrebbero chiedere due.

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