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Sabato 31 Maggio 2025 14:05

La Stone of Remembrance e il dolore di Kipling tra le tombe del Cimitero del Commonwealth di Testaccio

La Stone of Remembrance e il dolore di Kipling tra le tombe del Cimitero del Commonwealth di Testaccio


Nel quartiere romano di Testaccio, accanto alle Mura Aureliane, esiste un angolo nascosto e poco conosciuto, immerso nel silenzio. È il Cimitero militare del Commonwealth, allestito nel 1947 per onorare il sacrificio di coloro che persero la vita nella Seconda guerra mondiale contribuendo alla liberazione dell’Italia. Qui riposano 426 soldati, in un luogo che parla […]

La Stone of Remembrance e il dolore di Kipling tra le tombe del Cimitero del Commonwealth di Testaccio


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La Stone of Remembrance e il dolore di Kipling tra le tombe del Cimitero del Commonwealth di Testaccio


Nel quartiere romano di Testaccio, accanto alle Mura Aureliane, esiste un angolo nascosto e poco conosciuto, immerso nel silenzio. È il Cimitero militare del Commonwealth, allestito nel 1947 per onorare il sacrificio di coloro che persero la vita nella Seconda guerra mondiale contribuendo alla liberazione dell’Italia. Qui riposano 426 soldati, in un luogo che parla di guerra, ma trasmette pace.

Foto: Maria Teresa Natale [CC BY NC SA]
Foto: Maria Teresa Natale [CC BY NC SA]L’ingresso si trova in via Nicola Zabaglia 50, dove un piccolo tempietto circolare introduce il visitatore in un’oasi di quiete. Appena oltrepassata la soglia, si avverte un’atmosfera sospesa, dove il tempo sembra rallentare e la storia chiede rispetto.

L’epitaffio inciso su un grande blocco di pietra bianca ben visibile tra due settori omogenei del cimitero recita:“Their name liveth for evermore” (Il loro nome vive in eterno).

Foto: Maria Teresa Natale [CC BY NC SA]
Foto: Maria Teresa Natale [CC BY NC SA]Questo blocco monumentale, chiamato Stone of Remembrance, è presente, nella stessa identica forma, in tutti i cimiteri dei caduti del Commonwealth. Fu ideato nel 1917 dall’architetto Edwin Lutyens per i cimiteri con più di mille caduti. Inizialmente progettato per commemorare le vittime della Prima guerra mondiale, venne poi collocato anche nei cimiteri della Seconda Guerra mondiale, volendo rappresentare l’universalità del sacrificio dei soldati “senza distinzione di fede o provenienza”.

La frase incisa sulla pietra fu suggerita dal celebre scrittore britannico Rudyard Kipling (Bombay, 1865 – Londra 1936, autore de Il libro della giungla e vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 1907), che visse sulla propria pelle il dolore della guerra. Suo figlio John Kipling, tenente del 2° Reggimento Irish Guards, morì a soli 18 anni durante la battaglia di Loos in Francia, il 28 settembre 1915. Lunghi, innumerevoli e inutili furono gli sforzi dello scrittore per localizzare i resti del figlio, identificati solo nel 2010.

Kipling aveva tratto questa frase dell’epitaffio dal libro di Siracide, nella Bibbia,  capitolo 44, verso 14: “I loro corpi sono sepolti in pace, ma il loro nome vive in eterno” che in lingua inglese corrisponde a: “Their bodies are buried in peace; but their name liveth for evermore”.

L’architetto Lutyens, inizialmente, si disse contrario all’uso del versetto completo: temeva che la parola “peace” potesse suonare troppo simile a “pieces” (pezzi) ed essere fraintesa. Alla fine, a scanso di equivoci, si decise di riportarne soltanto la seconda parte.

Foto: Maria Teresa Natale [CC BY NC SA]
Foto: Maria Teresa Natale [CC BY NC SA]Fu sempre Kipling a proporre anche l’epitaffio “Known unto God” (“Conosciuto solo da Dio”) per le tombe dei soldati ignoti. Quel dolore personale divenne per lui un impegno letterario e morale che attraversò tutta la sua opera.

Quando il figlio John aveva 15 anni, il padre gli dedicò la celebre poesia “If”, quasi un testamento educativo, celebrato in tutto il mondo anglosassone:

“Se per te ogni persona conterà, ma nessuno troppo.
Se saprai riempire ogni inesorabile minuto
Dando valore ad ognuno dei sessanta secondi,
Tua sarà la terra e tutto ciò che è in essa,
E – quel che più conta – sarai un uomo, figlio mio.”

Alla perdita del figlio Kipling dedicò poesie struggenti e componimenti molto intimi, dietro i quali si celava il senso di colpa di un padre che, pur sapendo della fragilità fisica del figlio, inizialmente scartato per problemi alla vista, fece di tutto per fargli ottenere l’arruolamento, spingendolo verso un destino tragico. Un dolore che sicuramente traspare nella poesia “Our fathers lied”, dove un verso recita amaramente:

“Se qualcuno si chiede perché siamo morti, digli: perché i nostri padri hanno mentito.”

In questo piccolo cimitero romano, non solo la Stone of remembrance, ma ogni lapide racconta una storia. E ogni passo è un invito a ricordare, riflettere e non dimenticare.

Il cimitero è curato dalla Commonwealth War Graves Commission, un’organizzazione fondata nel 1917 (all’epoca si chiamava Imperial War Graves Commission) con lo scopo di preservare la memoria di oltre 1,7 milioni di uomini e donne delle forze del Commonwealth caduti nei due conflitti mondiali. Opera in più di 150 paesi e si impegna affinché nessuno di quei nomi venga mai dimenticato.

[Maria Teresa Natale]

La Stone of Remembrance e il dolore di Kipling tra le tombe del Cimitero del Commonwealth di Testaccio


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