Martedì 13 Maggio 2025 11:05
La storia del tufo giallo della Tiberina
I nostri paesi sorgono su speroni di tufo, poggiano sul tufo le fondamenta delle nostre case, sono di tufo le pareti delle abitazioni almeno di quelle costruite fino agli ‘90 quando poi prevalse il cemento armato con le tamponature in materiali edilizi diversi. Dunque ne siamo avvolti, ma pochi conoscono la storia, affascinante della sua […]
L'articolo
La storia del tufo giallo della Tiberina
proviene da Il Nuovo Magazine
.
#curiosità #dai comuni #territori #capena #castelnuovo di porto #cave grotta colonna #fabrizio sanapo #italo arcuri #pamela barololomei
leggi la notizia su Il Nuovo Magazine
I nostri paesi sorgono su speroni di tufo, poggiano sul tufo le fondamenta delle nostre case, sono di tufo le pareti delle abitazioni almeno di quelle costruite fino agli ‘90 quando poi prevalse il cemento armato con le tamponature in materiali edilizi diversi. Dunque ne siamo avvolti, ma pochi conoscono la storia, affascinante della sua formazione e tantomeno il nome: Tufo Giallo della Via Tiberina (TGVT).
Domenica scorsa a Capena nei locali della biblioteca è stato presentato un piccolo ma preziosissimo volume che colma questa lacuna.

Il volume opera di un terzetto di Indiana Jones tiberini
Il libro è stato scritto dalla ricercatrice Pamela Bartolomei ed è corredato da un mostra fotografica firmata Fabrizio Sanapo.
“Il tufo giallo della Via Tiberina Storia e tecniche estrattive delle Cave di Grotta Colonna a Castelnuovo di Porto”, è dato alle stampe dalla casa editrice Emia di Italo Arcuri, una delle firme più ispirate de Il Nuovo.

Un terzetto di Indiana Jones che con passione indaga le nostre radici e le racconta. Fondamentale il contributo del Comune di Castelnuovo di Porto, le Cave di Grotta Colonna infatti si trovano nel suo territorio, in una fascia tutelata tra Colleverde e l’insediamento produttivo della Marr, e sono un sorta di enciclopedia dello sfruttamento del tufo giallo. Quelle cave venivano sfruttate già al tempo degli etruschi e poi dei romani. Sulle pareti inciso nel tufo Bartolomei e Sanapo hanno rinvenuto e documentato l’esistenza di una sorta di vocabolario degli antichi cavatori.

Era tutto mare, il Soratte un’isola
Due milioni e mezzo di anni, epoca geologica del Pleistocene, la valle Tiberina era terra di cratere, quello dei Monti Sabatini. Gigantesco, occupava 1600 km quadrati da Sacrofano fino a Bracciano. Poi l’uomo ha preso a viverci, ma qua e là, il vulcano ancora sbuffa e borbotta come testimoniano le solfatare di Sacrofano ma anche il lago puzzo tra Capena e Fiano, una sinkhole, ma ogni volta che ha cambiato sede, come sottolineano i resoconti storici e le cronache più recenti, ha prodotto un forte odore di zolfo.

Poi hanno iniziato a lavorare i vulcani
Il Tevere occupava le terre della piana formando distese di acquitrini ma finiva il suo corso non a Fiumicino come oggi ma addirittura ad Anzio. Il mare copriva le terre dell’attuale Lazio, il Monte Soratte era un’isola. Poi hanno iniziato a lavorare i vulcani, come fossero divinità assolute, ed a forza di eruzioni hanno modellato l’orizzonte così come lo conosciamo. Il Tevere ha dovuto ridimensionarsi e adeguarsi ad un nuovo tracciato, quello attuale, le pianure sono emerse e trasformate in fertilissime terre, hanno preso forma le mille colline.
Scrive Bartolomei “Il territorio odierno ha visto la sua nascita con il ritiro delle acque salate, le cui tracce sono i sedimenti marini, successivamente sovrapposti dai depositi continentali (sedimenti dei fiumi), anche se il materiale più straordinario è stato emesso dai vulcani, con centinaia di chilometri cubici di materiale piroclastico”. Polvere che a contatto con l’acqua ha dato origine ai tufi.
E’ un libro che dovrebbe stare in tutte le case perché racconta di noi. Lo trovate nelle librerie e su Amazon.
L'articolo
La storia del tufo giallo della Tiberina
proviene da Il Nuovo Magazine
.