Bocca della Verità
Il disco di pietra, la cui forma ritrae il volto di una divinità fluviale, è, al tempo degli antichi romani, un chiusino che sta al centro del tempio a cielo aperto dedicato a Ercole Vincitore e serve a convogliare le acque piovane nella cloaca.
Ritrovato nel medioevo e trasferito su un capitello nel portico di Santa Maria in Cosmedin, il chiusino è divenuto, più che un documento, un simbolo. Ieri, oggetto superstizione, oggi, di curiosità. Creato, secondo la leggenda, da Virgilio magro, si credeva che avesse il magico potere di tagliare le dita a chi, infilando la mano nella bocca, non dicesse la verità.
Oggi si va attirati soprattutto dall'idea che in qualche modo l'antico mascherone rinnovi le sue magie.
La chiesa di Santa Maria in Cosmedin fu eretta nel secolo VI sopra una grande aula porticata di età flavia, di cui restano varie colonne incorporate nell'edificio, che sorgeva presso un grandioso altare, e due templi consacrati a Ercole Invitto e a Cerere. Ingrandita da Adriano I nel secolo VIII fu data ai Greci che, fuggiti alla persecuzioni degli iconoclasti d'Oriente, si erano stabiliti nei quartieri presso il Tevere. I greci la chiamarono "Schola Graeca", ma l'abbellirono a tal punto da farle meritare l'appellativo di Kosmidion (parola greca significante ornamento) da cui Cosmedin. Dedicata poi a Maria prese il nome di Santa Maria in Cosmedin. Il campanile, a sette piani di bifore e trifore, è tra i più belli di tipo romanico.
La chiesa si trova in Piazza della Bocca della Verità, in cui con un solo sguardo si possono vedere tre epoche e tre stili diversi riuniti insieme come su uno stesso palcoscenico.
C'è l'antica Roma, con il Tempio di Vesta e della Fortuna Virile. Il medioevo con la chiesa di Santa Maria in Cosmedin. Il barocco con la fontana di Clemente XI.
All'inizio frequentano la piazza mercanti, cambiavalute e marinai. Ci sono il Foro Boario e quello Olitorio, dove si commercia in animali, olio e verdure mentre nel porto fluviale, davanti alla piazza, approdano le navi che vengono dall'Oriente.
Livio racconta che un giorno dell'inverno del 218 a.C. un bue fugge dal Foro Boario, sale al terzo piano di un edificio vicino e si butta giù. L'evento è il presagio di un'imminente sciagura: l'arrivo di Annibale.
Con la caduta dell'Impero romano la piazza è il luogo preferito dai greci: la loro colonia arricchisce d'influenze bizantine tutta la zona e la Chiesa di Santa Maria in Cosmedin ne è un esempio.
La Fontana, eseguita da Carlo Bizzoccheri, nel 1715, per volere di papa Clemente XI con ampia vasca mistilinee, con al centro uno scoglio fantasioso da cui si ergono due tritoni di travertino con le code intrecciate che sollevano due conchiglie congiunte, si ispira alla Fontana del Bernini in Piazza Barberini. La fontana è una pennellata barocca in un ambiente severo che, all'epoca, è anche abbandonato e disabitato.
La gente ritorna nella piazza verso la fine del '700 quando ci lavora Mastro Titta, il più famoso boia della città, Gian Battista Bugatti, un grasso e tranquillo popolano, con una grande abilità nel tagliare le teste: in 70 anni ne recise 516. Il suo lavoro è considerato uno spettacolo e i romani ci portano anche i bambini.
Di fronte, nell'area tenuta a verde, sorge quello che erroneamente viene chiamato il Tempio della Fortuna Virile, ma probabilmente dedicato a "Portunus", dio del porto fluviale, raro esempio di architettura greco-latina eretto nella seconda metà del secolo II, rifatto in parte nel secolo I, maestoso seppure di modeste proporzioni.
Subito accanto il Tempio di Vesta (cosi chiamato perché con la sua forma ricorda quello di Vesta al Foro Romano, in realtà dedicato a Ercole Vincitore), eretto alla fine del secolo II a.C. e restaurato al tempo di Tiberio, come risulta da una iscrizione di recente scoperta.