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Domenica 30 Novembre 2025 07:11

???? «Lista stupri» al Liceo Classico Giulio Cesare: uno choc che scuote la scuola

 …. ed esplode l’emergenza culturale All’interno del bagno del secondo piano riservato agli studenti maschi del Liceo Classico Giulio Cesare di Roma, è comparsa una scritta agghiacciante: “LISTA STUPRI”, seguita da nove nomi e cognomi — per lo più di studentesse, alcune molto giovani — un elenco catalogato come bersagli per un’aggressione sessuale. A denunciare…
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All’interno del bagno del secondo piano riservato agli studenti maschi del Liceo Classico Giulio Cesare di Roma, è comparsa una scritta agghiacciante: “LISTA STUPRI”, seguita da nove nomi e cognomi — per lo più di studentesse, alcune molto giovani — un elenco catalogato come bersagli per un’aggressione sessuale.

A denunciare il fatto sono stati il collettivo studentesco Zero Alibi insieme ai rappresentanti d’istituto. In poche ore, la notizia ha travalicato i corridoi scolastici, provocando un’ondata di indignazione nella comunità e scuotendo l’opinione pubblica nazionale. La dirigente scolastica, Paola Senesi, non ha esitato a condannare il gesto definendolo “ottusi graffiti vandalici”, e ha dichiarato che l’istituto «non è ricettacolo d’intolleranza».

Ma ciò che emerge con forza è che non si tratta di una semplice “ragazzata”. Si tratta di un atto di violenza simbolica, di minaccia, di intimidazione. Un gesto che rivela quanto ancora sia radicata nella società — e nei contesti di formazione — una cultura della violenza di genere, del controllo e della sopraffazione.

Le reazioni sono arrivate immediate e forti. Alcune delle studentesse coinvolte — una di loro preferisce restare anonima e si fa chiamare “S.” — hanno raccontato lo choc, la vergogna, la paura. «Quando ho visto quella foto girare — ha detto — mi sono vergognata e sentita esposta, umiliata davanti a tutti».

Gli studenti, riuniti in assemblea straordinaria, hanno deciso di manifestare dentro il cortile della scuola, con cartelloni e scritte di solidarietà verso le compagne e contro la violenza. «Un muro si può cancellare, ma la cultura alla base di quel messaggio no, va combattuta» — ha dichiarato il collettivo Zero Alibi.

Dal piano politico e istituzionale sono arrivate condanne nette. Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha definito l’episodio «un fatto grave che va indagato e sanzionato duramente», sottolineando come, secondo le nuove norme, la scuola abbia tutti gli strumenti per intervenire.

Anche movimenti e associazioni impegnate nella lotta contro la violenza di genere hanno preso posizione: per molte di loro non è un problema isolato, ma la manifestazione di una cultura patriarcale che deve essere affrontata sul serio, a partire dalla scuola.

Il caso del Giulio Cesare richiama alla mente fatti analoghi di pochi mesi fa: il 5 giugno 2024, al Liceo Visconti di Roma era emersa una “lista delle conquiste”, con nomi di studentesse che alcuni maturandi vantavano di aver baciato o con cui dichiaravano di aver avuto rapporti. Una goliardata, si disse allora — ma le ragazze coinvolte si sentirono violate e umiliate, e chiesero che l’episodio non venisse banalizzato.

Oggi, però, la situazione sembra peggiorata: non più una “lista di conquiste”, ma una “lista di stupri”. Con una brutalità simbolica che fa emergere con chiarezza che il confine tra “bravata” e minaccia è molto sottile, e che certi gesti non si potevano più considerare come “normali” goliardate.

Secondo psicologhe e operatori che si occupano di violenza di genere, la “lista stupri” del Giulio Cesare non è solo un episodio isolato, ma un campanello d’allarme di un’emergenza culturale.

Il gesto — fonti specializzate dicono — rivela una grave mancanza di consapevolezza sui concetti di consenso, rispetto, dignità. E segnala che, per molte giovani generazioni, il corpo femminile continua a essere percepito come oggetto, come spazio su cui esercitare dominio e sopraffazione, non come soggetto titolare di diritti.

Per prevenire tali abusi — non solo fisici, ma verbali e simbolici — serve un’azione strutturata e sistemica: educazione sessuale e affettiva, corsi di sensibilizzazione al rispetto e al consenso, momenti di ascolto e confronto, ma anche un impegno costante da parte di scuole, famiglie e istituzioni.

Alla luce di quanto accaduto, e delle perplessità che l’episodio suscita, emergono alcuni punti che sembrano imprescindibili per provare a cambiare rotta:

  • Educazione al rispetto e al consenso, non solo dopo fatti gravissimi, ma come parte integrante del curriculum scolastico. Non è sufficiente dichiarare l’intolleranza verso la violenza: serve insegnare cosa siano consenso, pari dignità, rispetto delle differenze, sin dalla giovane età.

  • Spazi di ascolto e supporto nelle scuole, per le vittime, per chi assiste, per chi vuole capire. Creare contesti in cui studentesse e studenti possano elaborare, denunciare, difendersi.

  • Partecipazione attiva degli studenti, perché la trasformazione culturale venga “dal basso”: assemblee, gruppi di discussione, iniziative di sensibilizzazione, coinvolgimento della comunità scolastica.

  • Responsabilizzazione e sanzioni reali per chi compie atti di violenza simbolica o materiale, per far capire che certi comportamenti non sono tollerati e non sono “normali”.

  • Collaborazione con le famiglie e le istituzioni, affinché il tema della violenza di genere venga affrontato non come problema individuale, ma come questione sociale, culturale, educativa.

L’episodio del Giulio Cesare non può restare confinato a un singolo istituto o considerato un “caso estremo”. È un campanello d’allarme per tutte le scuole, per tutte le comunità educative.

Perché se una “lista di stupri” può essere concepita, disegnata, scritta su un muro — in un bagno scolastico — vuol dire che siamo molto lontani da un’educazione al rispetto, all’uguaglianza, alla dignità. E che c’è bisogno di un cambio di paradigma, dentro e fuori le aule.

Perché il rispetto non è un optional: è l’unico antidoto che può impedire che un muro — o uno scarabocchio — diventi il preludio di un’atrocità.

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