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Quartiere Rinascimento

Corso Vittorio Emanuele II - 00186 Roma
Parione [R.VI]
Centro Storico [1A]

Questa parte di Roma è quella racchiusa dall'ansa del Tevere che comprende i vecchi Rioni di Ponte, Parione, Sant'Eustachio, Pigna, Campo Marzio,
Regola fino al vecchio "Ghetto". Risentendo particolarmente la vicinanza al Vaticano, mantiene inalterati i suoi caratteri originari, non essendo
mai stata abbandonata, come altre zone, per lo straripamento del Tevere.

Nata come zona prettamente popolare conserva il suo splendore con innumerevoli botteghe artigianali, di piccolo antiquariato o, più propriamente,
di "robivecchi" e "stracciaroli" nei suoi vialetti, vicoli, vicoletti e piazzette che si intersecano con le tre uniche direttrici, all'epoca esistenti,
che portavano a San Pietro: Via Giulia, Via dei Banchi Vecchi e Via del Pellegrino, Via del Banco di Santo Spirito e Via Papale.

E' un misto di stili antico, rinascimentale, rococò e barocco stante che, anche per la sua posizione di vicinanza con la sede Papale,
vi si inserì la Nobiltà Romana, la Diplomazia nonché le famiglie del "potere temporale" ecclesiastico.

La prima urbanizzazione della Città fu iniziata da Sisto V, ma fu Alessandro VII che cercò di trasformarla cercando di realizzare in ciascuna
piazza una particolare scenografia e fu lui che ordinò che


"... le pubbliche piazze (come ovviamente anche le strade) fatte per ornamento della Città
... vogliamo che restino libere e spiccate da ogni ingombro"


dando così ordine di demolire tutti i terrazzini, scale, scalette, gradini antistanti le case; demolendo anche angoli delle stesse per rendere
migliore il traffico e l'aspetto estetico della città.

Nel 1881 il nuovo Stato Italiano volle realizzare una grande arteria (Corso Vittorio Emanuele II) che attraversasse tutta la zona,
percorrendo in parte la vecchia Via Papale, unendo con un unico percorso la Stazione Termini con San Pietro.

Non può essere disconosciuta la necessità urbanistica di questa grande opera per decongestionare il traffico, ma dietro la "necessità urbanistica"
la realizzazione di questa grande arteria, in più punti sgraziata e che ha provocato una lacerazione di tutto il tessuto urbanistico della Città Papale,
vi era la monotona architettura Sabauda Piemontese con la sua arretrata ideologia per cui i monumenti debbano essere isolati dal contesto nel quale
sono stati costruiti, restaurandoli in modo innovativo e rimaneggiando lo stile delle facciate.

Di questa operazione soffrirono molti edifici come Palazzo Caffarelli-Vidoni, Palazzo Cesarini-Sforza, l'Oratorio dei Filippini che con
l'allargamento della Piazza della Chiesa Nuova ha subito una nuova visione diversa da quella voluta dal Borromini o il Palazzo della Cancelleria
di cui è stato messo in rilievo il lato destro a danno del principale prospetto.

I lavori di sventramento, sospesi nel 1888, furono ripresi nel 1902 con un nuovo progetto che puntava direttamente sul Tevere dove era
prevista la realizzazione del nuovo Ponte Vittorio Emanuele II che fu inaugurato nel 1911.

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