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Martedì 13 Maggio 2025 10:05

La Striscia di Gaza a rischio carestia



ActionAid racconta di una situazione alimentare «già del tutto catastrofica»: sempre più difficile trovare anche solo un pasto al giorno. «Serve un'azione urgente per evitare altre morti per fame»

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«Una macchia sulla coscienza dell’umanità». ActionAid sceglie queste parole per accompagnare l’annuncio, «sconvolgente», secondo cui l’intera Striscia di Gaza è ad alto rischio di precipitare in una carestia. Lo rivelano gli ultimi dati forniti dall’IPC (lo standard globale che classifica il livello di insicurezza alimentare) su Gaza. Tuttavia, «il quadro non sorprende affatto – precisano dall’organizzazione -, alla luce del persistente e deliberato rifiuto delle autorità israeliane di consentire l’ingresso di cibo e altri aiuti salvavita nel territorio. Nonostante settimane di disperati allarmi – ricordano -, questa crisi interamente causata dall’uomo è stata lasciata degenerare fino al punto terrificante in cui la carestia non è solo possibile, ma sempre più probabile».

Lo racconta Lina, una mamma di Gaza. «Le nostre scorte in dispensa e le conserve stanno finendo – dice -. Si spezza il cuore quando un bambino chiede un frutto e non puoi dargli qualcosa di semplice come una banana o un’arancia. Sopravviviamo con un pasto al giorno». E racconta che ogni membro della famiglia riceve una pita, un pane tipico, che può mangiare quando preferisce. «Di solito la conserviamo per pranzo. Al mattino – aggiunge – mangiamo qualche biscotto con il tè. Il pasto principale è il pranzo, di solito pasta o riso, ma anche questi alimenti stanno diventando sempre più difficili da trovare: o non sono disponibili, o costano troppo».

Colleghi e partner di ActionAid, così come le donne e le ragazze con cui l’organizzazione lavora a Gaza, raccontano che «la situazione alimentare è già del tutto catastrofica e che anche solo trovare un pasto al giorno è sempre più difficile». Migliaia di bambini sono in cura per malnutrizione acuta e almeno 57 persone sarebbero morte di fame da quando è iniziato il blocco totale. Affetta da malnutrizione e anemia anche Leen, al nono mese di gravidanza. «Dovrei mangiare molte cose – rileva -, ma purtroppo non c’è niente: né frutta, né proteine, né latte, né uova, né formaggio. Tutto questo ha un effetto su di me, e ho molta paura che possa colpire anche il bambino».

In questa crisi, è la tesi dell’organizzazione, «non c’è nulla di inevitabile: le autorità israeliane potrebbero decidere, fin da subito, di aprire i valichi e permettere l’ingresso degli aiuti salvavita, già pronti e in attesa di essere distribuiti. La comunità internazionale deve svegliarsi di fronte alla gravità della situazione – è il monito – e fare tutto ciò che è in suo potere per fare pressione affinché ciò avvenga. Serve un’azione urgente per evitare altre morti per fame, e una fine permanente della guerra, ora. L’alternativa è impensabile».

13 maggio 2025

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