Martedì 13 Maggio 2025 16:05
Angelicum: «Un onore che il Papa abbia studiato qui»


Parla il decano della facoltà di Diritto canonico dove Prevost discusse la tesi di dottorato, 38 anni fa. Qui sarebbe dovuto tornare il 27 maggio. «Magari ci fa una sorpresa. Ce lo auguriamo tutti»
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Era tutto pronto alla Pontificia Università San Tommaso d’Aquino – Angelicum. Ancora oggi una data continua a essere cerchiata in rosso sul calendario: quella del 27 maggio. Il giorno in cui il cardinale Robert Francis Prevost sarebbe dovuto tornare nelle aule dove studiò e discusse la sua tesi di dottorato in diritto canonico trentotto anni fa. Avrebbe dovuto celebrare la Messa per la fine dell’anno accademico. Le bacheche sono tappezzate di sue immagini che ricordano l’appuntamento. Ma da poche ore se ne sono aggiunte altre. Il suo sguardo mite e il suo sorriso sono gli stessi, con l’aggiunta della mozzetta rossa e della stola sulla veste bianca. L’immagine con cui giovedì 8 maggio si è presentato al mondo come Papa Leone XIV.
«Il rettore lo aveva invitato da tempo e lui ha fin da subito accettato – racconta frate Loic-Marie Le Bot, priore domenicano dell’Angelicum, nonché decano della facoltà di Diritto canonico -. Avrebbe dovuto presiedere la Messa dello Spirito Santo e anche la cerimonia dei diplomi. Immagino che ora si siano aggiunti impegni più importanti in agenda – aggiunge il religioso con un sorriso -. Ma non poniamo limiti alla Provvidenza. Magari ci fa una sorpresa. Ce lo auguriamo tutti».
L’ateneo è esploso di gioia al momento dell’elezione. «È un grande onore per noi che il nuovo Papa abbia studiato proprio nella nostra università. Un motivo di fierezza e di gioia», sottolinea ancora il decano, che ci accompagna nell’aula dove Papa Leone XIV discusse la sua tesi di dottorato nel 1987. Quattro anni prima, nel 1983, sempre all’Angelicum, aveva conseguito anche la licenza. La lavagna dietro alla cattedra è di quelle in ardesia. Sopra è affisso un grande crocifisso. I banchi sono in legno. Nella stessa aula, probabilmente anche Papa Giovanni Paolo II ha sostenuto la sua tesi su san Giovanni della Croce negli anni ’40. Il lavoro di Prevost, invece, che è conservato nell’archivio, verte sul ruolo del priore locale nell’ordine di sant’Agostino. «È un tema che ha molta importanza nella vita religiosa, perché, secondo la regola, il priore deve servire la comunità ascoltando tutti i confratelli prima di prendere le decisioni – sottolinea il priore -. Lo stesso sant’Agostino invita alla ricerca dell’unanimità: “Sia sempre in voi la medesima volontà, un’anima sola, un cuor solo in Dio”, scrive nel capitolo primo della Regola. Dunque, ritengo che Papa Leone XIV impronterà proprio su questo il suo pontificato».
Secondo il decano, la sua esperienza in diritto canonico sarà di grande supporto alla Chiesa. «La nostra materia fa parte delle Scienze sacre – spiega -. Non è riservata solo a pochi giuristi, ma ha grandi finalità pastorali. È di sostegno alla missione di annuncio del Vangelo e di Gesù Cristo, che il pontefice ha già incominciato a portare avanti con le sue prime parole e la sua prima omelia. Permetterà al Papa di essere attento ai diritti di tutti, sia dei laici, sia dei religiosi». In questo, il priore domenicano vede anche un collegamento con la scelta del nome, che si ispira a Leone XIII e alla dottrina sociale della Chiesa. «Fu un Papa che ridonò vitalità alla teologia per affrontare i problemi del suo tempo. Si confrontò con il tema dei diritti dei lavoratori e della democrazia». Un’eco arrivata fino a oggi.
13 maggio 2025
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