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Mercoledì 27 Gennaio 2021 10:01

A Baghdad esecuzioni capitali di jihadisti dopo la strage del 21 gennaio



Eseguita il 25 gennaio la condanna a morte di tre prigionieri nel carcere di Nassiriya. 340 gli ordini di esecuzione già firmati dal presidente iracheno Salih

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Rabbia, accuse di passività e «debolezza» alle autorità politiche nazionali. Queste le reazioni innescate tra la popolazione irachena dalla
strage perpetrata il 21 gennaio a Baghdad
, rivendicata dai jihadisti dell’auto proclamato Stato islamico (Daesh). Il bilancio: oltre 30 morti e una novantina di feriti. In particolare, le autorità sono accusate anche di non aver colpito con maggior crudezza i prigionieri di Daesh detenuti nelle carceri irachene. A riferirlo, l’Agenzia Fides, che informa anche che nei giorni scorsi, il 25 gennaio, è stata eseguita la condanna a morte per terrorismo di tre jihadisti prigionieri nel carcere di Nassiriya. Sempre a Nassiriya si è svolta ieri, 26 gennaio, la manifestazione – convocata via social – per far pressione sull’esecutivo e chiedere «la morte dei jihadisti» detenuti, come forma di vendetta per i recenti attentati rivendicati da Daesh. Nelle stesse ore, indiscrezioni fatte filtrare sui media hanno riferito che gli ordini di esecuzione capitale già sottoscritti dal presidente iracheno Bahram Salih sono 340. Per lo più si tratta di jihadisti di Daesh ma ci sono anche criminali comuni.

Il governo iracheno ha proclamato la vittoria sui jihadisti alla fine del 2017 ma la strage compiuta giovedì scorso da due attentatori suicidi a un mercato dell’usato, nel centro di Baghdad, ha reso chiaro che adesso la strategia delle reti jihadiste punta a proseguire attraverso attentati terroristici che colpiscono nel mucchio e raid contro obiettivi mirati. La risposta dello Stato: una legge del 2005 che prevede la pena di morte per chiunque sia condannato per “terrorismo”. Barham Salih, curdo, presidente dal 2018, in passato ha manifestato la sua personale avversione alla pena di morte. Ciò nonostante, anche nel 2020 in Iraq sono state eseguite più di 30 sentenze capitali.

In questo clima, le comunità cristiane locali continuano a vivere l’attesa per l’annunciata visita apostolica di Papa Francesco in Iraq, in programma dal 5 all’8 marzo. Dal patriarca caldeo Louis Raphael Sako era arrivato, nei giorni scorsi, l’invito a pregare e digiunare «per la salvezza dall’epidemia» e «per la buona riuscita della visita di Francesco», in occasione del Digiuno di Ninive, che si conclude oggi, che fa memoria della predicazione del profeta Giona.

27 gennaio 2021

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