Lunedì 5 Maggio 2025 10:05
“Io non posso entrare”
Teatro Sette Andrea Perrozzi, Alessandro Salvatori Andrea Pirolli di Manuela D’Angelo e Andrea Perrozzi regia Paola Tiziana Cruciani Aiuto Regia Andrea Zanacchi, Movimenti coreografici di Cristina Fraternale Garavalli, Disegno Luci Andrea Burgaretta. Immaginate una versione teatrale di un cartone animato di Walt Disney dove gli animali prendono vita, interpretati da attori umani. Come in queste [...]
L'articolo
“Io non posso entrare”
proviene da VIVIROMA
.leggi la notizia su VIVIROMA
Andrea Perrozzi, Alessandro Salvatori Andrea Pirolli
di Manuela D’Angelo e Andrea Perrozzi regia Paola Tiziana Cruciani
Aiuto Regia Andrea Zanacchi, Movimenti coreografici di Cristina Fraternale Garavalli, Disegno Luci Andrea Burgaretta.
di Manuela D’Angelo e Andrea Perrozzi regia Paola Tiziana Cruciani
Aiuto Regia Andrea Zanacchi, Movimenti coreografici di Cristina Fraternale Garavalli, Disegno Luci Andrea Burgaretta.
Immaginate una versione teatrale di un cartone animato di Walt Disney dove gli animali prendono vita, interpretati da attori umani. Come in queste animazioni, i nostri personaggi cantano su piacevoli musiche composte da Andrea Perrozzi, che insieme a Manuela D’ Angelo ha scritto questo particolare testo. L’attenta regia è di Paola Tiziana Cruciani che dona dinamismo ai personaggi facendogli assumere l’atteggiamento di cani frenetici e in ansia, imprigionati in un canile efficacemente rappresentato da una suggestiva scenografia che pone sul palco una moltitudine di oggetti disseminati dappertutto: giocattoli per cani, un divano in disuso, copertoni d’auto e copertine impolverate.
Solo noi abbiamo l’opportunità di capire veramente chi sono e cosa nascondono nella loro intimità, quello che provano e quanto soffrano. Chi è di solito indifferente, qui potrà mettersi in ascolto e non potrà non cambiare il modo di guardare i nostri affettuosi amici pelosi. Credo sia proprio questo l’intento della proposta. Il testo è chiaramente scritto da chi ama profondamente gli animali e li rispetta a tal punto da concedergli l’opportunità di esprimersi in uno spettacolo che vuole essere una vera e propria confessione.
Saremo testimoni delle loro storie personali che rivelano il loro carattere e spiegano certi singolari comportamenti. Ma la cosa più interessante è che avendo acquisito il dono della parola, ora possono far capire agli uomini quali sono i loro veri sentimenti, cosa pensano degli uomini e come li giudicano. Finalmente saranno loro i protagonisti, e in questa veste condivideranno con noi considerazioni sulla vita, la società, le ipocrisie degli uomini che da sempre sono convinti di essere superiori e migliori degli animali.




Andrea Perrozzi interpreta Randagio, Un cane senza nome e senza padrone. Ha vissuto girovagando e ama la sua libertà. D’altra parte, le sue vicissitudini con il genere umano lo hanno segnato profondamente, è stato spesso cacciato e maltrattato dagli “umani” e dunque non nutre fiducia nei loro confronti.
È molto fiero, strafottente, solitario, coriaceo, smaliziato, insofferente e disilluso. Nel suo profondo nasconde le cicatrici indelebili delle sofferenze patite, ma ha un’indole buona e generosa.
Ovviamente non tollera Artù, un Border Collie (interpretato da Alessandro Salvatori) completamente diverso da lui. Artù si fida molto degli uomini, essendo vissuto in mezzo a loro. È cresciuto amato e coccolato, uscendone contaminato nei suoi atteggiamenti che sono molto più delicati, ponderati e rispettosi di quelli di Randagio.

Per lui attualmente è più facile relazionarsi con la razza umana che con quella canina. Ma stranamente vive da tempo in canile, forse inconsapevolmente restio a realizzare che in realtà è stato abbandonato dai suoi tanto amati padroni. Dolcissimo, sentimentale, sognatore, profondo; teneramente, ogni giorno prepara le sue cose in attesa che i vecchi padroni vengano a riprenderlo. Inutilmente.
Poi c’è Lollo, interpretato da Andrea Pirolli, un Beagle traumatizzato perché sottoposto a continui esperimenti di laboratorio per testare farmaci e cosmetici. Ha sempre vissuto quel tipo di prigionia. Eccentrico e danneggiato a livello comportamentale dagli esperimenti, è sempre eccitato, sia sessualmente che emotivamente. Afflitto da narcolessia, è dolcissimo e riesce a restituire la sua tragedia in modo molto divertente.
Questi cani dall’incerto destino si ritrovano insieme accomunati dalla stessa sorte avversa. Dai dialoghi con cui confrontano le loro esperienze traspare una forte drammaticità, di cui non sembrano consapevoli. Desiderano fuggire, ritornare a casa, ottenere una vita serena.
Nonostante il clima drammatico che aleggia persistentemente sulla storia, i tre ci faranno divertire con i loro atteggiamenti e il modo di parlare, facendo spazio ad amare e profonde riflessioni. I discorsi evidenziano quanto siano lontani caratterialmente e che l’unico elemento comune è la prigionia che produce il desiderio di tornare liberi.



Un testo intelligente e profondo che, fornendo la parola a degli animali, permette al pubblico di entrare nel loro mondo e di capire quanto tra gli uomini e loro ci sia tanto in comune.
Uno spettacolo che racchiude in sé un turbinio di emozioni dolci espresse attraverso uno stile misto di dramma e comicità, ironia e malinconia, proprio come è la vita reale dell’essere umano.
Il canile sembra infatti un triste e sporco carcere di detenzione dove chi entra viene classificato, dimenticato, abbandonato a se stesso e allontanato dal mondo, fino ad essere soppresso da professionisti in camice bianco. Ma il canile può richiamare alla mente anche un campo di concentramento dove si eliminavano gli impuri, gli inutili, i fastidiosi.
Nel testo è evidente l’allusione al razzismo umano attraverso la catalogazione delle razze canine, e saranno proprio queste care bestie a far notare come solo l’occhio perverso dell’uomo può arrivare a giudicare le persone dalle differenze, mentre la sincerità dei cani permette loro di percepirsi tutti uguali, tutti cani.
Una parte molto toccante è nel finale, quando gli animali sono convinti che avranno un paradiso tutto loro e che per questo la loro soppressione va vista solo come un passaggio obbligato ed indolore verso una vita migliore.
Un momento drammatico questo, raccontato in modo stupendo. Ho provato lo stesso delicato sapore espresso nel film di Benigni “La vita è bella”, riconosco lo stesso aroma. Altra parte toccante è quella che vede Artù rendersi conto di non sentirsi più attratto e innamorato della sua amata cagnetta; la sterilizzazione a cui è stato sottoposto ha determinato questa svolta, narrata però come una bella e triste favola addolcita dall’ironia.
Ballano, cantano, si agitano e si muovono continuamente. I costumi che indossano ne evidenziano i caratteri, i peli che escono dalle maniche e dai pantaloni all’altezza della caviglie sono un tocco raffinato che rammenta allo spettatore che quegli esseri antropomorfi altro non sono che animali, stasera più che mai così vicini agli uomini.
Coordinati da una sapiente Regia, I nostri artisti di esibiscono anche in alcuni balletti che mi hanno ricordato quelli di alcuni film in bianco e nero dell’immediato dopoguerra, a cui si aggiungono splendide performance canore e un’ottima recitazione.
Andrea Perrozzi spicca per il suo atteggiamento tronfio e bullesco, evidenzia una prepotenza che è la conseguenza della soffocante condizione a cui è costretto.
Digrigna i denti per intimorire gli altri, ma in questa prepotenza evidenzia tutto lo stato d’animo del suo Randagio, che nello stato di costrizione usa la forza e la rabbia per nascondere paura, disagio e sofferenza.
Alessandro Salvatori invece è pacato, educato, raffinato, gentile. Tristemente sembra aver perso la sua identità, avendo fatto la vita del cane da salotto. I due insieme sono squisitamente antagonisti e si azzuffano come… cani in gabbia! Emozionanti, divertenti, toccanti.
Ha atteggiamenti folli e stravaganti e nella sua vacuità esprime tutta la sofferenza che lo pervade e che sfoga in esaltanti momenti di pura follia, come in un cartone animato. Esuberante, eccessivo, esagerato, eccentrico, fantastico. Un personaggio esplosivo che viene ben inserito senza che adombri gli altri, sicuramente più morigerati.
Mentre si guarda questa storia così poetica, di estrema dolcezza ma anche assolutamente divertente, si ha la netta sensazione di avere una spina nel fianco, che tra una risata e l’altra ci ricorda che quella rappresentata sul palco è la tragedia che coinvolge quotidianamente i nostri amici pelosi.
A dispetto di questi sul palco, gli altri cani si fanno capire attraverso gli sguardi, i mugolii, i loro atteggiamenti, che spesso valgono più di mille parole. Basterebbe. Come stasera sforzarsi di ascoltarli.
L'articolo
“Io non posso entrare”
proviene da VIVIROMA
.